Faculty development e valorizzazione delle competenze didattiche dei docenti nelle università italiane

L’esperienza emergenziale, che i docenti delle università di tutto il mondo hanno vissuto nella primavera del 2020, ha rappresentato un test importante delle capacità di innovazione e trasformazione delle accademie.
Possiamo dire che le università italiane ne sono uscite piuttosto bene ed è quindi naturale cercare le origini di questo successo. Da dove nasce questa capacità di resilienza e, al tempo stesso, di innovazione, dell’Università italiana?
Probabilmente da un’attività che per anni si è sviluppata sotto traccia, da un lavoro che non solo il grande pubblico, ma anche larghe fasce degli stackholder istituzionali ignorano, quello del Faculty Development, della formazione, dell’aggiornamento, della ricerca didattica sviluppata per i docenti universitari e con i docenti universitari.
ll volume Faculty development e valorizzazione delle competenze didattiche dei docenti nelle università italiane a cura di Lotti e Lampugnani rende finalmente giustizia a questa enorme opera e lo fa offrendo una panoramica quanto più possibile ampia e multicentrica.

La copertina del libro

Iniziando con la definizione del quadro teorico legato al concetto stesso di Faculty development, il libro muove da prima verso una prospettiva internazionale che illustra varie esperienze in ambito europeo. Lo stesso quadro teorico viene poi rivisto alla luce delle specificità nazionali, delle singolarità e delle differenze del nostro sistema universitario.
Si passa quindi a un’analisi dei metodi e dei risultati nella formazione dei docenti, analisi che prende in considerazione una gamma davvero estesa di iniziative e di approcci nati nei vari atenei del nostro Paese. Una così ampia panoramica, resa possibile dall’ugualmente ampio numero di contributori, consente al lettore di trarre significativi spunti per la progettazione di nuove pratiche di Faculty development, ma gli permette anche di confrontare il cammino già percorso con quello percorso da altri. Una particolare considerazione merita poi la parte dedicata all’innovazione didattica: in un’epoca in cui l’innovazione sembra concentrarsi esclusivamente sui processi di digitalizzazione e di remotizzazione dell’insegnamento, alcuni dei saggi contenuti in questa raccolta propongono invece soluzioni nuove all’interno del tradizionale ambiente d’aula, soluzioni che passano attraverso la flipped classroom, ma anche attraverso l’esperienza teatrale applicata alla didattica, soluzioni che tengono presente una delle più evidenti peculiarità del nostro sistema universitario: l’esistenza di corsi ad alta ed altissima numerosità. 

Un libro quanto mai necessario, preciso come un report di ricerca e utile e pratico quanto un manuale: un libro per guardare al futuro dei nostri atenei con un atteggiamento di conciliazione tra nuove sfide e antica, antichissima tradizione. 

di Barbara Bruschi