Cibo al centro: contro la povertà e lo spreco alimentare
Cos’è
Cibo al centro è un progetto finanziato dal Comune di Genova che gioca sulla parola “centro”: cibo al centro per dare al cibo centralità, importanza, valore nella vita delle persone; “centro” qui però sta anche per “Centro storico” perché sarà proprio nei caruggi del centro storico di Genova che il progetto vedrà la propria realizzazione.
Il progetto vede protagoniste alcune associazioni – Fondazione Auxilium, Associazione San Benedetto del Porto, Acli, Coop Emmaus, Associazione Shalom Odv e associazione Banco alimentare della Liguria Onlus, già da tempo attive nell’ambito della lotta allo spreco alimentare – che agiranno in rete per svolgere attività sia di tipo operativo, sia di tipo educativo. Il tutto per dare vita ad una vera e propria azione di food policy sulla scia dell’esperienza della rete RiCibo, che negli ultimi 3 anni ha sviluppato un modello di prossimità basato sulla cooperazione, l’economia collaborativa e la condivisione di informazioni, mezzi e strumenti, riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Il ruolo dell’Università
L’Università di Genova partecipa al progetto grazie all’intervento del Dipartimento di Economia, che avrà il compito di misurare e valutare gli impatti del progetto. Il tema della valutazione dell’impatto è centrale in riferimento al concetto di sostenibilità: non ci si riferisce soltanto alla sostenibilità ambientale, ma anche alla sostenibilità economica e alla sostenibilità sociale. Solo perseguendo il bilanciamento dei tre aspetti una iniziativa può generare valore e benessere per un territorio e una comunità. Il Dipartimento di Economia è già stato partner della rete RiCibo, con la quale ha sperimentato l’applicazione di uno strumento di rendicontazione non finanziaria – l’Intergrated Reporting, nato per le imprese – ad un contesto non-profit, ma soprattutto complesso e reticolare.
I contenuti della valutazione d’impatto
La valutazione d’impatto che il Dipartimento di Economia svolgerà nell’ambito del progetto Cibo al centro dovrà quindi tenere in considerazione contemporaneamente tre aspetti: economico, sociale e ambientale. L’aspetto economico considera il valore economico del cibo e dello spreco alimentare da un lato, e il maggior valore del cibo recuperato e donato alle persone in stato di necessità dall’altro. Per dare l’idea del potenziale di valore insito in una iniziativa come Cibo al centro, si consideri che nel 2020 in Italia il cibo sprecato valeva circa 10 miliardi di €; si tratta di circa 162.000 tonnellate (27 kg di cibo a testa). Considerando che nel Centro storico abitano circa 16.000 abitanti si tratta di un potenziale di cibo da recuperare molto alto; questo cibo potrà poi essere redistribuito a persone in stato di necessità, contrastare non tanto la fame ma soprattutto la cattiva alimentazione, che ha poi a sua volta importanti conseguenze sulla salute dei cittadini e, in termini economici, sul ricorso alla sanità e a cure mediche che pesano sul costo del servizio sanitario. Miglior cibo significa quindi nel lungo termine migliore salute e minori costo sanitari.
L’impatto socio-ambientale
La food policy ha però impatti anche di natura socio-ambientale. Dal punto di vista sociale, lo spreco di cibo è un cattivo costume, che va affrontato innanzi tutto dal punto di vista culturale: il progetto Cibo al centro prevede, oltre alle attività operative di recupero e redistribuzione delle derrate alimentari, anche attività di informazione, sensibilizzazione e formazione, soprattutto per educare i più piccoli a non sprecare. Formazione e sensibilizzazione hanno impatti positivi nel lungo termine se modificano le (cattive) abitudini e generano capitale intellettuale e sociale. Inoltre, Cibo al centro lavora anche per creare e rafforzare la rete di operatori volontari che svolgono tutte le attività di food policy, sia di tipo operativo che comunicativo/educativo: e fare rete crea un prezioso capitale relazionale che unisce le persone e rinsalda valori e comunità.
Last but not least, l’impatto ambientale. Lo spreco di cibo produce rifiuti, il cui smaltimento ha un costo importante e un ulteriore impatto ambientale – camion di spazzatura che inquinano andando su e giù dalle pattumiere alla discarica! Evitare lo spreco alimentare riduce la produzione di rifiuti e aiuta l’ambiente in quanto riduce l’emissione di CO2.
Ecco quindi che l’azione di Cibo al centro opera ad ampio raggio, portando a numerosi benefici, in linea anche con i Sustainabile Development Goals delle Nazioni Unite.
Una valutazione integrata
Una valutazione d’impatto significativa è una valutazione integrata, che non si limita a conteggiare (kg di cibo, persone sfamate, studenti formati, …), ma attribuisce un valore duraturo al cambiamento generato dalle azioni, valore misurato in termini di benessere dei cittadini. Per questa ragione, l’intervento del Dipartimento di economia sarà orientato ad una attività di ricerca sul campo che, partendo da alcuni modelli di valutazione multi-dimensionale d’impatto, generi uno strumento di valutazione e rendicontazione che permetta di comunicare ai cittadini in modo integrato il benessere che il progetto Cibo al centro genererà per la comunità.
Renata Paola Dameri è Docente di Economia aziendale presso il DIEC, Delegata del Rettore alla cooperazione internazionale e alla smart city e Componente del Consiglio direttivo del CIELI
Immagine di copertina: Ph by Nick Saltmarsh su Flickr
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