Giovanni Sartori, un maestro del nostro tempo
Giovanni Sartori è stato tra i fondatori della moderna Scienza politica, nonché commentatore arguto delle vicende italiane dalle colonne del Corriere della Sera.
Quando se ne va un Maestro ci si sente, inevitabilmente, un po' sperduti. E per coloro che si occupano di Politica, per ragioni scientifiche, Giovanni Sartori è stato "il" Maestro. Con Norberto Bobbio è stato protagonista della rinascita della Scienza politica in Italia nel secondo dopoguerra, tenendo il relativo insegnamento a Firenze già dal 1956. Con Bobbio è stato anche lo studioso di politica più conosciuto e apprezzato a livello internazionale. In particolare, Sartori riteneva che si potesse parlare di scienza politica con lo sviluppo di una forma di conoscenza della politica fondata su: ricerca empirica e prospettiva realistica; comparazione; orientamento alla traducibilità della teoria in pratica.
La notorietà di Sartori valicò presto i confini nazionali per alcuni lavori diventati “classici” della scienza politica. La classificazione dei sistemi di partito, proposta una prima volta nel 1964 e portata a compimento in Parties and Party Systems nel 1976, è ancora oggi fondamentale. Notevoli sono poi i lavori sul tema della democrazia (specie nella sua dimensione competitiva, sulla scia del modello procedurale di Schumpeter), avviati già nel 1957, anno della edizione italiana di Democrazia e definizioni, poi completati nel 1987 con The Theory of Democracy Revisited.
Sartori ha insegnato in università americane, sia a Stanford che alla Columbia. E’ stato fondatore della Rivista Italiana di Scienza Politica. Le sue ricerche gli sono valse numerosi riconoscimenti, comprese otto lauree honoris causa. Tra queste ricordiamo che la prima laurea honoris causa in Scienza politica gli fu conferita proprio dall’ateneo genovese nel 1992 (con laudatio tenuta dal professor Giorgio Sola). Nel 2005 ricevette il prestigioso premio Principe delle Asturie, massimo riconoscimento per le scienze sociali. Hanno invece raggiunto una popolarità diffusa i suoi lavori più recenti sui temi delle riforme elettorali e dell’ingegneria costituzionale.
Sartori ha espresso le sue convinzioni con forti invettive e con disincantato sarcasmo. Basti ricordare l’invenzione di termini ormai entrati nel linguaggio corrente, con riferimento alle riforme elettorali in Italia: Mattarellum, Porcellum, Italicum e il più recente Bastardellum. Fulmini dialettici sui pasticciati progetti di riforme. Né vanno dimenticati i riferimenti a Berlusconi (nel testo Il sultanato), a Renzi (citato come il “Giamburrasca o “il ragazzotto”), ai pacifisti acritici (i “ciecopacisti), ai piccoli partiti (i “nanetti”). Attento alle trasformazioni del linguaggio politico e della comunicazione, ne dà conto in un testo accattivante e icastico: Homo videns.
E’ ancora un rifermento non solo per i ricercatori di Scienza Politica, ma anche per gli attori politici e per i cittadini. Perché la voce di Sartori ha superato i confini della Scienza. È giunta fino agli ambienti nei quali si discute e si decide di politica. Ma anche ai cittadini. Uno scienziato che non ha disdegnato entrare nel dibattito politico attuale, sperando di dare uni contributo diretto.