Bach. Genova e l'Italia

Lo scorso 15 dicembre Spotify ha certificato Johann Sebastian Bach come il compositore più ascoltato dai propri utenti, con oltre 7 milioni di collegamenti mensili. Più di Beethoven, Mozart, Chopin e tutti gli altri.
Il mese prima si era svolta, nelle modalità telematiche oggi obbligatorie, una manifestazione senza precedenti che ha coinvolto direttamente l’Università di Genova. Per la prima volta studiosi e musicisti da tutto il mondo si sono riuniti virtualmente per discutere (e fare musica) attorno a un tema di grande spicco: Bach e l’Italia. Per un’intera settimana relazioni, tavole rotonde e concerti hanno costruito un convegno internazionale completamente telematico trasmesso su YouTube e Facebook e ancora fruibile nella sua totalità sul sito dell’Associazione JSBach.it che l’ha promosso.

L’interesse per l’argomento si può evincere dalla semplice lettura delle cifre: 11.000 collegamenti su YouTube, 70.000 tramite Facebook, con un terzo dei follower dell’associazione di età inferiore a 35 anni.

Locandina del convegno
Immagine promozionale dell'evento per Rai Radio3

Ma dov’è l’interesse del tema? Il grande compositore, tra i massimi simboli della cultura e della civiltà tedesche, ha intrattenuto un rapporto molto stretto, precoce e continuativo col nostro Paese. Benché per ragioni biografiche non vi abbia mai messo piede (Bach in generale non uscì mai dalla Germania), sviluppò infatti per tutta la vita un dialogo intenso con la cultura musicale italiana, che conobbe e fece propria come pochi altri in Europa, assimilando e riproponendo in termini altamente creativi forme, tecniche, stili, strumenti, generi che in Italia avevano visto la luce ed erano stati elaborati.

Bach in particolare operò una fusione tra i modelli italiani e quelli delle civiltà musicali francese e tedesca con tale originalità da realizzare un ripensamento personalissimo e radicale di quei modelli. Questo vale per tutto il catalogo bachiano, dalla musica per le tastiere a quella da camera, dal concerto alla musica da chiesa, e forse ancor più significativamente per la produzione vocale profana, che manifesta un’insopprimibile vocazione drammatica.
Senza scrivere opere vere e proprie, Bach mostra in questi lavori (cantate, serenate, intermezzi, dramma per musica, oratori) un debito importante verso generi tipicamente italiani. Con una boutade, si potrebbe quasi individuare in Bach, che in un paio di occasioni mette in musica anche testi letterari nella nostra lingua, un operista italiano suo malgrado.
A questo interesse di Bach per l’Italia il nostro Paese ha risposto, dall’ultimo terzo dell’Ottocento, con una passione crescente per la sua musica, passione che ha conosciuto specialmente negli ultimi trent’anni un vero boom, soprattutto tra gli interpreti e nel gradimento del pubblico.

Cantata BWV 51 Jauchzet Gott in allen Landen
Cantata BWV 51 Jauchzet Gott in allen Landen, manoscritto autografo

L’Università di Genova è, potremmo dire, in prima fila nella ricerca musicologica italiana attorno a Bach. Al convegno internazionale, diretto da Chiara Bertoglio e Maria Borghesi, ha offerto il proprio patrocinio, e attraverso la voce di chi scrive, il contributo della Lectio Magistralis che il 28 novembre ha concluso il convegno.
L’impegno di UniGe non si conclude però qui. Il giorno dopo il convegno è andata in onda una produzione video dell’Associazione Noema sull’Arte della fuga, in cui ho raccontato il sofisticato capolavoro dell’ultimo Bach insieme a un grande organista come Alessio Corti.
La Biblioteca Umanistica sta per acquisire il Fondo Maffeo Zanon, tra i più importanti divulgatori di Bach nell’Italia del Novecento. Infine, chi scrive sta lavorando a un libro sulla grande musica vocale di Bach (Oratori, Passioni, Messe, Mottetti e Corali) che uscirà nel 2022 per l’editore Carocci.
Con queste iniziative la cattedra di Musicologia e Storia della musica dell’Università di Genova presso il DIRAAS si prefigge di coniugare ricerca e terza missione, con l’obiettivo di arricchire la conoscenza di Johann Sebastian Bach in un Paese come il nostro che ha dimostrato di percepirne la profonda autenticità come valore universale più che mai necessario nel mondo globalizzato e omologato in cui ci troviamo a vivere.

Francobollo Bach/Bellini
Francobollo di Poste Italiane del 1985
di Raffaele Mellace