CARESSES, progetto internazionale dell’Università di Genova, sviluppa robot culturalmente competenti in grado di aiutare le persone anziane, ricordando loro di prendere le medicine, incoraggiandole a svolgere una vita attiva, aiutandole a restare in contatto con amici e parenti, nel rispetto dell’ambito culturale in cui interagiscono: un perfetto esempio di innovazione digitale, come attesta il Premio Innovazione SMAU 2019.
'Il merito di questo premio va soprattutto ai giovani ricercatori del Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi dell’Università di Genova che hanno messo la loro intelligenza e la loro creatività al servizio del progetto, hanno lavorato follemente per quasi tre anni per rispettare tutte le scadenze che ci siamo dati! Sicuramente nel futuro i robot saranno sempre più importanti nell’assistenza degli anziani e tenere conto dei bisogni e delle preferenze culturali delle persone è un modo per assisterli in modo più completo. Per questo è nato il progetto CARESSES e per questo ci lavoriamo con passione' afferma Antonio Sgorbissa, responsabile del progetto e professore di Robotica dell'Università di Genova.
CARESSES (Culture-Aware Robots and Environmental Sensor Systems for Elderly Support) è un progetto internazionale H2020 EU-Giappone, multidisciplinare, il cui obiettivo è sviluppare il primo robot di assistenza agli anziani in grado di adattare il proprio modo di parlare e di comportarsi alla cultura della persona assistita.
Il progetto ha avuto inizio il primo gennaio 2017 e terminerà nel 2020. L'obiettivo principale di CARESSES è sviluppare un sistema di intelligenza artificiale che renda i robot di assistenza agli anziani in grado di tenere conto delle caratteristiche culturali delle persone. Il nucleo del progetto ruota intorno al software e al suo adattamento allo specifico robot utilizzato ma sono di grande rilevanza anche aspetti hardware come l’integrazione di sensori e altri dispositivi che permettano al robot di comprendere meglio l’ambiente e le persone con cui interagisce.
CARESSES introduce per la prima volta il concetto di 'robot culturalmente competenti', in grado cioè di adattarsi al profilo culturale della persona con cui interagiscono, e vede il coinvolgimento di sei partner europei (Università di Genova, Università di Örebro, Università del Middlesex, Università di Bedfordshire, Advinia Healthcare, Softbank Robotics Europe) e tre partner giapponesi (Istituto Avanzato di scienza e Tecnologia del Giappone (JAIST), Università di Nagoya, Università di Chubu.
Per sviluppare e testare i suoi sistemi culturalmente competenti, CARESSES al momento utilizza Pepper, un robot umanoide prodotto da Softbank Robotics, partner di ricerca del progetto. Questa scelta tecnologica e commerciale non esclude che in futuro sia il software sia la metodologia di sviluppo possano essere adattati ad altre piattaforme. Anche per questo il codice di programmazione sarà rilasciato con licenza open source.
La disponibilità di robot culturalmente competenti potrebbe aiutare in molte attività gli operatori che forniscono assistenza agli anziani, rafforzando l'assistenza domiciliare e contribuendo a ridurre la pressione su ospedali e case di riposo. Questo implica che i robot siano accettati dagli anziani e da chi ha cura di loro. Il progetto CARESSES nasce dalla convinzione che questa accettazione sia più semplice e naturale se i robot sono dotati di competenze culturali, consapevoli cioè della cultura della persona con cui interagiscono e capaci di adeguare di conseguenza il proprio comportamento.
Per competenza culturale si intende l'insieme delle conoscenze, capacità di comprensione e abilità che permettono di fornire un'assistenza coerente con le diverse necessità della persona, considerando abitudini e preferenze culturali, religiose e alimentari. Nello specifico, il robot deve essere sensibile verso caratteristiche della persona come il linguaggio, con i suoi accenti, e le capacità interpersonali, come la fiducia verso il prossimo.
Il robot sviluppato nel progetto aiuta le persone in vari modi: ricordando di assumere le medicine prescritte (non sostituisce le prescrizioni mediche), incoraggiando a svolgere una vita attiva e aiutando a restare in contatto con amici e parenti.
Ogni azione viene eseguita prestando attenzione alle abitudini, alle pratiche culturali e alle preferenze della persona.
I robot del progetto CARESSES non si sostituiscono agli operatori delle case di assistenza ma svolgono un ruolo complementare contribuendo a rendere meno solitaria la vita dell’assistito e meno urgente la presenza costante degli operatori stessi.
Nel Regno Unito è stata testata l'interazione dei robot con gli ospiti delle case di riposo Advinia Healthcare, partner del progetto. In Giappone i test hanno coinvolto personale e ospiti della casa di riposo HISUISUI e della iHouse, una casa domotica realizzata presso il JAIST - Japan Advanced Institute of Science and Technology.
Durante la fase di test gli assistiti sono stati divisi in un gruppo sperimentale e due gruppi di controllo: il gruppo sperimentale (5 persone indiane e 5 inglesi ospiti nelle case di cure britanniche e 5 in quelle giapponesi) è stato assistito da una versione culturalmente competente del robot; un secondo gruppo di identica composizione (10 persone ospiti nelle case di assistenza britanniche e 5 in quelle giapponesi) ha interagito con robot non culturalmente competenti. Infine, un terzo gruppo non ha ricevuto alcun robot.
I ricercatori stanno ora analizzando i dati per verificare fino a che punto la presenza di robot di assistenza, soprattutto se culturalmente competenti, abbia un impatto positivo sulla qualità della vita delle persone e dei loro familiari.
Il progetto CARESSES è stato: