Edoardo G. Giannini, docente di Gastroenterologia e direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato digerente dell'Università di Genova, è stato nominato Adjunct Full Professor presso il Dipartimento di Medicina interna, Sezione di Malattie digestive, dell'Università di Yale (New Haven, CT), prestigiosissimo ateneo statunitense.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il professor Giannini per fargli qualche domanda.
La carica di Full Professor corrisponde al più alto livello di carica accademica, ed è equivalente al nostro Professore ordinario, con la sola eccezione che per coloro i quali non possono svolgere attività a tempo pieno presso l’Ateneo nel quale sono stati reclutati il titolo di “adjunct” prevede che il docente possa svolgere attività didattica e di ricerca, pro bono, per un tempo definito e su argomenti comuni che sono stati preventivamente concordati per i quali vi sia un obiettivo condiviso.
Il processo di selezione e di offerta della posizione è, per l’Università di Yale, il medesimo che viene richiesto per poter entrare a far parte della Faculty residente, ed è rigorosissimo: il curriculum del candidato deve essere valutato positivamente, in via preventiva, dagli organi interni all'Università come il Dipartimento e la Scuola di Medicina. A questo punto, almeno 6 revisori esterni di chiara fama devono rilasciare un giudizio favorevole che deve essere espresso indipendentemente e senza contatto alcuno da parte del candidato stesso, con il quale i revisori non devono avere alcun pregresso comune.
La principale opportunità che questa doppia affiliazione comporta è quella di poter svolgere, con maggiore efficacia, attività di ricerca congiunta su temi di interesse comune, in particolare in ambito epatologico, che sono già in essere da tempo e che hanno già determinato in passato il raggiungimento di obiettivi scientifici di rilievo. Questa stimolante prospettiva ha certamente delle ricadute benefiche sull’avanzamento delle conoscenze nel campo specifico, comportando la possibilità di confronto e di scambio reciproco.
Dal punto di vista personale, questo prevede attività non solo di ricerca congiunta ma anche di didattica e di supervisione di giovani ricercatrici e ricercatori. Avere l’opportunità di trasferire, reciprocamente, il meglio di quanto le due Istituzioni possono fornire è una prerogativa fortemente stimolante, che comporta non solo un ulteriore accrescimento culturale personale ma soprattutto la possibilità di condividere, vicendevolmente, conoscenze e modalità didattiche che a loro volta avranno chiari e diretti riflessi positivi sui discenti.
Lo scambio con l’Università di Yale potrà certamente favorire i giovani specialisti in formazione, le ricercatrici e i ricercatori del nostro Ateneo che manifestino un interesse particolare in ambito gastroenterologico ed epatologico. Questi potranno avere l’opportunità di accedere con maggiore facilità a scambi culturali e a eventuali periodi di soggiorno, che comportino un arricchimento della formazione e facciano da volano per favorire e amplificare ulteriori, future collaborazioni.
La pandemia ci ha insegnato che il mezzo telematico può essere un grande supporto e facilitare la comunicazione a distanza oltre che essere di ausilio nel mantenere i contatti quando le circostanze ostacolano la vicinanza fisica. In questi termini, la possibilità di svolgere lezioni a distanza per Yale e poter interagire per via telematica con i colleghi al fine di condurre ricerche congiunte è sicuramente una facilitazione, sebbene questo non possa sostituire l’approccio diretto e di persona che le lezioni in presenza permettono; la richiesta di alcuni periodi di permanenza presso Yale sono utili in tal senso. Anche in questo caso la possibilità di trasferire modalità didattiche proprie delle tradizioni accademiche italiane e, viceversa, di “importare” una modalità di confronto docente-discente tipicamente statunitense penso non possa che favorire la formazione delle comunità studentesche di entrambe le realtà.