Il progetto PatriFem – Charting Female Property and Patrimonial Rights in Law and Practice Across Western Europe (12th-16th Centuries), finanziato con circa 2 milioni di euro, si propone di studiare un problema centrale per le studiose e gli studiosi che affrontano gli sviluppi storici privilegiando la dimensione di genere. A partire dalla metà del XII secolo, in tutta Europa, vennero progressivamente emanate leggi che ponevano forti limiti alle donne sull'acquisizione e la gestione di beni e patrimoni, innescando un lungo processo che, alle soglie dell’età moderna, portò a una drastica riduzione dalla loro capacità di azione. La situazione dei secoli che saranno oggetto di analisi è tutt’altro che uniforme: questi diritti potevano variare, anche di molto, non solo da città a territorio, ma anche da una città all’altra, creando in questo modo un quadro estremamente complesso di leggi e consuetudini molto diverse di cui, a oggi, si sa ancora molto poco.
L’importanza della questione è innegabile, non solo perché gli studiosi si sono a lungo interrogati sulla capacità di azione delle donne nel passato, ma anche perché gli effetti di questi sviluppi si fanno sentire ancora oggi, novecento anni dopo.
Il periodo che viene preso in considerazione dal progetto, inoltre, coincide con una fase fondante nella prospettiva dell’Europa contemporanea. Proprio nei secoli bassomedievali si registrano, infatti, profonde trasformazioni economiche, sociali e politiche, ma anche nelle strutture familiari che, almeno in parte, sono esito (e hanno alimentato) questi cambiamenti nei diritti delle donne.
Perché allora certe leggi hanno cominciato a essere promulgate in questo preciso momento? In che misura e come variavano i diritti economici femminili da un contesto all’altro e perché? Come possiamo collegare la riduzione dei diritti economici femminili ai cambiamenti che si osservano nel tardo medioevo?
L’obiettivo di PatriFem è quello di fornire risposte a queste domande cruciali attraverso una ricerca che copre tre regioni geografiche con caratteristiche estremamente diverse in termini di tradizioni giuridiche e di quadri socio-economici e politici: la penisola italiana, la Francia e l’area di lingua tedesca. Lavorando sugli archivi di 18 città, Genova compresa, 6 per ciascuna delle tre macroaree, e raccogliendo dati sia da documentazione normativa (per esempio dagli statuti), sia da documentazione privata (come quella reperibile nei registri notarili), il progetto prevede la creazione di due database che verranno poi messi a disposizione degli studiosi e del pubblico.
La ricerca di ampio respiro mira a osservare non solo l’evoluzione delle leggi, ma anche come le donne e le loro famiglie reagirono all’introduzione di norme fortemente limitative, oppure come certe consuetudini cementate da tempo nella pratica furono poi convertite in leggi. La metodologia sviluppata grazie a questa esperienza, nel prendere in considerazione i diritti, come quelli inerenti alla dote o contemplati nelle leggi di successione, ma anche le prassi, che si riscontrano in diverse società nel corso del tempo, potrà essere adottata per studiare altri contesti territoriali e cronologici, costituendo così base per ulteriori ricerche.
Oltre ai due database, i dati raccolti consentiranno di sviluppare un atlante digitale interattivo che rappresenterà un tentativo senza precedenti di cartografare i diritti patrimoniali delle donne in Europa nell’arco di cinque secoli.
Denise Bezzina (Malta, 1979), ricercatrice in Storia medievale presso il Dipartimento di antichità, filosofia e storia - DAFIST dell'Università di Genova da luglio 2023, si è addottorata in Studi storici presso l’Università di Torino (2012) dopo aver conseguito una laurea in Storia prima dall’Università di Malta e poi dall’Università di Genova. È stata Marie Skłodowska Curie Fellow presso il CNRS – Centre Roland Mousnier (Sorbonne Université) con un progetto dedicato agli alberghi (ossia le consociazioni aristocratiche) genovesi nel basso medioevo e borsista postdoc presso l’Università di Padova nel quadro del progetto ERC CoG Micoll - Migrating commercial law and language. Rethinking lex mercatoria (11th-17th century). Dal 2017 collabora con il centro studi per la storia del notariato Notariorum Itinera, che ha sede presso l’Ateneo genovese.
Su 2.130 candidati, il Consiglio europeo della ricerca (ERC – European Research Council) ha selezionato 308 ricercatrici e ricercatori che, con un finanziamento complessivo di 627 milioni di euro, parte del programma Horizon Europe dell'UE, potranno consolidare i propri gruppi di ricerca e perseguire le loro idee scientifiche più promettenti.
I progetti, candidati ai finanziamenti e selezionati, sono distribuiti su tre macro-aree: Life Sciences, Social Sciences and Humanities, Physical Sciences and Engineering.
Gli enti di riferimento per i progetti finanziati sono distribuiti su 23 Paesi europei, per le tre macro aree di ricerca:
mentre la distribuzione delle nazionalità delle ricercatrici e dei ricercatori responsabili dei progetti finanziali evidenzia il secondo posto per l'Italia:
Il Consiglio europeo della ricerca (ERC – European Research Council), istituito dall'Unione europea nel 2007, è la principale organizzazione europea di finanziamento per la ricerca di frontiera d'eccellenza. Finanzia ricercatori creativi di qualsiasi nazionalità ed età, per la realizzazione di progetti in tutta Europa con 4 programmi: Starting Grants, Consolidator Grants, Advanced Grants and Synergy Grants. Con il suo programma Proof of Concept Grant, lo ERC aiuta i beneficiari a colmare il divario tra la loro ricerca pionieristica e le prime fasi della sua commercializzazione. Lo European Research Council è guidato dal Consiglio scientifico, un organo di governo indipendente, e, dal novembre 2021, Maria Leptin è il presidente. Il bilancio complessivo, dal 2021 al 2027, è di oltre 16 miliardi di euro, nell'ambito del programma Horizon Europe, sotto la responsabilità del Commissario europeo per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, Iliana Ivanova.