ZeroZeroZero
ZeroZeroZero
di Roberto Saviano (ed. Narratori Feltrinelli)
Nel Seicento il poeta spagnolo Francisco de Quevedo y Villegas scriveva nel Poderoso Caballero es Don Dinero: “… Madre, è all’oro che m’inchino, è per me l’amato amante, giallo in abito galante brilla come un damerino; ché doblone o nichelino mi dà tutto ciò che spero, Poderoso Caballero es Don Dinero.
Nelle Indie nasce, e accolto con onor, lo si accompagna, a morir viene in Spagna, ed a Genova è sepolto… Poderoso Caballero es Don Dinero.”
Dalle colonie americane iniziarono ad arrivare già secoli fa ingenti quantità di metalli preziosi e l’Europa e i suoi banchieri, perlopiù italiani, si specializzarono nella gestione dei capitali e nelle speculazioni finanziarie. Da lì in poi gli scambi economici e commerciali si spostarono dal Mar Mediterraneo all’Oceano Atlantico. Mercanti e banchieri esistevano allora ed esistono anche oggi con vesti e strumenti diversi e più raffinati.
Ecco a che cosa ho pensato quando ho iniziato a leggere l’ultimo libro di Roberto Saviano dal titolo ZeroZeroZero.
Si parla di oro, argento, e adesso, anzi per la verità da diverso tempo, di droghe e di cocaina in particolare. Leggendo il libro, ho visto di fronte ai miei occhi come una grande mappa. La mappa geografica del narcotraffico disegnata da Saviano è fortemente intrecciata da diverse storie, luoghi, città con un filo rosso rappresentato dalla cocaina.
“Scrivere di cocaina è come farne uso” afferma Saviano. Tutto ruota attorno a questo universo. Mercati illegali e mercati finanziari legali. La multinazionale del crimine non ha solo zone oscure ma si veste di un abito lucente che è rappresentato dal sistema occidentale. È il capitalismo criminale mondiale con i suoi protagonisti.
Lo sforzo di Saviano è quello di raccontarci questo mercato globale con il piglio del giornalismo d’inchiesta e del narratore. È facile perdersi fra una massa di informazioni, nomi, luoghi. Vi sono storie di umana ferocia raccontate in modo dettagliato dall’autore. Nel suo libro si leggono storie di una violenza inaudita. Tutte vicende legate ad un unico e remunerativo mercato: il narcotraffico. Hai così l’impressione di iniziare un viaggio crudo e inevitabilmente concreto, un viaggio internazionale verso gli inferi. Un Inferno ben documentato da Saviano attraverso la cronaca, i giornali e l’imponente fiume di carte processuali.
Al di là della crudezza della realtà descritta quello che mi ha più colpito in questo libro è l’inquietudine dell’autore. Non è più il giovane testimone della sua vicenda regionale ma, suo malgrado, è diventato uno dei protagonisti delle realtà che ci racconta.
Una realtà che sembra lontana, ma è molto più vicina a noi di quanto crediamo. Quante persone fanno uso e consumo di droghe nel nostro Paese e nel mondo? Quante persone ne fanno uso nella nostra piccola realtà cittadina, professionale? Mi rendo conto che di questo fenomeno, così vicino a noi, non sappiamo nulla o peggio ne siamo del tutto indifferenti. Mi tornano allora alla mente le prime pagine del libro: “La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi della cervicale. Fa uso di droga chi ti è più vicino…”