Le relazioni tra fenomeni religiosi e migratori

Il 3,6% dell'umanità è costituita da migranti: quasi 272 milioni di individui. Al primo posto si collocano i cittadini di paesi asiatici con oltre 108 milioni di individui, pari al 40% del totale; al secondo i cittadini di stati europei con 89 milioni di individui; al terzo posto, con 77 milioni di migranti, troviamo i Paesi latino americani; mentre i cittadini di Stati africani emigrati all'estero si collocano solo al quarto posto, con circa 40 milioni di individui, pari al 15% del totale. Gli immigrati in Paesi del Nord del Mondo sono 157 milioni e quelli in Paesi del Sud del Mondo ben 114 milioni.
Due le considerazioni che ne possiamo trarre:

  • gran parte dei movimenti migratori avviene all'interno delle stesse macroregioni geografiche ed economiche nelle quali si originano i flussi
  • i movimenti migratori attuali hanno un carattere globale e circolare: quasi ogni Paese è al contempo di emigrazione, di transito e di immigrazione

Si tratta cioè di un fenomeno che ha a che vedere con i più generali processi di globalizzazione della circolazione delle informazioni, del denaro e delle merci, una globalizzazione che però, in questo caso, riprendendo la fortunata espressione di Alain Tarrius è attuata “dal basso”, da milioni di “formiche” migranti.


Le migrazioni comportano però non solo trasferimenti di persone ma anche di culture, valori ed appartenenze religiose. Nei paesi di transito e di destinazione (dall'Europa al Nord Africa, dal Nord America a gran parte dell'Asia) vengono così emergendo inediti e caleidoscopici panorami religiosi, che in alcuni casi giungono a ridisegnare il panorama culturale e lo stesso assetto territoriale di molti Paesi. D'altra parte non si può neppure trascurare il fatto che la fede e le istituzioni religiose costituiscono un fondamentale sostegno per i migranti nelle diverse fasi del loro “viaggio”: dalle terre di partenza, a quelle di transito e destinazione o nella quali si trovano a sostare per periodi di tempo più o meno lunghi. I fenomeni religiosi debbono dunque costituire un momento fondamentale nello studio dei processi migratori e divenire campo d'indagine per gli studiosi di differenti ambiti disciplinari delle scienze sociali ed umane, contribuendo al miglioramento della coerenza sociale e territoriale ed alla diminuzione delle situazioni di tensione o di conflitto.

L'Ateneo genovese non si è sottratto a questa sfida grazie alla costituzione presso il DISPO dell'Osservatorio sui fenomeni religiosi e migratori. In questa prospettiva l'Osservatorio ha organizzato, nelle giornate del 5 e 6 di novembre, un convegno internazionale al quale hanno partecipato studiosi provenienti da differenti paesi europei ed afferenti a molteplici discipline. L'auspicio è che si tratti dell'inizio di un percorso che conduca ad uno sviluppo delle conoscenze in questo campo ed abbia significative ricadute in termini di rafforzamento dei processi d'integrazione e di lotta ai fenomeni di emarginazione e radicalizzazione.

 

di Mauro Spotorno