Liguria: quale futuro verso la transizione energetica sostenibile?

Il programma di ricerca e formazione della cattedra Unesco “Innovative, Sustainable and Clean Energy Research and Education”, avviata di recente, si basa su una visione planetaria del problema ed infatti opera con un network di 13 centri su quattro continenti (Europa, Asia, Africa, America).
Abbiamo ritenuto necessario, tuttavia, iniziare partendo dal territorio dove viviamo, la Liguria, per un test dello sviluppo energetico del territorio e di quello che oggi viene indicato come transizione ecologica, o meglio transizione energetico-ambientale.

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Foto di andreas160578 da Pixabay

Il caso ligure

Nel 1889 Genova è stata sede del pionieristico Acquedotto De Ferrari-Galliera il primo al mondo che abbia integrato la distribuzione elettrica con quella dell’acqua potabile sviluppando e studiando sistemi di accumulo (Pinceti e Vanti, Energia e sostenibilità: un futuro nato a Genova 130 anni fa). Sin da allora, la Liguria è stata una regione ricca di centrali idrauliche e che, nel dopoguerra, per la crescente domanda di energia ha visto la costruzione di nuove centrali termoelettriche, prima a carbone e poi a gas, spesso costruite con tecnologie sviluppate da aziende liguri (Ansaldo) che hanno sempre più che soddisfatto la richiesta energetica regionale. Nel 2010 la potenza installata in Liguria era pari a 3256MW (96,6%, da impianti termoelettrici) per una produzione di 12TWh (97,5% da impianti termoelettrici), a fronte di una richiesta regionale di 6,7TWh, cui corrispondeva un eccesso di produzione di 4,3TWh esportato verso le regioni vicine. A seguito dello spegnimento delle centrali termoelettriche a carbone di Enel a Genova e di Tirreno Power a Vado Ligure, non compensato dall’installazione di nuovi impianti sostenibili, si è assistito ad una riduzione della potenza installata, sino a 1690MW nel 2019 (circa la metà rispetto al 2010): tale contrazione ha portato ad un progressivo calo della produzione, tanto che negli ultimi 5 anni la nostra regione non è più esportatrice di energia, anzi è diventata non autosufficiente dal punto di vista energetico.
A fronte di una richiesta di energia elettrica simile al 2010 (6,3TWh nel 2019), la produzione è infatti di soli 3,6TWh (-67% rispetto al 2010).
La figura sottostante evidenzia tale andamento e mostra come questo deficit energetico, in assenza di interventi e nuove installazioni, sia destinato ad aumentare, anche tenendo conto dell’imminente phase-out della centrale a carbone ENEL (600MW) della Spezia, previsto entro il 2023.
 

Andamento storico della produzione e della richiesta di energia elettrica in Liguria
Figura 1: Andamento storico della produzione e della richiesta di energia elettrica in Liguria.
Fonte: www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche

Si deve ricordare che la dismissione di impianti termoelettrici non è una caratteristica peculiare della sola Liguria. Tuttavia, mentre nella nostra regione lo sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) è stato praticamente assente, nelle altre regioni italiane le dismissioni sono state ampiamente compensate dall’ampia diffusione delle FER.
In Italia nel 2010 erano installati circa 30GW di impianti FER con una produzione di 77TWh (22,2% del consumo elettrico totale); nel 2019 la potenza FER ha superato i 55GW (quasi raddoppiata) e l’energia prodotta è stata di 116TWh (34,5% del consumo elettrico totale), con un contributo importante di solare ed eolico (44TWh).
La Figura 2 evidenzia come la Liguria sia il fanalino di coda a livello nazionale per l’impiego delle rinnovabili, essendo all’ultimo posto sia in termini di potenza installata (282MW) che di energia prodotta (568GWh).

Produzione di energia elettrica da FER per regioni, anno 2019
Figura 2: Produzione di energia elettrica da FER per regioni, anno 2019
Fonte: www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche

A parziale giustificazione di ciò, si possono ricordare le caratteristiche morfologiche della nostra regione per quanto riguarda l’idroelettrico (solo Sicilia e Puglia hanno produzioni inferiori). D’altro canto, stupisce constatare che la Liguria sia penultima per produzione da solare (105GWh, contro i 562GWh di una regione simile e alle nostre latitudini come il Friuli-Venezia Giulia). Stupisce in negativo anche la scarsa produzione eolica, nonostante l’abbondanza di vento (appena 130GWh contro i 680GWh del Molise) e da bioenergie (65GWh), nonostante la nostra regione abbia la più grande copertura boschiva della nazione (oltre il 70% della superficie regionale è coperta da boschi peraltro in buona parte abbandonati).

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Cosa ci si aspetta per il futuro?

L’analisi e i dati numerici dimostrano come negli ultimi 20 anni non sia esistita a livello ligure alcuna politica di sviluppo efficace delle fonti rinnovabili ed è importante ora, partendo da questa situazione deficitaria in termini di sostenibilità, riflettere e pianificare il futuro delle energie rinnovabili in questo territorio alla luce di quanto già accade a livello nazionale e internazionale.
Lo scenario nazionale prevede per l’Italia con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), pubblicato nel 2020, di soddisfare nel 2030 il 55% il consumo elettrico finale con fonti rinnovabili, con una fortissima crescita di potenza eolica (+10 GW) e fotovoltaica (+31 GW). Sia la risorsa eolica che solare, poco sfruttate sino ad oggi, sono ampiamente disponibili sul territorio ligure. Il PNIEC prevede inoltre l’installazione di nuovi cicli combinati di ultima generazione a gas naturale, con il fine di sostenere lo sviluppo delle FER non dispacciabili (eolico e solare) e garantire la sicurezza del servizio elettrico, con il massimo rispetto dell’ambiente. Il medesimo PNIEC si sofferma inoltre sull’importanza dell’idrogeno verde prodotto da FER come combustibile pulito per la mobilità e la generazione di energia in celle a combustibile.
Per quanto riguarda invece i consumi di energia elettrica, è atteso un aumento dell’elettrificazione, sia in ambito portuale (cold ironing) sia della mobilità (veicoli elettrici), con una conseguente crescita della domanda di energia elettrica.
In questo contesto, quale sarà il futuro energetico della nostra regione, senza un adeguato sviluppo delle FER? Un ulteriore deficit con importazione dal nucleare francese?
La risposta riteniamo stia nel mettere a fattore comune tutte le competenze accademiche, industriali e amministrative presenti sul territorio per sviluppare un piano energetico “sostenibile, innovativo e pulito” a medio-lungo termine che includa anche la generazione e l’utilizzo di nuove risorse (quali il green hydrogen).

Aristide Massardo è Docente di Sistemi per l'energia e l'ambiente presso il DIME
Massimo Rivarolo è Ricercatore in Sistemi per l'energia e l'ambiente presso il DIME
UNESCO Chair for Innovative Sustainable Clean Energy - Unitwin-unesco@unige.it

di Aristide Massardo e Massimo Rivarolo