Prossime uscite Genova University Press
Marco Spesso, Gian Luca Porcile
Da Zevi a Labò, Albini e Marcenaro
Musei a Genova 1948-1962: intersezioni tra razionalismo e organicismo
ISBN: 978-88-94943-69-6 (cartaceo) 978-88-94943-70-2 (digitale)
Collana: Critica e storia dell’architettura
Il Museo di Arte Orientale “Edoardo Chiossone” a Genova, nonostante la sua indiscutibile eccellenza qualitativa, è una delle architetture meno conosciute e indagate tra quelle dell’Italia del secondo dopoguerra. Il presente volume, organizzato in due saggi e in un rilevamento fotografico a fini prettamente critici, intende ripercorrere le relazioni che (attraverso la personalità di Mario Labò, correlata all’attività di Franco Albini e di Caterina Marcenaro, oltre che grazie alla mediazione di Zevi) connettono direttamente l’opera sia all’ambito europeo (Gropius, Mies, Aalto e, per un certo verso, anche Le Corbusier) che a quello USA (specialmente Wright e Mumford). Il progetto del museo permette quindi di rivelare tutta la ricchezza del dibattito culturale genovese, ambito in cui la ricostruzione post-bellica condusse ad un breve ed effimero “miracolo economico”.
Memoria poetica: questioni filologiche e problemi di metodo
A cura di Giuseppe Alvino, Marco Berisso e Irene Falini
ISBN: 978-88-94943-63-4 (cartaceo) 978-88-94943-64-1 (digitale)
Collana: Medioevo e rinascimento: testi e studi
Il convegno ha analizzato la funzione nella poesia medievale e rinascimentale della cosiddetta “memoria poetica”, ovvero la ripresa, conscia o meno, da parte di un poeta, di stilemi, versificazione, lessemi, rime e altri elementi già precedentemente impiegati in opere proprie o altrui. La memoria poetica è stata soprattutto analizzata nelle sue intersezioni con i problemi della ricostruzione filologica.
Anna Giardina
L’orazione Pro saltatoribus di Libanio: la danza consola e istruisce
ISBN: 978-88-94943- 67-2 (cartaceo) 978-88-94943-68-9 (digitale)
Collana: Testi dell’Oriente greco tardoantico e bizantino
Il saggio traduce per la prima volta integralmente in italiano e con rigore filologico l’orazione Pro saltatoribus di Libanio (IV sec.), che si inserisce nella secolare querelle sulla immoralità degli attori, in questo caso dei danzatori, e sull’effetto dei loro spettacoli sul pubblico; il testo è corredato di note linguistiche e contestuali, letterarie e storiche. La traduzione é affiancata da un confronto con l’opera perduta di Elio Aristide, di cui l’orazione di Libanio costituisce una precisa confutazione; contiene inoltre un riferimento puntuale al precedente De saltatione di Luciano di Samosata (II sec.) e alla successiva Apologia dei mimi di Coricio di Gaza (VI sec.). Il lavoro presenta dunque un interesse filologico per l’accuratezza e l’originalità della traduzione, storico perché situa l’orazione nel tempo dell’imperatore Giuliano, di storia del costume perché illustra tecniche di addestramento dei danzatori, argomenti dei loro spettacoli, favore popolare verso questo genere teatrale e reazione del potere costituito.