Creazione d'impresa e spirito imprenditoriale
Creazione d'impresa e spirito imprenditoriale
I risultati dell’indagine condotta sugli studenti della Facoltà di Economia
La ricerca empirica ha coinvolto 129 studenti della Facoltà di Economia dell'Università di Genova – che costituiscono il 5% degli iscritti alla Facoltà ad anni successivi al primo - frequentanti gli insegnamenti di matrice aziendalistica relativi ai corsi di laurea triennale e magistrale della Facoltà di Economia dell'Università di Genova.
Il periodo di rilevazione è stato maggio-luglio 2011, i dati raccolti sono in grado di esprimere una fotografia sulla conoscenza e sull'atteggiamento che gli studenti mostrano verso la professione imprenditoriale.
Gli studenti che hanno compilato il questionario, sottoposto in modalità on-line e talvolta cartacea, sono stati complessivamente 129, di cui 75 maschi e 54 femmine, con un'età media di 23,54 anni.
Alla domanda diretta "Hai mai considerato seriamente l'idea di diventare imprenditore/trice", poco più della metà dei rispondenti ha dato una risposta affermativa (51%), percentuale di poco inferiore rispetto a quella nazionale che si assesta sul 54%.
Si tratta di una percentuale significativa, ma i seguenti fattori di propensione all'imprenditorialità sono risultati modesti e al di sotto della media nazionale:
- la capacità imprenditoriale di sé percepita;
- l'attitudine/propensione a diventare imprenditore (sulla base, per es. della determinazione a diventarlo, dell'attrattività che esercita la professione imprenditoriale, del livello di soddisfazione e così via);
- l'approvazione da parte di amici e parenti (anche mediante la valutazione del possibile apporto economico dei genitori).
La letteratura sostiene che la propensione all'imprenditorialità discenda da fattori di contesto, ovvero famiglia e ambiente economico e sociale, e fattori personali; che sono stati indagati.
Il background familiare degli studenti evidenzia un forte radicamento al territorio e alla famiglia di origine, tendenzialmente in linea con i dati nazionali. L'87,6% dei rispondenti abita, infatti, con la famiglia di origine e solo poco più del 9% abita da solo o con parenti e/o amici; il 77,5%, inoltre, vive nella città dove è nato, contro un dato del 73% a livello nazionale.
Per quanto riguarda i genitori dei rispondenti, si nota un profilo culturale piuttosto elevato, soprattutto se paragonato con i dati nazionali. Più del 77% delle madri e dei padri degli studenti detengono, infatti, un titolo di studio superiore al diploma di scuola media e, in particolare, il 32% delle madri e il 31,2% dei padri risulta laureato. Tali valori risultano di molto superiori ai dati complessivi nazionali, dove solo il 16% delle madri e il 19% dei padri è laureato.
Solo poco più del 15% dei padri e dell'8% delle madri, infatti, sono imprenditori. Gli studenti con genitori che possiedono un'impresa sono comunque una percentuale piuttosto elevata (30,65%), rispetto alla media italiana che si assesta intorno al 25%. L'attività detenuta dai genitori nel 55,26% può essere inoltre definita una impresa familiare.
A completamento dei profili dei rispondenti è stato chiesto anche il background lavorativo. Quasi il 70% degli studenti ha avuto precedentemente almeno una esperienza lavorativa e il 31% ha lavorato in un'impresa.
L'attitudine e la propensione imprenditoriale presenta legami forti con gli aspetti caratteriali dei soggetti. Secondo questa variabile, i dati genovesi non appaiono molto diversi da quelli nazionali: nella vita sono risultate importanti tutte le affermazioni indicate, in particolare "dare il massimo di sé" (6,64) e "vivere bene" (6,55). Per quanto riguarda, invece, la definizione che meglio riesce a spiegare la propria persona, hanno ottenuto un punteggio elevato la propensione a raggiungere sempre gli obiettivi prefissati (5,54) e l'attribuzione di eventuali fallimenti a mancanze personali, piuttosto che ad eventi esterni (5,19 contro 3,07).
