L'Arca del Battista

Una bella giornata per l'arte

Lo scorso venerdì 19 giugno, nel Salone della Curia Arcivescovile di Genova, in piazza Matteotti, ha avuto luogo una cerimonia cui hanno preso parte una trentina di persone. 
Al tavolo sedevano due carabinieri e due storici dell’arte.
La ragione dell’incontro era la consegna ufficiale, da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, alla Curia genovese - rappresentata dal Cardinale Angelo Bagnasco, che sedeva di fronte al tavolo di cui s’è detto, e dal Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, col suo Prefetto, monsignor Carlo Sobrero - di due oggettini dotati di un valore storico-artistico e di un significato simbolico e devozionale inversamente proporzionali alle loro ridotte dimensioni: due statuette di Angeli in argento dorato.
 

Arca processionale delle ceneri di san Giovanni Battista - UniGe
Arca processionale delle ceneri di san Giovanni Battista - Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo a Genova

Il furto negli anni '70

Negli anni Settanta, insieme ad altre quattro (tre Angeli e un Vescovo),  erano state letteralmente strappate, senza che nessuno se ne accorgesse, dall’Arca processionale delle ceneri di san Giovanni Battista, un grandioso manufatto orafo esposto nel Museo del Tesoro della Cattedrale, realizzato fra il quarto e il quinto decennio del Quattrocento. Una sorta di glorioso, ornatissimo e abbagliante piedistallo usato per innalzare e rendere visibile ai fedeli il reliquiario contenente del ceneri del Santo che dal 1099 è il patrono principale della città di Genova, nell’ambito della solenne processione che si tiene il 24 giugno, giorno natale del Precursore.
 

Le statuine degli angeli ritrovate dal prof. Clario Di Fabio di UniGe
Le statuine degli angeli ritrovate dal prof. Clario Di Fabio di UniGe

L'Arca del Battista: un'opera straordinaria

Dal punto di vista storico e artistico, la cosiddetta Arca (cosiddetta perché non contiene le reliquie, ma serve a trasportarle in forma solenne) è un’opera davvero fuori del comune.

È straordinario che, a dispetto della cupidigia sollecitata dal suo pregio materiale (argento, oro, smalti sono i materiali che la costituiscono), si sia conservata quasi integra.

È straordinaria per i suoi vincoli stretti con la storia della città: nasce infatti per delibera del Senato come un emblema politico: una sorta di arca dell’alleanza fra Genova e il suo Signore milanese, Filippo Maria Visconti, ma finirà per diventare, dopo la morte del Visconti e i rivolgimenti politici che portarono la città a riacquisire autonomia politica, il simbolo di una Libertas recuperata nel nome del Battista, patrono civico. 
È straordinaria per ragioni storico-artistiche, vi lavorarono infatti artefici di altissimo livello e di varia provenienza: cittadini genovesi come Teramo Danieli, che nel 1438 la firmò, ma che fu poi messo da parte lasciando la gestione del cantiere di questa vera e propria micro-cattedrale all’abilissimo Simone Caldera, nato ad Andora ed educato nella Toscana di Ghiberti e Brunelleschi, cui si affiancò il maggior orafo milanese di quegli anni, il grande Beltramino de’ Zuttis, cui il Visconti aveva dato licenza di venire a Genova. Il suo impegno per l’arca fu forse il suo canto del cigno, perché non si hanno tracce successive della sua attività. 
Oltre a costoro, uno o due orafi fiamminghi (probabilmente reclutati dal Caldera, che nelle Fiandre e a Parigi era andato a fare esperienza) si occuparono specificamente dell’ampio corredo di statuette (anche di quelle ritrovate) che popolano le strutture architettoniche dell’Arca, proprio come nei grandi edifici d’Oltralpe e nel Duomo di Milano.

L’Arca genovese è dunque uno delle oreficerie monumentali europee del XV secolo più grandi ed eccellenti che siano arrivate integre alla modernità, un documento tipico della cultura cortese del gotico internazionale
Definire straordinaria un’opera del genere, dunque, non è retorica, ma una constatazione oggettiva.

Arca del Battista un dettaglio - UniGe
Arca processionale delle ceneri di san Giovanni Battista: un dettaglio

Ritrovamenti

Del furto, commesso negli anni Settanta da ladri improvvisati, ben poco si seppe allora in città, e per diversi anni le preziose figurette rubate sparirono dalla circolazione. Due, finite chissà come nella vetrina di un antiquario di Sanremo, furono identificate e segnalate da Fulvio Cervini, storico dell’arte ligure che insegna all’Università di Firenze, e tornarono al loro posto.

Delle altre quattro si persero le tracce fino allo scorso settembre, quando due tornarono alla luce: iniziò allora il percorso che coinvolse in sinergia le competenza professionali di carabinieri e storici dell’arte, docenti e addetti alla tutela. Le persone, insomma, sedute dietro il tavolo di cui s’è detto il giorno della cerimonia tenuta in Arcivescovado, il 19 giugno scorso.

Il prof Clario Di Fabio di UniGe in Arcivescovado
La consegna ufficiale al Cardinale Angelo Bagnasco, delle due statuine rubate negli anni '70 dall’Arca processionale delle ceneri di san Giovanni Battista

Filo diretto

Dal filo diretto studente-docente che fin dalla loro nascitaha caratterizzato le Università in Europa, è nata la scintilla che ha condotto al ritrovamento dei due Angeli sottratti all’Arca del Battista
Nel settembre 2019 Francesca Girelli, dottore di ricerca in Storia dell’Arte Medievale dell'Università di Genova, mi telefonò per chiedermi un parere su un quadro seicentesco genovese che, visto sul catalogo di una nota e stimata casa d’aste genovese, aveva suscitato la sua curiosità. Consultando sul mio cellulare il catalogo d’asta, m’imbattei nel lotto numero 25, formato dalle due statuine, ben illustrate in dimensione quasi naturale. 
Avevo studiato l’Arca del Battista, scritto su di essa più volte ed dal 2001 al 2005 ero stato il direttore del Museo del Tesoro della Cattedrale: vederle significò riconoscerle.
A quel punto, entrarono in scena gli altri tre uomini dello Stato che, mesi dopo, si sarebbero seduti con me al tavolo del Salone arcivescovile: Franco Boggero, direttore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria, ed egli stesso studioso dell’Arca, cui subito avevo telefonato per informarlo dell’agnizione, e i due carabinieri, il loro comandante provinciale, colonnello Gianluca Feroce, e il tenente colonnello Antonio Quarta, responsabile del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale i cui componenti avevano  sviluppato le indagini grazie alle quali è stato possibile salvaguardare quegli oggetti dalla dispersione e restituirli alla Cattedrale e al suo Museo del Tesoro, uno fra i più suggestivi ed emozionanti della città di Genova. 

Prof. Clario Di Fabio dell'Università di Genova - UniGe
Prof. Clario Di Fabio dell'Università di Genova
di Clario Di Fabio