L’universo è fatto di storie non solo di atomi
L’universo è fatto di storie non solo di atomi. Breve storia delle truffe scientifiche
di Stefano Ossicini (edizione Neri Pozza, 2012)
La tematica delle truffe scientifiche tornò prepotentemente all’attenzione dei mass media dieci anni or sono con uno scandalo nella fisica dello stato solido, campo fino allora erroneamente considerato immune da tali rischi. Jan Hendrik Schoen, un giovane scienziato tedesco che lavorava presso i laboratori Bell della Lucent Technologies di New York, gli stessi in cui venne costruito il primo transistor, aveva pubblicato fantastici risultati sulle prestigiose riviste Science e Nature. Egli sosteneva la possibilità di costruire transistor con materiale organico che aprivano la strada alla ulteriore miniaturizzazione dei circuiti elettronici. Schoen aveva pubblicato più di 40 articoli nel solo 2001, in media uno ogni otto giorni! Sembrava che ogni ardito tentativo sperimentale gli riuscisse, mentre gli altri gruppi arrancavano. Il sospetto della truffa venne inizialmente solo bisbigliato ma presto crebbe. Infine venne richiesta a gran voce una commissione d’inchiesta, tra gli altri da Giacinto Scoles, fisico di origine genovese e allora docente alla Princeton University. Questa confermò al di sopra di ogni dubbio che molte delle misure presentate a riprova delle scoperte erano state fabbricate al computer con a volte maldestri copia ed incolla. Schoen negò l’evidenza ammettendo di avere solo “abbellito” alcune figure al fine di renderle più convincenti. Questa mezza ammissione fu presa con amara ironia in Germania dove il nostro era stato proposto per la nomina alla direzione di un Istituto della prestigiosa Max Plack Gesellschaft e dove il verbo abbellire è “verschoenern”. Schoen comunque non fu in grado di mostrare i dati originari né di ripetere gli esperimenti in presenza di osservatori esterni.
L’episodio mise in luce una vistosa falla nel sistema di controllo dei risultati sottomessi per la pubblicazione delle riviste più prestigiose. Ma quel che è più preoccupante è che questo episodio è indicativo dell'emergere di una nuova tipologia del fare scienza, una sorta di arrangiamento ibrido tra università, centri di ricerca, ruolo del pubblico, governi nazionali e sovranazionali, finanziatori e imprese private, dove il numero di ricercatori, esperimenti, analisi e pubblicazioni diventa sempre più grande. La competizione è spietata, la ricerca frammentata, sponsorizzata, sempre meno guidata dalla curiosità e dalla ricerca della verità. I conflitti di interesse, finanziari ed etici, aumentano e i “ricercatori a progetto”, tipica forma italiana postmoderna, sono costretti a produrre comunque risultati per sperare in un rifinanziamento dello stesso che permetta di mantenere il posto. Ed ecco che nascono, inevitabili, tentazioni devianti.
Nel suo libro dal titolo "L’universo è fatto di storie non solo di atomi. Breve storia delle truffe scientifiche", uscito nel 2012 per i tipi della Neri Pozza, il collega Stefano Ossicini, Ordinario di Fisica presso l’Università di Modena-Reggio, racconta con dovizia di particolari frodi, errori e illusioni prese da tutti i fronti della fisica: dai raggi N alle nanotecnologie, dalla natura della luce ai nuovi elementi chimici, dalle forme dell'acqua che le avrebbero dovuto dare favolose proprietà e memoria, all’energia inesauribile ottenuta con la fusione fredda. La lettura è piacevole e andrebbe consigliata a tutti i giovani che si affacciano alla ricerca affinché aguzzino il loro senso critico e vengano dissuasi dalle facili scorciatoie al successo.