Perpetua contemporaneità
Perpetua contemporaneità
Il Palazzo di Giacomo e Pantaleo Balbi e l'intervento di Michelangelo Penso nell'ambito dell'iniziativa Rolli Days 2012
Perpetua contemporaneità: oggi come secoli fa l'artista, in osmosi con il contesto sociale si fa capace di esprimere, intuire, anticipare a volte, le tensioni culturali che lo circondano. Nel rapporto committente – artista – pubblico si ripropongono, nelle diverse fasi della dinamica artistica - certo in circostanze sociali, politiche, economiche che mutano - condizioni tali da generare proposte comunicative efficaci. La loro valenza si manifesta nella contemporaneità del contesto in cui opera l'artista, ma è capace di perpetuarsi in uno sviluppo cronologico per cui, anche in epoche diverse, quel messaggio, quello schema comunicativo si ripropone a un altro pubblico, ne conquista l'attenzione, accoglie diverse, e pur sempre stimolanti, modalità di lettura. Una perpetua attualità quindi del nostro patrimonio artistico che si salda con l'espressione contemporanea: l'iniziativa dei Rolli Days quindi può sposarsi bene con un concetto che ci pare fondamentale nel proporre all'attenzione degli studenti e del pubblico il patrimonio storico dell'Ateneo. Anche quest'anno, il 19 e il 20 maggio, gli antichi Palazzi dei Rolli, l'immagine della città aristocratica dell'antico regime, così centrale, allora, in un circuito europeo, sono stati aperti per accogliere proposte artistiche contemporanee. Come ormai consuetudine, anche l'Ateneo ha aperto i suoi spazi storici: in particolare quest'anno si è scelto di concentrare l'attenzione sul Palazzo di Giacomo e Pantaleo Balbi, uno dei più significativi edifici, sede e proprietà universitaria, sul percorso della strada realizzata agli inizi del XVII secolo dall'aristocratica famiglia in accordo con le magistrature della Repubblica.
Lo spazio architettonico del palazzo, con l'articolato sviluppo interno tra atrio, cortile, scalone e giardino è certo una straordinaria scenografia nella quale ambientare la proposta di un artista dei nostri giorni come Michelangelo Penso, ma il termine scenografia, che pone l'antico edificio come puro sfondo dell'intervento contemporaneo, contrasta con il concetto, espresso in precedenza, di un perenne protagonismo dell'espressione artistica. Il dialogo con il sapiente articolarsi di vuoti e di pieni dell'architettura così come con il grande ciclo di affreschi barocchi di Valerio Castello, di Domenico Piola, di Gregorio De Ferrari e di Giovanni Andrea Carlone, al piano nobile del palazzo, è stato quindi sottolineato non soltanto dalla sensibilità dell'intervento dell'artista contemporaneo, ma dalla capacità comunicativa di studenti, specializzandi e dottorandi che hanno presentato al pubblico i caratteri del manufatto antico e delle opere contemporanee.
Utilizzare le potenzialità del patrimonio dell'Ateneo proprio nella pluralità delle proposte comunicative che lo caratterizzano, nella sua continuata relazione con la città, da quella medioevale a quella contemporanea, nella concreta eloquenza di monumenti e oggetti, peraltro "vissuti" quotidianamente, è una delle mete verso le quali concentrare l'attenzione.
Lauro Magnani
Delegato del Rettore per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico dell’Ateneo
Direttore del Centro interdipartimentale di ricerca "Centro di studi sulle arti, l'architettura e la letteratura del Manierismo e del Barocco"
Per Michelangelo Penso la matematica e la biologia sono punti di partenza dai quali si sviluppano disegni, sculture e installazioni che hanno il titolo e la struttura di formule scientifiche.
Il mondo che l'artista rappresenta nelle proprie opere è quello dell'invisibile, dell'infinitamente piccolo, della genetica, delle molecole del DNA, riletto attraverso una propria traduzione oggettuale.
L'installazione Blackcircuit realizzata nell'atrio di Palazzo Giacomo e Pantaleo Balbi trasforma la complessa struttura cellulare in un intricato reticolo di cinghie di gomma antiolio, traducendo l'essenza della vita umana, il suo patrimonio genetico, in intrecci che ingigantiscono ciò che è microscopico. È un'installazione allusiva, ma che allo stesso tempo vive di vita propria, segnando lo spazio come scultura, come oggetto, cioè, pensato in termini plastici per relazionarsi con lo spazio; così come la serie delle sculture in pvc intitolata Synthetic Genomics esposta nel piano nobile del Palazzo, negli spazi dell'attuale biblioteca di storia dell'arte, in dialogo con gli affreschi barocchi che ornano il soffitto e le pareti.
Nei disegni realizzati sui Carnets, ugualmente esposti nella biblioteca, microorganismi, schemi di catene genomiche, molecole complesse, appaiono in scala uguale ai più celebri monumenti europei proponendo una nuova relazione tra memoria e modernità.
Un colloquio, questo con l'antico, che negli spazi di Palazzo Balbi si propone in una forma inedita e seducente: negli affreschi il pittore seicentesco raffigurava il mito rendendolo disponibile allo sguardo di chi aveva il privilegio di percorrere gli spazi dell'edificio, nelle sue opere Penso rende visibile, fornendone una propria interpretazione formale, l'universo della scienza e in particolare quello della genetica, aprendo i nostri occhi su un futuro ancora tutto da immaginare.
Leo Lecci
Ricercatore universitario presso il Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Arti e Spettacolo
Breve biografia
Michelangelo Penso è nato nel 1964 a Venezia, dove vive e lavora. Si è diplomato all'Accademia di Belle Arti della stessa città con Emilio Vedova.
Dal 1981 espone regolarmente in gallerie private e istituzioni pubbliche.
Tra le principali mostre si ricordano: nel 1993 Punti cardinali nell'ambito della LXI Biennale di Venezia; nel 1997 le collettive "Il punto" alla Galleria Continua di San Giminiano e "Giro d'Italia" all'Attico di Roma; nel 2004 la collettiva "Dazibao d’images" a cura di Hou Hanru all'Université Pierre et Marie Curie di Parigi e la collettiva "Talk Show" curata da Hans Ulrich Olbrist alla Galleria Via Farini di Milano; nel 2005 la personale presso l'Espace Vieillard & Fasciani di Lione; nel 2008 la personale alla Galerie Alberta Pane a Parigi; nel 2010 le personali ancora alla Galerie Alberta Pane di Parigi e a The Flat – Massimo Carasi, Milano; nel 2011 la personale "Circuito genetico. Rsbp" a Palazzo Fortuny di Venezia.