Il Problem Based Learning viene sperimentato a Chimica e Biologia

Alcuni studenti di due lauree magistrali differenti, Chimica e Biologia, hanno appreso insieme, in modo attivo e interattivo, grazie a un corso in cui è stato utilizzato il metodo didattico del Problem Based Learning (PBL). Grazie al supporto della collega Antonella Lotti del DISFOR, abbiamo voluto sperimentare un argomento interdisciplinare e abbiamo proposto una situazione problematica riguardante gli interferenti endocrini ai nostri sedici studenti. Questi ultimi hanno risposto entusiasticamente a quest’iniziativa, sia per la modalità innovativa di apprendimento, che li ha coinvolti in maniera attiva e diretta, sia per il confronto tra i due gruppi, provenienti da corsi di studio differenti, augurando una maggiore diffusione del PBL ad altri insegnamenti.

Vediamo insieme di cosa si tratta!

Questa sperimentazione è nata all’interno della Comunità di Pratica di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, che comprende circa 30 docenti che si incontrano mensilmente per confrontarsi su metodi didattici universitari innovativi. Le Comunità di Pratica sono presenti nelle cinque Scuole genovesi e fanno parte delle iniziative di valorizzazione della didattica universitaria pianificate e seguite dal G.L.I.A. (Gruppo di Lavoro sulle tecniche di Insegnamento e Apprendimento).

Grazie a questi incontri, abbiamo potuto stabilire una collaborazione didattica nell’ambito degli insegnamenti ‘Interferenti endocrini e salute’ nell’ambito della laurea magistrale in Biologia molecolare e sanitaria e di ‘Tecniche analitiche avanzate’ nell’ambito della laurea magistrale in Scienze Chimiche.

Il PBL è un metodo didattico che utilizza una situazione problematica come punto di partenza dell’apprendimento. Gli studenti, organizzati in un gruppo di massimo 12-15 persone, analizzano e discutono una situazione realistica, vengono incoraggiati attivamente al ragionamento, alla risoluzione del problema e alla ricerca di conoscenze, svolta autonomamente su tutte le fonti informative necessarie a tale scopo. Il docente ha il ruolo di facilitatore e moderatore, e non trasmette le sue conoscenze nella discussione in atto tra gli studenti.

Al termine del lavoro di gruppo con il PBL ‘classico’, è seguita una lezione sulle caratteristiche fondamentali di suddetta classe di composti; successivamente gli studenti di Biologia hanno elencato e spiegato differenti tecniche biologiche mirate a determinare se una sostanza ha attività di Interferente Endocrino.

Dal loro canto, gli studenti di Chimica hanno spiegato i principi base della chimica analitica mirati a individuare gli interferenti endocrini presenti nell’ambiente. Sono stati poi spiegati alcuni approcci di analisi per determinare la concentrazione degli interferenti endocrini nell’acqua.

Il questionario finale per valutare il gradimento di questa esperienza ha rivelato che gli studenti hanno apprezzato molto sia la modalità di apprendimento alternativa alla classica lezione frontale, sia l’occasione di studio interdisciplinare, auspicando ulteriori futuri incontri che mettano le basi per una pratica interprofessionale tra biologi e chimici.

L’esperienza è stata interessante e trovo il PBL un metodo molto utile di apprendimento poiché coinvolge molto di più lo studente il quale non ascolta in maniera passiva una lezione, ma attivamente si impegna per capire a fondo di cosa tratta l’argomento. Inoltre trovo molto utile cercare di trattare un argomento visto da due punti diversi, ovvero quello chimico e biologico”, è il commento di uno studente nel questionario di gradimento dell'attività proposta.

 

Marina Di Carro
Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale
Elena Grasselli
Dipartimento di Scienze della terra, dell'ambiente e della vita

 


 

 
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