Per quanto riguarda l'ambiente di riferimento, si evidenzia una visione del contesto complessivamente poco favorevole all'imprenditorialità, soprattutto per quanto concerne la presenza di risorse destinate a favorire le nuove iniziative imprenditoriali, pur in presenza di una valutazione sociale più che positiva (4,91). Tale considerazione deve essere letta anche a fronte della scarsissima conoscenza dei nostri studenti di iniziative territoriali e di enti specializzati nella promozione di nuova imprenditorialità. Addirittura, per quanto concerna la conoscenza di incubatori e di enti di assistenza per la nuova imprenditorialità, la moda del punteggio è pari a uno. Si tratta, per altro, di un livello inferiore rispetto alla media nazionale.
La capacità imprenditoriale potenziale dipende anche dalla percezione delle proprie attitudini. Da questo punto di vista gli intervistati sostengono di possedere una buona capacità di problem solving (5,4) così come di leadership e comunicazione (5,3). Dalla rilevazione, infatti, emergono valori tendenzialmente elevati, benché lievemente inferiori rispetto alla media nazionale.
Un'ulteriore campo di ricerca ha riguardato quanto l'Università e i corsi frequentati sono stati in grado di agevolare la formazione di competenze utili ai fini di creare una nuova impresa. Secondo gli studenti intervistati, l'Università è in grado di fornire un livello di competenze per l'imprenditorialità sufficientemente adeguate, soprattutto per quanto concerne la capacità di riconoscere un'opportunità (4,5). Modesto è invece è l'apprezzamento del ruolo dell'Università nel dare capacità di networking (3,6), di innovazione (3,45) e di creatività (3,13), di molto inferiore rispetto alla media nazionale.
Di contro, gli intervistati si reputano in grado di mostrare competenze di natura relazionale e decisionale adeguate, nel senso che si reputano sufficientemente adeguati a prendere decisioni, a gestire denaro e relazioni, così come a convincere altri della bontà delle proprie decisioni/idee. Rispetto alla media nazionale, tuttavia, il valore appare inferiore.
Per quanto riguarda l'intenzione imprenditoriale, il 64,4% degli intervistati aspira a diventare un manager di impresa, mentre l'11,9% un libero professionista; solo il 2,5% vorrebbe diventare un noto imprenditore e il 7,6% un piccolo imprenditore. Tali valori risultano non in linea con quelli nazionali: gli studenti di Genova detengono minori aspirazioni imprenditoriali e sono maggiormente orientati ad imprese di più piccole dimensioni rispetto alla media italiana.
Anche analizzando il numero ipotetico di dipendenti che si vorrebbe avere in un'impresa di proprietà emerge tale propensione alle dimensioni minori (il 57,9% dei rispondenti aspira ad avere meno di 50 dipendenti, rispetto al 48,2% a livello nazionale), frutto della percezione del cambiamento del tessuto produttivo locale verso attività terziarie di dimensioni minori.
Nonostante, poi, l'elevata percentuale di genitori che svolgono la libera professione, la percentuale di studenti che aspira a diventare un libero professionista risulta più bassa del valore complessivo nazionale (11,9% contro 16,9%); si pensa che la bassa propensione ad intraprendere la professione discenda da una valutazione negativa circa la sempre più accesa concorrenza che si manifesta in alcuni comparti (professioni legali, professioni contabili, ecc.).
Nel caso dei fattori di successo ritenuti fondamentali per la crescita della propria attività imprenditoriale, gli studenti hanno sottolineato l'importanza di svolgere progetti di ricerca e sviluppo.
Tale fattore viene rinforzato anche dall'importanza attribuita allo sviluppo di nuovi prodotti o processi (il cui dato medio è rispettivamente 5,54 e 5,36); minore enfasi è stata, invece, attribuita alla crescita in termini di dipendenti e struttura, peraltro in linea con i risultati nazionali.
L'ultimo fattore analizzato è costituito dal grado di conoscenza personale che gli studenti hanno nei confronti di imprenditori. Il 68% dei rispondenti conosce personalmente almeno un imprenditore e ben il 33,07% ne conosce più di tre.
Tali dati appaiono ben superiori rispetto alla percentuale di studenti con genitori imprenditori (30,65%), a significare che la conoscenza di tali soggetti non è dovuta solo ai legami familiari.