Tecnica e tecnologie per una democrazia più “reale” che “virtuale”: un flash
Tecnica e tecnologie per una democrazia più “reale” che “virtuale”: un flash
Già nel corso degli anni ’90, la Corte Suprema americana, in una famosa pronuncia, aveva definito Internet «the vast democratic forums», considerando il web, in forza, principalmente, della sua attitudine a rendere (come mai prima) ciascun individuo diffusore e, nel contempo, destinatario di conoscenze, esperienze, opinioni, idee “in the wide world”, “la forma di comunicazione di massa più partecipativa sinora realizzata” (v. Reno v. American Civil Liberties Union, del 26 giugno 1997).
Successivamente, tecniche e tecnologie telematiche si sono ulteriormente espanse e perfezionate e Web communities, blogs, Skype, Facebook, Twitter, You Tube e, ancora, SMS, MMS, WhatsApp (ma la lista, com’è noto, potrebbe andare avanti a lungo…) sono ormai entrati a far parte della nostra quotidianità – e lo saranno, v’è da credere, sempre più nel prossimo futuro – attraverso soprattutto la telefonia cellulare.
Tutto ciò si apprezza in quanto offre nuove – e, fino a non molto tempo fa, insperate – opportunità di partecipazione (anche) politica, dando la possibilità d’intervenire direttamente a blog, sondaggi e petizioni, avanzando persino proposte politiche nell’ambito della cd. e-partecipation ed esibendo indignazione od entusiasmo “online”.
Ora, la sfida potrebbe consistere nella capacità della tecnologia comunicativa di potenziare il ruolo del cd. “popolo della Rete” nel sorvegliare e controllare il potere di ogni sorta, dando, così, nuovo smalto all’intero circuito democratico. Il rischio, invece, anche in ragione della liquidità delle “identità” che operano in Rete, è che si generi una “società virtuale” fluida ed effimera,non in grado di costruire centri di imputazione di proposte e di responsabilità politica e, più in generale, sintesi coscienti e razionali…che è quanto di più lontano vi sia dall’ideale democratico.
Se si conviene, dunque, sul fatto che “non è che da soli”, né, tanto meno, “coi soli social network” che, al momento “può farsi la democrazia”, resta comunque auspicabile che tale nuova “realtà” vada ad integrarsi ordinatamente ed a interagire efficacemente con le più collaudate forme di partecipazione democratica, a partire dalle consultazioni elettorali a suffragio diretto universale ai diversi livelli di governo.
Prendendo spunto da questo scenario, il Convegno (dal titolo: “Libertà, persona, impresa, territorio: visioni interdisciplinari a confronto”), svoltosi presso il Polo imperiese dell’Ateneo il 7 maggio 2015, ha costituito un’utile occasione di confronto interdisciplinare anche sulla “Partecipazione politica a livello locale: visioni e problemi a confronto”. Nella relazione di settore, ho, in particolare, considerato come il paradigma della “rappresentanza politica”, con connessa posizione di responsabilità (politica), incontri al momento difficoltà ad esercitare un ruolo pregnante se privato del suo carattere genuinamente elettivo (di qui i dubbi espressi sull’affidabilità del voto elettronico).
Nel quadro, poi, delle principali modalità di preposizione alle cariche rappresentative e direttive, sono state valutate le implicazioni, pur in costanza del suffragio universale, delle cd. “elezioni indirette” (il riferimento più attuale è stata la riforma in corso del Senato). Un’attenzione specifica ha riguardato, pertanto, la mutua dinamica tra momento elettorale e autonomia territoriale, se e in quanto idonea ad “avvicinare” i singoli alla sfera di governo, a beneficio dell’intero circuito democratico, emergendo l’esigenza di salvaguardare le forme di partecipazione politica classica e non a caso dotate di rango costituzionale, sfuggendo alla tentazione di sentirsi acriticamente appagati solo dall’incontrollabile confusione delle voci generata nel cd. cyberspazio.