I coralli sepolti di Dego

L’entroterra di Savona è un vero paradiso per i paleontologi. Tra i più famosi e frequentemente visitati siti fossiliferi ci sono sicuramente quelli di Sassello e di Stella Santa Giustina dove si osservano ricche faune a coralli e flore arboree. I fossili di Dego sono molto meno conosciuti dal grande pubblico, anche se noti agli studiosi da quasi un secolo, ma per certi aspetti sono di gran lunga più spettacolari e importanti di tanti altri del savonese.

Cartina geografica di Dego (SV)

La barriera corallina di Dego

Poco a Ovest dell’abitato di Dego si possono osservare diversi resti di quella che circa 26 milioni di anni fa era una limitata ma prospera barriera corallina ricca di coralli, alghe, molluschi, ricci di mare e tanti microorganismi che popolavano il fondale marino. Questi resti fossili sono estremamente importanti per ricostruire la paleogeografia, il clima della antica Liguria e le caratteristiche dell'antico mare che la bagnava (le sue correnti, la torbidità e il pH dell’acqua).

Ma la spettacolarità di questo sito va ben oltre il solo reef di Dego: questo sito è peculiare perché racconta la storia del reef stesso, dalla sua nascita, la sua espansione, la sua diversità fino alla sua morte per soffocamento a causa di un ambiente sempre meno favorevole alla sua crescita. Detto così sembra di parlare di qualcosa di molto attuale legato ai cambiamenti climatici, ma questa storia è vecchia di milioni di anni e ora è immersa nel bosco e non più a mare. È questo che rende la paleontologia una scienza fondamentale per studiare la risposta degli organismi alle variazioni climatiche. I paleontologi studiano la storia degli organismi sulla Terra (quasi 700 milioni di anni di eventi climatici) e riescono a vedere cosa è successo quando le temperature erano troppo alte, o troppo basse, quando i vulcani hanno riempito l’atmosfera di gas o quando un asteroide ha colpito il nostro pianeta. Parlare di cambiamenti climatici moderni senza avere contezza di cause e conseguenze dei tantissimi cambiamenti climatici passati è pericoloso. Ed è qui che Dego con i suoi coralli entra prepotentemente nella scena globale e ci mostra chiaramente cosa accade se l’ambiente contrasta la crescita di un reef.

Il reef di Dego nasce perché trova un ambiente piccolo ma ideale allo sviluppo dei coralli. È da poco finito un lungo periodo di grandissimo caldo che ha caratterizzato quasi tutto l’Eocene (da 30 a 50 milioni di anni fa circa), durante il quale molte barriere coralline, per scappare dal troppo caldo, hanno trovato rifugio a maggiori profondità o si sono spostate a latitudini maggiori. A partire dall’Oligocene (da 30 a quasi 23 milioni di anni fa circa), il clima si fa più temperato e in molte parti della Liguria, che in quel periodo vedeva una geografia molto diversa da quella odierna, con i monti a sud ed il mare a nord, si osservano i resti di piccoli ma diffusi reef corallini sparsi dalla Val Lemme a Valzemola.

coralli fossili
Coralli fossili (non riferiti al sito di Dego – SV)

La storia del reef di Dego è tra le più complete tra tutti i reef liguri preservati. I primissimi coralli crescono in un ambiente riparato ai piedi di una piccola falesia o un piccolo promontorio che creava una sorta di baia dove le onde erano basse e il fondale ciottoloso. I coralli crescono sia in altezza che lungo tutto il fondale arrivando forse ad un paio di centinaia di metri in totale. Arrivano molluschi, ricci di mare, spugne e alghe. Pochi resti fossili indicano addirittura la presenza di pesci e squali. Tuttavia, questi coralli, così come tutti gli altri reef liguri, stavano crescendo su un sistema tettonicamente instabile a causa dell’orogenesi alpina che andava completandosi. Questa continua instabilità tettonica porta alla creazione di rilievi sempre più accentuati e quindi alla formazione di reticoli fluviali talora importanti, come testimoniato dall'abbondante sedimento di origine fluviale scaricato proprio sopra e accanto ai coralli.

Con l’andare del tempo il reef cresce sempre più lentamente, i sedimenti fluviali lo ricoprono e i coralli scompaiono, restano solo alghe, molluschi e piccoli organismi unicellulari. Questo cambio nella biosfera è la conseguenza di un aumento di torbidità dell’acqua: i coralli preservati prediligono acque limpide e ben illuminate, le associazioni ad alghe indicano ambienti meno illuminati e quindi più profondi ma anche con acque sempre più influenzate da sedimenti fluviali che impediscono alla luce di arrivare in profondità.

Il reef viene quindi sepolto da sedimenti fluviali, che nel tempo vanno a depositarsi in un ambiente marino sempre più profondo, dato che il livello del mare si solleva incessantemente.

Verso la fine della storia che leggiamo sulle rocce di Dego, scopriamo che il clima è tanto caldo da permettere il sostentamento di un reef, ma a Dego ormai il mare è troppo profondo e la luce non raggiunge il fondale. Questo innalzamento di temperature è conosciuto al mondo come il LOWE (Late Oligocene Warming Event) e a Dego abbiamo chiari segnali che la ripresa delle attività fotosintetiche in acque basse ci sia effettivamente stata durante questo evento climatico.

Cosa ci insegna Dego?

Dego ci insegna che la paleontologia racconta delle storie meravigliose e importanti: meravigliose perché ci fa vivere in ambienti perduti e immaginare il mare là dove oggi crescono i funghi; importanti perché sono la base degli approcci più applicativi allo studio dei cambiamenti ambientali e alla risposta degli ecosistemi al cambiamento.

Studiare la paleontologia oggi è fondamentale per affrontare le sfide del prossimo futuro conoscendo la nostra storia.


L'immagine di copertina è di agkaimal da Pixabay
L'immagine dei coralli fossili è di falco da Pixabay

di Antonino Briguglio