I papiri dell’Università di Genova e il sandalo di Callimaco

La collezione dei papiri dell’Università di Genova (PUG) si è costituita attraverso acquisti sul mercato antiquario egiziano a partire dal 1954 e comprende circa quattrocento frammenti di datazione e contenuto vario: per lo più documenti che ci offrono uno spaccato della vita quotidiana nell’Egitto di epoca greca e romana.

Mentre proseguono le ricerche sulla parte ancora inedita in vista di un prossimo volume, che sarà il sesto della serie PUG, la collezione si è recentemente arricchita di un nuovo interessante reperto grazie a una donazione. Franco Montanari, già professore ordinario di Letteratura Greca a Genova, ha deciso di donare alla collezione PUG un frammento che gli era stato affidato negli anni Settanta dallo storico pavese Emilio Gabba, che a sua volta lo aveva ricevuto dalla collega Edda Bresciani, l’egittologa a cui si deve l’acquisto del papiro sul mercato antiquario del Cairo, presumibilmente negli anni Cinquanta.

Papiro donazione Montanari
Il frammento (fronte e retro) donato da Franco Montanari
alla collezione dei papiri dell’Università di Genova (PUG)

Il frammento, pubblicato per la prima volta nel 1976, conserva scrittura su entrambi i lati ed è databile su base paleografica al II secolo d.C.. Si tratta di una piccola porzione di un rotolo usato probabilmente per un registro di proprietà terriere – si distinguono un nome abbreviato (Asclepiade) e conti di terra arabile –, in seguito riutilizzato sul lato esterno ancora bianco per un contenuto del tutto diverso: un commentario a un’opera poetica. Nelle lettere leggibili si riconoscono infatti, insieme a parole in prosa, alcune parole del poeta ellenistico Callimaco in cui viene evocata l’immagine del sandalo che varca la soglia di un cortile. Si tratta di versi che la tradizione manoscritta medievale non ci ha conservato direttamente, naufragati come tanta parte della letteratura greca antica. Tuttavia conoscevamo questo passo di Callimaco per tradizione indiretta, perché è citato in una annotazione marginale di un manoscritto medievale dell’Iliade. Gli antichi commentatori di Omero lo ricordavano come parallelo di un verso del sedicesimo libro dell’Iliade in cui si fa riferimento ai sacerdoti del tempio di Zeus a Dodona “che non si lavavano mai i piedi”, forse proprio perché non varcavano mai la soglia per uscire dal tempio.

Questo piccolo frammento ci riporta così a chi, tanti secoli prima di noi, nella provincia romana dell’Egitto, studiava la poesia greca del passato, e per farlo aveva bisogno di strumenti che lo aiutassero a comprendere i difficili versi di Callimaco, un commentario ricopiato in una minuta scrittura professionale su carta di riciclo, dietro un registro terriero che ormai non serviva più.

Come tutti i papiri finora editi dei PUG, anche il nuovo frammento è ora digitalizzato e disponibile per la comunità scientifica sul sito della collezione ai link:

di Serena Perrone