Viaggiare è vivere

Erasmus: opinioni, mete e preferenze degli studenti dopo l’inizio della pandemia

Quali sono le mete preferite da studenti e stagisti? E le motivazioni ad esse collegate? Come sono cambiate dopo l’inizio della pandemia e il blocco della mobilità?
Nella speranza di una rapida ripresa e nell’attesa di una tanto desiderata partenza dopo mesi difficili, 61 partecipanti (la maggior parte studenti del Dipartimento di Lingue e culture moderne dell’Università di Genova), hanno risposto a dieci domande inerenti l’opportunità di studio e lavoro al di fuori del proprio paese di residenza, così da incentivare il progetto valorizzando le esperienze da loro vissute a studenti potenzialmente interessati.
Tra queste domande, le principali riguardano, naturalmente, le mete più gettonate in caso di partecipazione a un Erasmus avvenuta in passato o di un eventuale desiderio di partecipazione in futuro.

Erasmus: la meta dei sogni

Ben il 98,3% dei partecipanti ha dichiarato di essere già stato in Erasmus o di voler partire nei mesi a venire, e solo l’1,7% non è favorevole all’adesione a questo progetto. In alcuni Corsi di studio, inoltre, è ormai obbligatorio passare un numero minimo di mesi all’estero per studiare, e a questo proposito, il 60% pensa che l’inserimento di un Erasmus obbligatorio all’interno del piano di studi di determinati corsi sia corretto; il 40% è invece contrario a questa decisione.
Passando poi alla classifica delle destinazioni preferite dagli studenti (avendo ogni partecipante la possibilità di sceglierne più di una), vediamo il primo posto occupato dal Regno Unito, meta preferita da 19 studenti su 61 (equivalente al 31,6%), seguita da Germania, con 13 preferenze, Francia e Spagna con 11, l’America del Nord con 7 e la Repubblica d’Irlanda con 5, mentre il Canada, l’Islanda e la Finlandia sono state scelte come destinazioni da solo 2 studenti su 61. Per finire l’ultima posizione occupata da Belgio, Austria, Giordania, Giappone, Lettonia, Russia, Polonia, Cina e Corea del Sud (con 1 voto ciascuna).

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Prima il dovere e poi il piacere: le principali motivazioni legate ad un viaggio di studio all’estero

Ogni partecipante ha motivato la scelta per cui ha voluto o vorrebbe partire per un soggiorno Erasmus. Tra le motivazioni principali, oltre a una maggiore possibilità di imparare da zero una nuova lingua praticandola in vari campi della vita quotidiana o il poter migliorare la pronuncia e l’uso appropriato del lessico confrontandosi direttamente con parlanti madrelingua, troviamo anche la possibilità di unire l’utile al dilettevole, e approfittare degli incentivi forniti dalle università per poter visitare un paese del tutto nuovo, conoscendo più da vicino lingue, culture, cucina, usi e costumi diversi dai propri per realizzare un sogno e allo stesso tempo allargare i propri orizzonti.
Tra tutti i partecipanti, solo il 2,83% ha dichiarato di non essere mai stato in Erasmus prima d’ora, ma di voler partire non appena ci sarà la possibilità, mentre al restante 97,17%, costituito da coloro che hanno già vissuto questa esperienza, è stato chiesto di valutare su una scala da 1 a 5 la propria permanenza all’estero: solo il 5,9% dei partecipanti l’ha valutata sul livello più basso della scala e salendo al livello 3, che è stato scelto dall’11,3%, si arriva direttamente alle valutazioni più alte che sono state le scelte del 66,7% degli studenti (in modo particolare, l’1,2% ha votato 4 e ben il 65,5% ha scelto il voto massimo).
Proprio sulla base di queste valutazioni e con lo stesso metro di giudizio, è stato chiesto un parere sull’utilità della partecipazione ad un programma di studi all’estero: i risultati sono stati maggiormente positivi (il 65% lo consiglierebbe senza dubbi, mentre non ci sono studenti che lo sconsiglierebbero del tutto. Il restante 35%, invece si posiziona ad un livello intermedio).

