Il referendum greco
Il referendum greco
Ho avuto il piacere di leggere il referendum con cui i greci sono stati chiamati ad esprimersi il 5 luglio scorso. Credo che la consultazione si dovesse considerare incostituzionale poiché il contenuto non solo era eterogeneo (il primo documento è intitolato 'Riforme per il completamento dell'attuale programma ed oltre' mentre il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilità del debito’), ma presentava altresì una complessità contenutistica non adeguata ad un pubblico la cui conoscenza media non è così profonda. Un altro aspetto di non poco rilievo è la velocità con cui si è deciso di organizzare il referendum che non ha dato assolutamente tempo ai cittadini di informarsi sul contenuto e sulle possibili conseguenze del referendum.
Inoltre, volendo fare un’analisi economica, si potrebbe affermare che la battaglia referendaria del governo Tsipras ha fatto sì che per settimane le banche greche fossero chiuse, con limiti di prelevamento quotidiano che hanno causato forti problemi al turismo e alle attività del Paese. La proposta “post referendum” è oggettivamente molto più incisiva e pesante di quella “pre referendum” di conseguenza il colpo di reni del governo ellenico non ha portato a risultati migliori, quanto a dover accettare condizioni ancora più stringenti.
Da un punto di vista politico, il testo del referendum ha generato molte incertezze nei cittadini ellenici i quali, almeno in maggioranza, pensavano di doversi esprimere tra “euro “ o “drakma” quando in realtà non era questo l’oggetto della consultazione. I malumori causati dai movimenti politici di Tsipras “post referendum” hanno avuto forti ripercussioni sul suo governo - quali ministri e viceministri dimissionari e cambio di maggioranze in parlamento - che stanno causando una forte instabilità nel Paese, nonché violenti scontri tra cittadini. Tsipras si è impegnato fortemente affinché l'esito del referendum fosse il "NO" ma alla fine ha deciso di seguire attentamente tutti i passaggi previsti nel caso avesse vinto il "SI ". Credo che per un Paese che si è dimostrato essere poco propenso a fare certe scelte impopolari forse la soluzione migliore sarebbe stata uscire dall’euro: adesso con le condizioni che si stanno prospettando credo che per la Grecia si affacceranno tempi molto duri.
Concludendo, trovo poco “giusto” che un paese venga salvato per la terza volta diversamente da altri che hanno sempre fatto la loro parte pagandone le conseguenze (rischio di recessione, diminuzione PIL). Se un Paese non è in grado di stare in un contenitore la soluzione più giusta è stare fuori, nel proprio “habitat naturale”.
In ogni caso per il bene della Grecia e dei nostri “cugini” greci , spero che in breve tutto possa migliorare.