Liguria medievale ritrovata
Il progetto “Liguria medievale ritrovata” è nato da una comune volontà di divulgazione del sapere che ha unito gli archeologi medievisti dell’Università di Genova e la redazione ligure di "la Repubblica". Un patto di collaborazione in cui si è deciso di percorrere fianco a fianco un tratto di strada, con l’intento di far conoscere ad una vasta platea di lettori alcuni aspetti delle ricerche archeologiche condotte negli ultimi anni in Liguria.
Nata durante i mesi estivi come proposta settimanale del quotidiano, l’iniziativa di Repubblica e dell’Ateneo si è rivelata un originale appuntamento con la storia e l’archeologia della Liguria, e non poteva concludersi con la parola “fine”, posta in coda all’ultimo degli articoli pubblicati: il dialogo con i lettori poteva proseguire. Nei mesi successivi, con un lavoro di rilettura e di ampliamento, ha preso forma un piccolo e agile volume che, mercoledì 4 marzo, sarà distribuito gratuitamente in tutta la Liguria, come allegato a Repubblica.
L’esperienza della divulgazione dei dati scaturiti dalle ricerche condotte sul campo è una delle caratteristiche fondative della “scuola” archeologica ligure e, in particolare, dell’archeologia che si occupa del Medioevo. Nino Lamboglia, così come Tiziano Mannoni e - più di recente - Carlo Varaldo hanno sempre accompagnato l’attività scientifica e la docenza universitaria con una costante, vigorosa pratica di divulgazione, aperta a tutti coloro che – potenzialmente – potevano essere interessati agli studi dedicati al passato della nostra regione. C’erano le pubblicazioni scientifiche, e l’Istituto Internazionale di Studi Liguri di Nino Lamboglia curava un numero veramente sorprendente di Riviste e Collane dedicate al territorio ligure. C’era la costruzione e la gestione dei musei civici. C’erano le periodiche conferenze pubbliche, le riunioni a carattere locale e c’era una tradizionale e costante proficua collaborazione con le redazioni dei principali quotidiani editi in Liguria.
Oggi esistono anche altri strumenti di comunicazione, e i social media – nel loro possibile utilizzo a fini divulgativi - sono uno splendido strumento di interazione umana e di democratizzazione del sapere. Questo è un punto nodale. Gli archeologi, e in questo specifico caso, gli archeologi del Medioevo indagano su contesti che sono parte costituente di un vasto patrimonio materiale (contesti, resti e reperti) e immateriale (consuetudini, pratiche, conoscenze, saperi empirici) che non solo è culturalmente inclusivo, ma in quanto tale è anche “collettivo” e può essere condiviso. Se le tracce archeologiche del Medioevo della nostra Liguria hanno un valore “collettivo”, allora la loro riscoperta non può essere ad esclusivo beneficio dei ricercatori. La valorizzazione di “ciò che resta”, ossia il compito di offrire un futuro al nostro passato, ha una valenza pubblica e può avere una fondamentale ricaduta sociale ed economica.
Le puntate del viaggio con Repubblica attraverso la Liguria medievale rappresentano un possibile itinerario nella ricerca archeologica e, ovviamente, non riassumono tutti i possibili percorsi. Inizialmente si era deciso di realizzare non più di una decina di articoli, limitando la pubblicazione ai mesi estivi, ma con periodica regolarità. La cadenza settimanale dettava i tempi: era necessario partire celermente e iniziare a percorrere una strada. È stato, quindi, necessario operare una selezione netta dei siti, attingendo ad una base di dati che è decisamente molto più ampia. Come i viandanti e i pellegrini medievali, abbiamo deciso di scegliere uno dei possibili itinerari. Di conseguenza, non hanno trovato spazio scavi archeologici e ricerche che sono importanti almeno quanto quelli raccolti nel libro.
Tuttavia, sapendo che l’edizione del reportage su Repubblica ha ricevuto un’ampia attenzione dei lettori, mi conforta l’idea che, dopo questo libro, ci potrà essere una nuova occasione: un secondo viaggio a tappe, magari non troppo lontano nel tempo.
Come curatore del libro e responsabile del progetto, ho il dovere di ringraziare Giada Molinari, Andrea Pollastro ed Enrico Cipollina. Sono giovani e bravi archeologi che hanno condiviso con me tutta l’esperienza. Il giornalista e scrittore Massimo Minella ci ha accompagnato in ogni passo. Repubblica, l’Ateneo genovese, Genova University Press, con le loro professionalità e specificità hanno supportato tutta l’iniziativa. Numerosi colleghi archeologi hanno messo a disposizione dati inediti, immagini delle loro ricerche. L’elenco è troppo lungo per essere citato in questa sede, ma il loro contributo è puntualmente menzionato nel libro.
Ora che l’itinerario archeologico nella Liguria medievale è diventato un piccolo libro, mi auguro che sia gradito agli occhi e risulti adatto al passo del lettore. Se infatti, come è probabile, la lettura stimolerà il desiderio di conoscere direttamente ciò che riemerge grazie al lavoro degli archeologi, allora diventeranno obbligatori il viaggio, la riscoperta con nuovi occhi e il rinnovato interesse.
Foto copertina articolo:
Autore: Eric Borda
Copyright: © Eric Borda 2019