I ricercatori dell'Università di Genova hanno messo a punto un nuovo studio sulla diagnosi delle neuropatie: Il dosaggio di sfingomielina nel liquor: un nuovo biomarker di demielinizzazione nella diagnosi e gestione dei pazienti affetti da CIDP e GBS. Lo studio è stato effettuato dal laboratorio di neuropatologia e neurobiologia clinica del Dipartimento di Neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica e scienze materno-infantili dell'Università di Genova e ne è conseguita la stesura di un manoscritto di particolare interesse per la comunità scientifica.
Si tratta di uno studio multicentrico di cui l'Università di Genova è promotore e coordinatore, finanziato da una fondazione americana (GBS/CIDP Foundation International) pubblicato su una rivista prestigiosa come JNNP.
In questo studio è stato dimostrato che il dosaggio di un lipide (la sfingomielina) nel liquor di pazienti affetti da patologie immuno-mediate del sistema nervoso periferico è un nuovo biomarker di malattia. Inoltre, Il dosaggio di sfingomielina viene condotto mediante un saggio fluorimetrico ottimizzato nel nostro stesso laboratorio (brevetto: 102015000078276), di facile utilizzazione e quindi clinicamente accettabile.
La CIDP (dall’inglese Chronic Inflammatory Demyelinating Polyneuropathy) e la GBS (dall’inglese Guillain Barrè Syndrome) sono malattie del sistema nervoso periferico che danneggiano nervi e muscoli e sono dovute ad una attivazione anomala del sistema immunitario; nelle forme più comuni questo provoca la distruzione della mielina che riveste le fibre nervose alterandone il funzionamento. Infatti, le fibre nervose private della mielina non sono più capaci di trasmettere correttamente gli impulsi nervosi e pertanto di garantire la maggior parte delle azioni che un individuo compie quotidianamente comprese alcune funzioni vitali.
Una delle maggiori criticità che incontrano coloro che si occupano di queste malattie è l’estrema varietà delle manifestazioni cliniche, del decorso della malattia e della risposta alla terapia mostrata dai pazienti. Infatti, CIDP e GBS comprendono una serie di varianti che complicano moltissimo il riconoscimento, la classificazione e di conseguenza il trattamento dei pazienti affetti.
Una diagnosi precoce è essenziale ma ad oggi questa si basa unicamente su criteri clinici e neurofisiologici, relativamente poco specifici, sensibili e rapidi; non sono disponibili biomarkers oggettivi e clinicamente accettabili, ovvero di semplice ed affidabile applicazione, che consentano di diagnosticare CIDP, GBS e tutte le loro varianti.
I ricercatori del DINOGMI hanno pensato che potesse essere utile cercare di identificare un biomarker in grado di migliorare la gestione di questi pazienti nella pratica clinica di tutti i giorni. In particolare, hanno ipotizzato che un’ottima fonte di biomarkers potesse essere rappresentata proprio dalla mielina.
La mielina contiene alti livelli di grassi (~ 70% del peso secco) ed è particolarmente arricchita in una classe di grassi chiamati sfingolipidi; tra gli sfingolipidi, la sfingomielina rappresenta una componente essenziale e limitante per il corretto sviluppo della mielina del sistema nervoso periferico.
I ricercatori hanno ritenuto ragionevole pensare che la sfingomielina potesse rappresentare un marcatore di integrità della mielina stessa e della funzione delle fibre nervose a questa associate; se nelle forme più comuni di CIDP e GBS, la mielina viene distrutta, probabilmente dosare i livelli di sfingomielina nei pazienti affetti da queste patologie potrebbe fornire indicazioni utili al loro immediato riconoscimento.
Si è quindi ottimizzato un test rapido di dosaggio della sfingomielina nei tessuti ma soprattutto nei fluidi biologici (sangue e liquor). Questo test è stato brevettato e ha consentito di dimostrare inizialmente la rilevanza clinica del dosaggio di sfingomielina come marker di perdita di mielina in uno studio retrospettivo condotto su 262 pazienti neurologici afferenti al dipartimento: i pazienti affetti da CIDP e GBS demielinizzanti presentano un aumento significativo dei livelli di sfingomielina nel liquor rispetto ad una popolazione di pazienti di controllo affetti da neuropatia non-demielinizzante.
Successivamente, in uno studio prospettico multicentrico che ha coinvolto i maggiori centri italiani che si occupano di queste malattie, i ricercatori hanno validato queste osservazioni arruolando un numero consistente di pazienti affetti da CIDP e GBS. Questo studio ha consentito di dimostrare che il dosaggio di sfingomielina nel liquor di questi pazienti può effettivamente migliorare la loro gestione da parte del personale medico e di conseguenza migliorare la qualità di vita dei pazienti stessi e delle loro famiglie.
Infatti, il dosaggio di sfingomielina nel liquor dei pazienti affetti da CIDP e GBS ha dimostrato di essere:
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