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La maggioranza dei partecipanti preferisce viaggiare e studiare all’interno dell’Unione Europea…

Come si evince dall’esito della classifica delle mete preferite dagli studenti, le risposte alla domanda “Preferiresti partecipare ad un progetto di mobilità all’interno dell’Unione Europea o al di fuori?”, sono già abbastanza chiare: la maggioranza preferisce un viaggio all’interno dei confini dell’UE, ma per una buona parte si tratta di una scelta indifferente.

…ma non solo: le motivazioni

E così, proprio come visto precedentemente, sono state fornite alcune motivazioni: a favore dell’Erasmus all’interno dell’Unione Europea, troviamo: maggiori gestibilità e facilità per i documenti e le pratiche burocratiche, ma anche una maggiore “vicinanza a casa”, che viene vista come un fattore perlopiù psicologico, ossia l'idea secondo cui in caso di urgenze come quelle riscontrate durante l’anno appena passato, permetterebbe un ritorno più veloce nel paese di residenza. Sono stati inoltre espressi numerosi voti in favore di una precedenza a viaggi in paesi più “vicini” alla nostra cultura, per poi spostarsi solo successivamente verso luoghi più lontani. Al contrario, a favore del viaggio al di fuori dell’UE, gli studenti hanno espresso il loro desiderio di allontanarsi dalle culture vicine a quella della propria per esplorare usi e costumi completamente differenti, così come per il paesaggio, la cucina, le lingue e le relazioni di paesi più esotici, mai visitati prima.

Lavoro o studio? preferenze ed argomentazioni degli studenti

Quello che non tutti sanno, però, è che ci sono diverse modalità di Erasmus, e che con i progetti di mobilità universitari è possibile raggiungere altri paesi non solo per studiare, ma anche per uno stage o per lavoro. Proprio a questo proposito, è stata posta una domanda che riguarda le preferenze degli studenti per un viaggio che abbia unicamente motivi di studio (scelta principale del 45,71% dei partecipanti), o solo motivi di lavoro/stage (scelti dal 31,43%), ad esclusione del 14,29% dei partecipanti, che non hanno espresso particolari preferenze e l’8,57% che desidererebbe sperimentare entrambe le modalità, ma solo se la prima è per motivi di studio e la successiva per lavoro.
Le motivazioni sono semplici: la preferenza di un viaggio di studio in giovane età, prima ancora della laurea e delle prime esperienze lavorative vere e proprie, permette di avere maggiore conoscenza e padronanza della lingua e della cultura straniera scelta. Il viaggio di studio, inoltre, è stato preferito perché permette di creare più facilmente una rete di relazioni più ampia, senza dimenticare che in molti casi si hanno a disposizione più ore libere, da poter sfruttare per visitare il paese di destinazione.
Il sondaggio termina con una domanda che riguarda l’eventuale possibilità di un notevole incremento di partenze legate a progetti di mobilità per studenti, non appena la crisi sanitaria sarà terminata: la quasi totalità dei partecipanti si è trovata unanimemente d’accordo su questo eventuale incremento, mentre solo il 20% la pensa diversamente.

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In conclusione: viaggiare è vivere

Così come suggerito da un partecipante al sondaggio, il viaggio è “la culla del progresso”, e proprio per questo trovo perfetta in chiusura la citazione di Hans Christian Andersen “viaggiare è vivere”, anche solo con il pensiero, almeno fino a quando non sarà possibile tornare a farlo normalmente.


di Chiara Fogliati, con la supervisione di:
Chiara Fedriani: ricercatrice e docente di Glottologia e Linguistica
Laura Sanfelici: docente di Lingua spagnola e traduzione

di Chiara Fogliati