Le rose che non colsero

Le rose che non colsero

«È piccin, cornuto e bruno:
sai tu dirmi chi è quest’uno?»
«Grillo è! Grillo è!»
grida il piccolo Bebè.
«Non è il grillo, o bel bambino!
Non è il grillo, è l’arbitrino:
col suo nero camiciotto,
ci combina un gran cas…otto!»


Il nostro squadrone è arrivato dodicesimo nei Campionati inter-Ateneo di Calcio a 5, svoltisi in Sardegna. Ma poteva ambire a un terzo posto, se… Se non esistessero certi arbitri.
Il lettore anziano ricorderà, al Mundial del 1962, l’albionico Aston, che arbitrò da par suo la partita Cile-Italia, a Santiago. Due azzurri espulsi (David e Ferrini); il nostro centravanti Maschio sanguinante in campo, col setto nasale spaccato da un pugno (nel 1962, non erano ammesse le sostituzioni); il cileno Lionel Sanchez, colpevole del cazzotto, non espulso né ammonito. Una vergogna. Uno schifo.
Tutti i lettori ricorderanno lo scureggiante arbitro Byron Moreno: i danni che fece al Mundial del 2002 (partita Italia-Corea del Sud: Totti espulso, un goal di Tommasi annullato) e l’immortale cantico del mio compaesano Adelmo Fornaciari: «Baila, baila Moren-A | sotto questa luna piena | under the moonlight | e te dàila, dàila Moren-A!».


Dieci anni dopo, un altro arbitro merita gli onori (si fa per dire) della cronaca. Il Procuratore della Repubblica di Cremona sta indagando su un «fischietto» che – secondo la testimonianza concorde di calciatori e dirigenti – era un assiduo frequentatore di sexy clubs e anche di prostitute. Evidentemente, in quegli ambienti e in quelle compagnie si sentiva «a casa sua».


Questi sono gli arbitri. Se andiamo a consultare i tabellini della nostra squadra, ci accorgiamo che i «LEONES DE VIA BALBI» han subìto ben 95 penalità in 8 partite di Campionato. Che dire? I nostri campioni sono adrenalina allo stato puro. Sono un fascio di nervi. Sono tesi come corde di violino tzigano. A qualcuno di loro consiglierei una camomilla doppia: la bevanda preferita di Cocco Bill, il cowboy di Jacovitti. Ma è mai possibile che solo i nostri fossero nervosi e che gli avversari fossero tutti calmi?
O lettore, anche UNIGE ha il suo Cassano. Il suo nome è Francesco «Francy» Colaianna; è un talento di Bari vecchia, e – come Fantantonio – ha un temperamento vulcanico. Nel corso della partita contro UniTeramo, Francy ha detto all’arbitro, in dialetto barese, che cosa pensava del suo operato. L’arbitro, anzitutto, si è fatto tradurre l’apoftegma. Indi, lo ha espulso. Nel referto ha scritto cose di fuoco. Francy è stato squalificato per due giornate.
O arbitro! «La senti questa voce?» Non è Nicola Di Bari che ti canta! Son io, che ti interpello! Che diamine ti ha detto il prode Francy? Sei sicuro di aver tradotto bene il vernacolo apulo? Un errore di traduzione, a volte, può essere causa di equivoci! Dell’equivoco è rimasto vittima il nostro Cassano. Ma io mi domando e dico: i calciatori degli altri Atenei non imprecano mai?


Ovviamente, se i nostri atleti non hanno potuto ascendere il meritato podio, non è solo colpa degli arbitri. Purtroppo, la nostra squadra ha una panchina «zu kurz»: poche riserve, pochi ricambi, tanti infortunati. In Sardegna, il Coach Sante ha dovuto mandare in campo perfino un campione di Beach Volley: il talentuoso Giacomo De Marini, che – pur essendo avvezzo a giocare la palla «MANIBVS» – ha segnato ben tre goal «PEDIBVS». Menzione speciale per Giacomo!
In sintesi: in questo Campionato inter-Ateneo, i nostri «LEONES» han raccolto spine. Eppure, meritavano un roseo serto. «Altri coglion le rose in vece loro». Còglion, ho detto còglion: che cos’avete capito, voialtri, arbitri che non siete altro?

Leonardo Paganelli
Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arti e Spettacolo
Tags