RESPIRO_le città si preparino al futuro

La Pandemia e la Città

La pandemia è stata un fenomeno planetario, lo è ancora adesso in modo grave in alcune parti del mondo.   
E’ un fenomeno globale perché interessa tutto il pianeta; appartiene alla famiglia degli shock improvvisi, come un terremoto, uno tsunami, un'inondazione o un'alluvione. Può essere assimilata a una catastrofe, ovvero a un’azione che oltre a recare con sé rovine e dolori (Aristotele), comporta un danno strutturale a un sistema ed è  capace di comprometterlo fino alla sua irreversibilità. 

Occorre adattarsi rapidamente dunque, mettendo a prova la capacità di resilienza sia dei contesti sia dei comportamenti, occorre discutere in fretta di nuovi modelli di abitare, di una rinnovata organizzazione del territorio e della qualità delle attività umane che su di esso avranno luogo.  

Casa e Città interrelate e reciproche, assumono ancora una volta significati diversi. Nei mesi di confinamento la casa è stato il nostro spazio privato e pubblico al tempo stesso. Le città, incredibilmente vuote, sono rimaste altrove, nella nostra memoria e nel nostro immaginario; sono state ciò che abbiamo visto dalla finestra, mentre d’altra parte si sono moltiplicate le attività in remoto e le occasioni di socialità virtuale. 

 

Città
Foto di Pexels da Pixabay

Una sfida globale e locale

La  pandemia è stata un indicatore potente della nostra fragilità a livello globale, ha obbligato circa quattro miliardi di esseri umani ad auto-segregarsi per timore di un contagio virale ed in molti casi letale.  
Seppure convinti  che si tratti di  una contingenza  che andrà superata, purtuttavia rimane la certezza di una fragilità ancora in atto.  Quale è, allora, l’antidoto per contrastare gli effetti in scala vasta di questo virus senza qualità? 
Come possiamo ricostruire la nostra quotidianità, possibilmente migliorandola? E allo stesso tempo, siamo di fronte ad una semplice interruzione di routine o a un capovolgimento rivoluzionario

Cambia anche il nostro rapporto con la città: abbiamo bisogno di una città capace di dilatarsi e di respirare nei suoi tessuti più interni, in grado di intessere un nuovo rapporto con il suolo e di mettere in valore il vuoto.  
Il tema degli spazi aperti come grande connettivo naturale e attrezzato fra placche urbane differenti, unito a quello di una mobilità pubblica capillare ed efficiente, sono le due grandi sfide della città del post emergenza.
Garantire una mobilità sicura, che metta a sistema, potenziandole, le reti veloci con quelle lente, è dunque il primo passo per assecondare il nuovo stile di vita e i nuovi comportamenti.
Gli spazi aperti, intesi come spazi relazionali, dinamici, attrezzati e produttivi, ma soprattutto come infrastrutture ambientali di connessione urbana, rappresentano il nuovo scenario di vita in cui abitare il nostro tempo in tutta sicurezza e benessere. 

Genova
Foto di Mirko Bozzato da Pixabay

Le specificità di Genova e della Liguria

Ogni contesto ha le proprie potenzialità e può dare le proprie risposte. Pensiamo alla particolarità della geografia ligure, agli straordinari paesaggi urbani verticali, a Genova stratificata sulla sua topografia ed espansa nel tempo lungo la linea di costa. L’apertura verso il mare è in questo caso la grande risorsa; la rigenerazione ambientale dei waterfront urbano/portuali è uno degli obiettivi (si pensi al progetto in corso del waterfront di levante ); così come i sistemi vallivi trasversali possono diventare potenti dispositivi naturali (Valpolcevera ad esempio è un’altra grande occasione di infrastruttura ambientale), in un'organizzazione rinnovata e più espansa del territorio.  

In questa inedita sollecitazione alla distanza e alla dilatazione dei flussi di cose e persone,  gli spazi aperti possono funzionare da nuovi catalizzatori diffusi. Basti pensare alle scuole, al potenziale che potrebbero  esprimere se pianificate come un sistema capillare, luogo di apprendimento ma anche di scambio e di socialità, parte integrante dell’infrastruttura ambientale appena descritta. Anche le infrastrutture della mobilità possono diventare armature ambientali, polifunzionali, flussi di energia e salubrità per tutte le parti servite. In questo modo la città si dilata e utilmente respira senza consumo ulteriore di suolo.  

Altri due termini prendono forza in questa nuova prospettiva del progetto – manutenzione e cura - come attenzione costante a ciò che abbiamo e che dobbiamo preservare come bene comune.  

di Carmen Andriani