Misurare l'uguaglianza di genere
La sfida al raggiungimento dell'uguaglianza
Tra le grandi sfide ancora aperte della società contemporanea, il raggiungimento della condizione di parità tra uomo e donna si pone con sempre maggior evidenza al centro del dibattito economico, sociale e politico. Sebbene si senta spesso parlare di progresso nell’uguaglianza di genere e di un costante incremento dell’emancipazione femminile, ci si pone spesso la domanda su come si possano verificare, attraverso dati reali, queste dichiarazioni. Il libro Misurare l’uguaglianza di genere di cui sono coautore insieme a Leonardo Salvatore Alaimo, Filomena Maggino e Giulia Nanni edito dalla Genova University Press e presentato lo scorso 4 dicembre al salone Più Libri Più liberi di Roma, cerca di rispondere a questa domanda.
Un problema non solo statistico
La questione è tutt’altro che meramente tecnica o strettamente statistica. Seguendo l’approccio tipico degli studi di statistica sociale, il libro affronta per prima cosa la definizione dell’oggetto di misurazione. E già questo è un problema tutt’altro che banale. Siamo sicuri che sia giusto volere misurare quanto le donne e gli uomini siano uguali tra loro? Nella pratica, questo esercizio non si risolve in un confronto equo, ma nel valutare quanto le donne siano simili agli uomini, che assumono il ruolo di benchmark di riferimento. Oltre ad una debolezza definitoria, questa scelta può portarci a rilevare una riduzione della differenza di genere quando, immutate le condizioni delle donne, peggiorano quelle degli uomini. Il famoso Rapporto di Sen, Stiglitz e Fitoussi sulla misura della performance dell’economia e del progresso sociale afferma che ciò che noi misuriamo condiziona ciò che facciamo (What we measure affects what we do). Le politiche volte a ridurre la disparità di genere, se condotte a partire da misurazioni errate nei modi e nelle assunzioni, porteranno inevitabilmente a scelte sbagliate e potrebbero generare condizioni ancor più inique rispetto a quelle attuali.
Uguaglianza o opportunità?
Ha senso quindi chiedersi se sia giusto che la società vada verso una direzione in cui le donne devono assomigliare sempre di più agli uomini (uguaglianza) o se, invece, si debba costruire un percorso in cui ciò su cui confrontiamo uomini e donne non sono i risultati emergenti dai puri dati, ma il modo in cui le aspirazioni personali vengono realizzate e le opportunità concesse dalla società. Questo ragionamento porta inevitabilmente verso l’approccio delle capacità (capability approach) teorizzato dal premio Nobel per l’economia Amartya Sen e apre a problemi assai complessi nella definizione di insiemi di indicatori coerenti per la misurazione dell’equità di genere. Constatato, attraverso la rassegna di indicatori del secondo capitolo, che al momento sono solo disponibili dati che ci permettono la sola misurazione della (dis)uguaglianza di genere, il libro si conclude con due analisi regionali per l’Italia che, seppur condotte in modo indipendente, sono concordi nel riscontrare che la strada verso l’uguaglianza di genere nel nostro Paese, e anche in Liguria, è ancora lunga.