Regolamentazione finanziaria e sostenibilità
La ventiseiesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop26), che si è recentemente tenuta a Glasgow, a cui ha partecipato come delegata anche la nostra prorettrice alla sostenibilità Adriana Del Borghi, è stata seguita attentamente dal mondo intero e ha certificato come l’emergenza climatica si sia finalmente imposta tra le priorità globali. In parallelo a questo importante evento, il 9 novembre scorso, l'Università di Ginevra e l'Università di Zurigo, in collaborazione con EUSFIL, il Centro di eccellenza Jean Monnet sulla finanza e il diritto sostenibile dell'Università di Genova, hanno ospitato una conferenza presso il Max Planck Institute Luxembourg for Procedural Law in Lussemburgo.
Il lato etico della finanza: oltre il profitto?
Nell’ambito del diritto finanziario, si impone una questione preliminare, di carattere etico, a fronte della lotta al cambiamento climatico: è oggi necessario ripensare lo scopo per cui le imprese operano sul mercato?
Se, tradizionalmente, lo scopo dell’impresa era la massimizzazione del profitto, crescono esponenzialmente i riferimenti alla creazione di valore condiviso da parte dell’impresa, mediante il perseguimento degli obiettivi ambientali e sociali. Tali obiettivi sono noti nel diritto finanziario come ESG, (acronimo di Environmental, Social e Governance), ossia i fattori ambientali, sociali e di governo dell’impresa e devono essere tenuti in considerazione per creare valore nel lungo periodo non solo a beneficio degli investitori, ma anche di tutti i soggetti interessati, ossia dipendenti, clienti, fornitori e la società in generale, incluso l’ambiente.
E’ necessario valorizzare il ruolo dell’etica e della regolamentazione per accrescere il valore sociale: ci si aspetta che le imprese seguano gli standard etici e la normativa, a prescindere dall’impatto che questi determinino dal punto di vista economico. Spesso, infatti, le società perseguono gli obiettivi di sostenibilità non in quanto profittevole nel lungo periodo, ma per adeguarsi ai modelli etici o normativi, incrementando così indirettamente la protezione dei soggetti che gravitano attorno all’impresa. In questo modo, la visione etica e le esigenze di sostenibilità si coniugano con una crescita dal punto di vista reputazionale delle compagnie rispetto ai clienti, investitori e società in generale, con un aumento della capacità attrattiva degli investimenti green.
Un nuovo punto di vista
La ridefinizione dello scopo per cui l’impresa opera nel mercato ha rivoluzionato anche le modalità di azione della stessa: la spinta, derivante dall’etica e dalla normativa, verso la sostenibilità è quella di internalizzare i costi sociali derivanti dall’attività (cioè l'inquinamento ambientale) per generare effetti esterni positivi, a vantaggio dell’intera collettività. È in costante aumento la domanda per prodotti finanziari connessi a obiettivi di sostenibilità. In particolare, è tra gli investitori più giovani che si registra il maggior grado di attenzione verso strumenti finanziari sostenibili, legati ai parametri ESG.
Non mancano le novità a livello legislativo. L’Unione Europea, negli ultimi decenni, ha emanato una serie di regolamenti e direttive volte a garantire la trasparenza nella comunicazione delle informazioni non-finanziarie, incluse quelle legate alla sostenibilità, e a combattere il green-washing. Manca, tuttavia, un linguaggio comune nella trasmissione dei dati sulla sostenibilità, cosa che pone non pochi problemi. L’esistenza di una pletora di criteri per misurare la sostenibilità offre alle società una vasta scelta, rendendo difficile la comparazione dei dati a fronte dell’adozione di sistemi diversi.
Il ruolo degli investitori istituzionali
E’ decisivo il ruolo degli investitori istituzionali in relazione agli obiettivi di sostenibilità, in quanto principali utilizzatori delle informazioni connesse ai fattori ESG. Si è sottolineato come gli investitori istituzionali possano diventare una forza trainante verso l'armonizzazione degli standard di rendicontazione di sostenibilità a livello internazionale, anche considerato il loro peso nei confronti delle società quotate.
Una maggiore armonizzazione potrebbe facilitare la gestione etica delle risorse da parte degli amministratori, nonché l’attuazione di pratiche di investimento legati ai parametri di sostenibilità da parte degli investitori. Di conseguenza, la creazione di un sistema comune migliorerebbe la qualità delle valutazioni legate ai criteri ESG ed aumenterebbe la fiducia degli utenti rispetto alla effettiva sostenibilità di un determinato prodotto finanziario.
Prossime sfide
Si preannuncia una nuova stagione di regolamentazione per integrare gli obiettivi di sostenibilità nel panorama del diritto finanziario. La sfida sarà resa ancora più stimolante dai progressi registrati nel campo della tecnologia applicata alla finanza (FinTech), per cui si dovrà tenere conto delle innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale e dei nuovi tipi di big data. La risposta alla crisi climatica richiede una regolamentazione finanziaria europea ed internazionale con un approccio olistico alla sostenibilità ambientale e sociale.
Michele Siri è Docente di Diritto commerciale presso il Dipartimento di Giurisprudenza e direttore del Centro Eusfil.