1918-2018: cent’anni di Grande Guerra nell’Archivio Ligure della Scrittura Popolare
La Prima Guerra mondiale combattuta fra il 1914 e il 1918 rappresentò per i combattenti un’esperienza destabilizzante e il teatro bellico diede forma ad un inedito paesaggio fisico e mentale segnato dallo stravolgimento dei ritmi, dall’innaturale sollecitazione sensoriale e dalla ridefinizione del confine, labilissimo, tra la vita e la morte. L’alienante monotonia degli orrori giornalieri prevedeva lunghe ore diurne di immobili e silenziose attese, cui seguivano violenti e assordanti attacchi notturni: in tale contesto la scrittura funzionò efficacemente come forma di resistenza attiva, per contrastare gli effetti psicologicamente devastanti di un conflitto caratterizzato dalla spersonalizzante dimensione di massa. Ogni giorno i fronti furono attraversati da un imponente flusso di lettere, cartoline e plichi: durante la guerra in Germania furono scambiate trenta miliardi di missive (dieci milioni al giorno verso le zone di combattimento e sette milioni dal fronte), in Francia dieci miliardi (quattro milioni al giorno spedite dai militari) e in Inghilterra i soldati inviarono settimanalmente oltre venti milioni di missive. In Italia il tasso di analfabetismo medio del 37% registrato in quegli anni, ben più elevato di quello attestato nelle maggiori potenze europee, fa apparire sorprendenti le statistiche postali nazionali: complessivamente furono movimentate quasi quattro miliardi di missive, di cui oltre due miliardi inviate dal fronte verso l’interno, un miliardo e mezzo dall’interno al fronte e quasi trecento milioni scambiate dai militari. Nei periodi di maggior traffico epistolare, il servizio postale militare italiano smistò quasi tre milioni di lettere e cartoline al giorno.
Il conflitto divenne per molti un’occasione di forzato addestramento alla scrittura, pratica irrinunciabile per contrastare l’allontanamento da casa, la lacerante separazione dal proprio contesto sociale e familiare: così, al di là del grado di scolarizzazione, tutti i combattenti presero in mano carta e penna e scrissero, districandosi fra le limitazioni imposte dalla censura, al fine di mantenere i legami e ritagliarsi uno spazio di intimità nella follia collettiva della guerra. Attraverso i contatti epistolari i soldati, soprattutto quelli delle classi più anziane, cercavano di occuparsi a distanza dell’andamento dei lavori agricoli, delle faccende domestiche, dei figli, tentando di riaffermare il ruolo di capo famiglia messo in discussione dalla lontananza e necessariamente delegato alle donne. Per i militari prigionieri nei campi di internamento la scrittura diventò ancor più importante, l’unico strumento, seppur razionato e pesantemente controllato, per non sentirsi completamente alienati, per far fronte ai bisogni primari e sperare di sopravvivere agli stenti: si spiegano così le reiterate ed assillanti richieste di notizie da casa, ma soprattutto di alimenti, di capi d’abbigliamento, di tabacco e di altri oggetti personali (pettini, specchi…) affidate alle cartoline in franchigia della Croce Rossa.
Solo una minima parte dei miliardi di missive scritte durante la Prima guerra mondiale è riemersa dall’oblio, appena qualche “istante” del tempo dedicato giornalmente alla scrittura, mentre i diari e le memorie disponibili sono poche migliaia: ad un secolo dalla fine del conflitto, per una sorta di fenomeno carsico, le scritture dei soldati riaffiorano ancora dagli archivi familiari grazie al lavoro incessante condotto da una rete internazionale di centri specializzati nella ricerca di tali testimonianze. Tra questi l’Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP) – fondato da Antonio Gibelli nel 1986 presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea – dal 2017 centro di ricerca/documentazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova finalizzato al recupero ed allo studio, anche in chiave didattica, delle testimonianze scritte prodotte dalla gente comune nei secoli XIX e XX, con l’intento di analizzare i processi di affermazione della soggettività che affiorano fra le righe spesso incerte e faticose degli emigranti, dei soldati, degli operai, dei bambini.
Attualmente l’ALSP conserva oltre 450 unità archivistiche schedate che costituiscono un patrimonio documentale complessivo di oltre 60.000 documenti, in gran parte riprodotti elettronicamente, ma anche depositati in originale. Le scritture della Grande Guerra costituiscono il nucleo tematico più cospicuo: si tratta di oltre 15.000 documenti prodotti soprattutto in trincea da soldati, sottufficiali e ufficiali. Sono in gran parte epistolari scambiati dai combattenti con i familiari, ma non mancano diari e memorie autobiografiche. Completano il fondo alcune collezioni fotografiche. Di particolare interesse il ricettario di Arte Culinaria scritto nel 1918 da due giovani tenenti genovesi nel campo di concentramento tedesco di Cellelager, documento oggetto di studio da parte di numerosi ricercatori, anche stranieri.
Nel 2013 l’ALSP ha stipulato un protocollo d’intesa con la Struttura di missione per gli Anniversari di interesse nazionale istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in quanto l’archivio è stato identificato dalla struttura governativa come centro di eccellenza riguardo l’acquisizione, la conservazione e l’analisi delle testimonianze di scrittura popolare prodotte durante il conflitto. L’ALSP partecipa al progetto nazionale 14-18 Documenti e immagini della Grande Guerra – nato nel 2005 con l’obiettivo di creare un grande archivio di immagini di particolare interesse storico, documentario e artistico sulla Prima Guerra Mondiale –, nel 2014 ha collaborato con Rai Storia per la realizzazione del ciclo di venti documentari 14-18 Grande Guerra. 100 anni dopo (distribuiti anche in DVD dal Corriere della Sera) e con La Repubblica per i dieci documentari della serie Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra.
Nel 2015 l’ALSP è stato referente scientifico ed organizzatore del convegno internazionale In guerra con le parole. Lettere, diari e memorie di soldati, donne e bambini nel Primo conflitto mondiale. Il convegno – inserito nel programma ufficiale delle attività culturali della Struttura di missione per gli Anniversari di interesse nazionale e dalla Mission du Centenaire 1914-1918 del governo francese – ha rappresentato uno dei principali appuntamenti internazionali dedicati al tema delle scritture di guerra ed è stato finanziato dall’Ateneo genovese oltre che da altre istituzioni nazionali ed internazionali: gli atti, cui hanno partecipato una quarantina di studiosi europei ed extraeuropei, sono in corso di pubblicazione per i tipi della Fondazione Museo Storico del Trentino [Fabio Caffarena, Nancy Murzilli (a cura di), In guerra con le parole. Il primo conflitto mondiale dalle testimonianze scritte alla memoria multimediale, Trento, 2018].
La Regione Liguria nel 2015 ha infine affidato al gruppo di lavoro ALSP due progetti finalizzati alla realizzazione di altrettante monografie [Federico Croci, Memorie di carta. Testimonianze di liguri nella Grande Guerra e Graziano Mamone, La memoria di marmo. Monumenti ai caduti e rielaborazione del lutto della Grande Guerra in Liguria].