Sulle tracce dei genovesi nel Mar Nero

Nel mese di aprile del 2009 ho avuto l’opportunità di partecipare ad una missione di studio in Ucraina e Crimea, organizzata dal Complesso Museale di Santa Sofia a Kiev, dall’Istituto Italiano di Cultura, dalla Regione Liguria, dal Comune di Genova e dall’Ateneo genovese. Tracce utili per evocare storie di rapporti culturali e commerciali che si perdono nel tempo e per indurre anche a una riflessione su ciò che sta accadendo oggi.

Un viaggio in Crimea nel 2009

Un mercante che 700 anni fa fosse partito da Genova per recarsi lungo le coste del Mar Nero – il Mare Maius delle fonti medievali – avrebbe scelto un tragitto marittimo e avrebbe impiegato oltre due mesi, facendo probabilmente un breve scalo a Costantinopoli. Così accadeva anche per il viaggio di ritorno, come ci è documentato da un atto notarile del 1298 con cui diversi mercanti genovesi prendono a nolo nel porto di Caffa (l’odierna Feodosia) la nave Santa Maria, di Gaspare Doria e Baxino Donato, per affrontare il viaggio verso Genova, trasportando un carico di allume, cuoio e cera.

Soldaia (oggi Sudak), dove i Genovesi si insediarono stabilmente nella seconda metà del XIV secolo, bisogna visitarla da terra, ma il vero fascino è poterla osservare dal mare. Comprendere lo sviluppo delle mura di cinta, scandite da torri, provare a leggere quanto rimane delle iscrizioni in latino che testimoniano l’attività costruttiva dei maggiorenti genovesi. Un Luchino Fieschi – tra i tanti – ha lasciato memoria: console e castellano di Soldaia nel 1409. Si entra in città dalla porta che ricorda l’aspetto delle porte urbane genovesi (Porta Soprana e Porta dei Vacca), così difesa dalle due torri fatte costruire da Jacopo Torselli e da Barnaba di Franchi tra fine XIV e XV secolo.  Appena entrati si guarda subito verso l’alto, verso il colle Genevez Kaya che chiude completamente la vista del mare per chi è all’interno della città. Lungo la cresta del rilievo, si snoda la cortina muraria interna, dal castello consolare con il maestoso dongione genovese fino alla torre posta al culmine. Lo spazio tra la porta urbana, la cinta esterna e il castello consolare era occupato da edifici pubblici (una loggia), edilizia residenziale privata, chiese (tra cui la cattedrale di S. Maria) e profonde cisterne. L’archeologia ha posto in luce solo una piccola parte del tessuto urbano medievale e “genovese”. Nel 1475, dopo la caduta di Caffa, anche Soldaia cedette all’assedio dell’esercito ottomano. Un testimone dei fatti, l’ambasciatore del re di Polonia Martinus Broniovius, nella sua Tartarie Descrptio ci racconta che gli ultimi difensori si rifugiarono in una delle chiese maggiori della città, dove furono trucidati dai soldati turchi.

Per trovare altre tracce, ci spostiamo a est, verso Feodosia, la Caffa dei Genovesi, che qui si insediarono stabilmente tra il 1266 e il 1275, rimanendo di fatto signori della città per due secoli. Nella seconda metà del Trecento, con l’aumentare della pressione dell’Orda d’Oro, i consoli fecero costruire la nuova cinta. All’interno delle mura della città quattrocentesca convivevano Tartari, Russi, Saraceni, Greci, Armeni e circa duemila Genovesi. Chi avesse visitato Caffa nel XV secolo, aggirandosi tra il porto, la darsena, la ripa, la loggia, i fondaci e i magazzini, avrebbe trovato un fervere sorprendente di attività mercantili. Riprendendo l’itinerario in direzione ovest, la costa tra Sudak e Sebastopoli è scandita dalla presenza di insediamenti medievali. Ad una ventina di chilometri ad ovest di Soldaia, si incontrano i resti della fortificazione di Choban-Kule, il quattrocentesco castrum Tassili, probabilmente mai completato. Fu possedimento della famiglia Guasco. Alushta e Gurzuf conservano tracce delle fortificazioni genovesi, ma quasi nascoste dagli edifici moderni.

Cembalo (Balaklava) deve essere vista dal mare e l’ingresso nello stretto fiordo consente di scoprire lentamente lo sviluppo della baia e della città bassa. A dare unicità al paesaggio contribuiscono i resti della fortezza genovese, con le sue torri, il castello superiore di San Nicola e la fortificazione inferiore di San Giorgio, posta a protezione dell’accesso portuale. Nel XV secolo la colonia fu lungamente contesa tra Genova e il principato bizantino di Teodoro. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453), i Genovesi rinforzarono le fortificazioni di Cembalo e i lavori terminarono nel 1467. Cembalo, con tutta la Crimea, caddero in mano turca nel 1475.

Il sito archeologico di Chersoneso Taurica (Cherson) si affaccia sulla baia Karantinnaya, nei pressi di Sebastopoli, ed  è stato oggetto di ricerche a partire dal XIX secolo. La città è stata fondata tra VI e V secolo A.C. e ha avuto vicende insediative complesse. Il grande centro amministrativo e commerciale bizantino è stato distrutto una prima volta nel X secolo da Vladimiro I, principe di Kiev. Un secondo grave momento di crisi è stato causato dall’incursione mongola del 1278. Dopo la vittoria dei Genovesi contro i Veneziani, nella guerra del 1350/51, Cherson è diventata un approdo strategico: un console genovese è menzionato nel 1374. Pochi anni dopo, nel 1396, un devastante attacco delle truppe di Tamerlano il Grande ha posto fine alla vita della città. Nella prima metà del XV secolo alcune truppe genovesi erano stanziate nei resti semidistrutti delle fortificazioni della città, e il consolatus Gorzoni è ancora menzionato in un documento del 1449. Dopo il definitivo abbandono dell’antica sede, la città di Sebastopoli è stata rifondata alla fine del XVIII secolo, diventando la base della flotta navale zarista nel Mar Nero. Ugualmente noti e cruenti gli assedi di Sebastopoli nei due conflitti mondiali.

La lunga e complessa storia di Cherson si intreccia con quella, decisamente più breve, di Caffa, Soldaia, Cembalo e degli altri insediamenti costieri del Mar Nero e del Mare di Azov.  La loro posizione strategica li ha resi perenni luoghi di frontiera, preziose basi militari e vivaci empori commerciali, ma ripetutamente esposti a contese e a conflitti dagli esiti nefasti e drammatici.


Sugli insediamenti Genovesi del Mar Nero hanno scritto molto Geo Pistarino, Paolo Stringa e Mario Marcenaro – solo per parlare dei Liguri – scegliendo punti di osservazione (la storia, l’architettura, il viaggio e l’archeologia) e modalità descrittive assai diversi. Esiste poi una ricchissima produzione scientifica da parte di studiosi russi e ucraini. In tempi relativamente recenti è stata pubblicata una guida, ricchissima di materiale iconografico:  N. F. Balloni, N. Kukovalska, I Genovesi in Crimea, Guida storica, Kiev 2009.

di Fabrizio Benente