Giovanni Andrea Doria (1540-1606). Immagini, committenze artistiche, rapporti politici e culturali tra Genova e la Spagna

Giovanni Andrea Doria (1540-1606). Immagini, committenze artistiche, rapporti politici e culturali tra Genova e la Spagna

di Laura Stagno, Genova, GUP, 2018

copertina libroLe prime due immagini che si incontrano sfogliando il volume di Laura Stagno del 2018, dedicato alla committenza artistica di Giovanni Andrea Doria, sono l’austero Ritratto dell’ammiraglio Andrea Doria di Sebastiano del Piombo e la densa allegoria che raffigura il passaggio delle consegne da Andrea a Giovanni Andrea Doria della cerchia di Giovanni Filippo Criscuolo, entrambe conservate a Palazzo del Principe a Genova. Sulla committenza artistica del primo sono stati versati fiumi d’inchiostro, ma sull’uso che il suo successore Giovanni Andrea (figlio di Giannettino, cugino di Andrea, inizialmente scelto da quest’ultimo come suo successore) aveva fatto delle immagini, come strumento per legittimare il suo legame con l’insigne avo e per promuovere la sua figura, esistevano ancora molte zone d’ombra, in attesa di essere schiarite da un’indagine lucida e sistematica, che finalmente la studiosa genovese ha realizzato.

Dopo un’introduzione di orientamento, il volume si divide in due parti: la prima è dedicata sostanzialmente alla figura storica di Giovanni Andrea Doria, alla sua vita pubblica e ai suoi successi militari, in rapporto alle sue committenze artistiche; mentre la seconda è interamente dedicata al Palazzo del Principe a Fassolo, la residenza di rappresentanza ereditata da Andrea.
Oltre alla personalità di Giovanni Andrea, nella prima parte emergono importanti figure come Pompeo Arnolfini, letterato di corte che ha probabilmente avuto un ruolo rilevante nella definizione dei programmi iconografici delle iniziative promosse da Giovanni Andrea, e la moglie Zenobia, che esce dall’ombra come una donna certamente in grado di compiere scelte accanto al marito, cui la lega un affetto sincero e non d’opportunità. Le tracce che si hanno sul patrimonio librario posseduto da Giovanni Andrea permettono inoltre all’autrice di leggere correttamente quella che è una delle sue committenze più affascinanti, ovvero gli arazzi della Battaglia di Lepanto, ove primeggia ovviamente la Capitana Nova (appositamente costruita per la battaglia) e le cui personificazioni e allegorie sono costruite proprio con libri che Giovanni Andrea possedeva, tra cui gli immancabili Hieroglyphica di Pierio Valeriano, Le Immagini degli dei di Vincenzo Cartari e gli Emblemata di Andrea Alciati. In questa straordinaria committenza, pagata probabilmente con la vendita di una parte delle galere della sua flotta, Giovanni Andrea, che coinvolge Luca Cambiaso per i cartoni e arazzerie fiamminghe per l’effettiva realizzazione dei teli, restituisce un’immagine molto particolare del nemico turco: anche se è fatto schiavo, egli acquista una straordinaria dignità e valore, che accresce ovviamente la dignità e il valore di chi lo ha sconfitto, ovvero il committente Doria. Dipinti di medesimo soggetto, realizzati ancora da Cambiaso, vengono spediti da Giovanni Andrea in Spagna, al segretario di Filippo II, per rafforzare rapporti diplomatici attraverso le immagini, ovvero un tema che l’autrice approfondisce in uno specifico capitolo dedicato al rapporto tra le élite spagnole e l’arte genovese: ne emerge un affresco assai singolare della situazione artistica, con opere e artisti che da Genova arrivano in Spagna, ma anche di tessili e oggetti artistici spagnoli che arrivano in contesti genovesi.

Nella politica delle immagini ordita da Giovanni Andrea Doria rientra a pieno titolo il “palazzo ereditato”, un vero organismo vivente che Giovanni Andrea riplasma a partire dal nucleo originario. Il palazzo diventa allora il luogo di rappresentanza, ove si invitano e ricevono ospiti illustri, e l’autrice dedica un capitolo proprio al cerimoniale e alla preparazione delle visite, che impegna anche l’amata moglie Zenobia. Il culmine dell’ammodernamento del palazzo fu senz’altro la costruzione e l’ornamento della “stanza longa”, ovvero di una delle prime sperimentazioni di quelle che diverranno le grandi gallerie europee dei secoli successivi e che a Genova ha sicuramente il primato cronologico assoluto. Se per la parte plastica Giovanni Andrea si affida a Marcello Sparzo, per la parte pittorica tenta contatti con Annibale Carracci e forse Caravaggio, in ogni caso senza riuscirvi. Sui lavori per la galleria e per il palazzo, l’autrice si serve di una fortunata ricerca d’archivio, i cui risultati più significativi sono pubblicati in una ricca appendice documentaria.
Combinando magistralmente i risultati della ricerca archivistica, l’analisi stilistica dei manufatti e l’indagine propriamente iconografica, Laura Stagno illustra il dinamico sistema dell’arte ordito da Giovanni Andrea Doria, restituendo un vivido caso di studio sul “potere delle immagini”, esibite e talvolta ostentate per promuovere una più stabile immagine di sé.

di Giuseppe Capriotti, Università di Macerata
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