L’Agenda 2030 oggi: a che punto siamo
L’Italia, insieme ad altri 192 Paesi membri dell’ONU, nel 2015 ha sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione declinato in 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals - SDGs) e 169 Target volti a promuove la prosperità e lo sviluppo e, allo stesso tempo, proteggere il pianeta. A 10 anni dalla scadenza, nonostante l’impegno di molti Paesi nel promuovere una transizione verso modelli più sostenibili, nella maggior parte dei casi i Target fissati al 2020 sono lontani dall’essere stati raggiunti.
La situazione dell’Italia a fine 2020 è riportata in dettaglio nel Rapporto annuale predisposto dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS - Rapporto 2020). In tale documento, dove sono riportati gli aggiornamenti al 2019 degli indicatori compositi relativi agli SDGs e la stima delle tendenze per il 2020, emerge come il percorso intrapreso dall’Italia non sia rivolto verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Tra il 2018 e il 2019 infatti, a fronte di un miglioramento su quattro Obiettivi (1–Sconfiggere la Povertà, 8–Lavoro dignitoso e crescita economica,12–Consumo e Produzione Responsabili, 16– Pace, Giustizia ed Istituzioni Solide), l’Italia è sostanzialmente rimasta ferma su altri dieci e ha addirittura peggiorato la propria situazione su due Obiettivi (9–Imprese, Innovazione ed Infrastrutture e 11–Città e Comunità Sostenibili).
La situazione di generale ritardo rispetto a raggiungimento degli obiettivi non è una prerogativa italiana, ma rispecchia l’andamento e le performance a livello internazionale. Per far fronte a ciò, già a settembre 2019 l’Assemblea Generale ONU aveva proclamato la “Decade of Action” (Decennio di azione) sull’Agenda 2030, allo scopo di accelerare gli sforzi per “correggere la rotta” e riallineare il percorso verso il raggiungimento degli SDGs. Dopo pochi mesi, la pandemia da COVID-19 causata dal virus SARS- CoV-2 avrebbe determinato una crisi economica e sociale, oltre che sanitaria, senza precedenti, causando un considerevole impatto sul conseguimento dei 17 SDGs dell’Agenda 2030.
Lo sviluppo sostenibile al tempo del Covid-19
Già a partire dalla primavera 2020, gli esperti hanno iniziato a ragionare sull’effetto che la crisi legata al COVID-19 avrebbe avuto sul perseguimento degli Obiettivi. Superato presto l’ottimistica percezione positiva per la riduzione dell’inquinamento atmosferico durante il lockdown, è risultato evidente come la crisi avrebbe inciso negativamente sulla maggior parte degli SDGs.
Il rapporto “The SDGs and COVID-19” dell’Università di Cambridge già in primavera valutava che l’impatto nel breve periodo sarebbe stato molto negativo per cinque obiettivi e moderatamente negativo per altri otto. Il Rapporto del Segretario Generale dell’ONU ha evidenziato inoltre che la crisi ha avuto ricadute negative per molti aspetti sociali ed economici: dai redditi (Goal 1), al cibo (Goal 2), ai servizi sanitari (Goal 3) ed educativi (Goal 4), dall’aumento della violenza di genere (Goal 5), a ricadute sulle aree più povere (Goal 11) e sulle aree di conflitto (Goal 16).
Per l’Italia un primo studio condotto dalla Fondazione Mattei ha valutato già a maggio che gli obiettivi maggiormente interessati dall’emergenza sarebbero stati: il Goal 1, “Povertà zero”, il Goal 4, “Istruzione di qualità”, e primo fra tutti il Goal 8, “Lavoro dignitoso e crescita economica”, ma che in totale 13 su 17 sarebbero stati negativamente influenzati. Secondo il citato Rapporto dell’ASVIS di ottobre, in Italia, per effetto della crisi, si sarebbe registrato un peggioramento per 9 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
A fronte di queste pessimistiche previsioni a breve termine, si rafforza la necessità di ripensare il percorso per il medio-lungo periodo a partire dalla nuova situazione internazionale, immaginando una ripresa che tenga necessariamente conto della vulnerabilità dimostrata dal sistema. Citando il vicesegretario generale ONU Amina Mohammed: “The SDGs […] will guide us to rebuild a more resilient, sustainable, equitable and inclusive future”. Anche la direzione indicata a livello europeo sembra essere proprio quella di puntare sullo sviluppo sostenibile come strategia di risposta alla crisi, per costruire un Europa più sostenibile, più resiliente e più equa.
In totale accordo con questo pensiero, la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), di cui UniGe fa parte, ha pubblicato una lettera aperta “per evidenziare la necessità che le politiche pianificate in questo periodo siano in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione orientate ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e sul ruolo che il sistema universitario, e in particolare la RUS, può avere nel supportare questo processo di cambiamento”.
L’impegno di UniGe
UniGe da anni si è impegnata sui temi della sostenibilità. La recente nomina di una Prorettrice alla Sostenibilità è la conferma che la nuova governance di Ateneo non solo intende continuare a lavorare su questi temi, già tra i punti chiave dei programmi della precedente, ma addirittura vuole investire ancora più energie e risorse e strutturare un percorso verso la sostenibilità che duri negli anni e che sia concertato con tutte le parti interessate, a partire dalla comunità studentesca. Mettere sostenibilità e benessere al centro della vita universitaria, aderendo agli obiettivi sullo sviluppo sostenibile, offrendo un’istruzione di qualità, riducendo le disuguaglianze, affrontando l’emergenza climatica, consente di siglare un patto con le generazioni future, che abbiamo il privilegio di formare ed inserire nel mondo del lavoro e nella società.
L’impegno di UniGe, anche come risposta alla crisi, è dunque quello di continuare a promuovere la sostenibilità con azioni concrete, che devono essere sempre più supportate da opportune valutazioni e sempre meglio comunicate agli stakeholders, interni ed esterni.
Le azioni promosse dall’Università sulla sostenibilità sono importanti non solo al proprio interno, come ad esempio il calcolo della propria impronta climatica condotto dal proprio Centro CESISP e gli impegni di neutralità climatica da raggiungere entro il 2030, ma anche come influenza sul territorio. Per questa ragione, UniGe ha scelto di lavorare in rete, per massimizzare le sinergie ed i risultati. Reti locali a fianco delle amministrazioni territoriali, come la Rete Liguria 2030, reti nazionali, con la partecipazione ai tavoli di lavoro della RUS, e reti internazionali, come la Rete delle Capitali Europee (UNICA GREEN), cui UniGe è stata invitata a partecipare, e la Rete internazionale dei Campus Sostenibili (ISCN), oltre ai ranking di sostenibilità cui UniGe ha aderito ottenendo risultati prestigiosi (GreenMetric 2020).