Tra gli angeli del fango
Tra gli angeli del fango
Della tragica alluvione che ha colpito Genova i primi giorni di novembre rimangono molte tracce. Rimane il dolore per le sei persone che hanno perso la vita, dolore reso ancora più intenso dalla consapevolezza che in fondo, quelle vite, si potevano anche salvare. Rimane la disperazione di chi ha perso tanto, o tutto, in quelle terribili ore che hanno visto rovesciarsi sulla nostra città quasi un metro d'acqua, con negozi, locali e intere vie completamente sommerse dal fango, un fango che Genova conosce, che negli scorsi decenni ha attraversato più di una volta le nostre strade.
Sono rimaste le polemiche, che sempre nel nostro Paese seguono qualunque evento, ma che non sempre, anzi quasi mai, nascono da sincere opinioni, bensì da interessi di parte e strumentalizzazioni. Di quelle polemiche, però, non mi voglio interessare. In questo articolo vorrei parlare dei tanti, tantissimi giovani che nei giorni successivi alla pioggia hanno deciso di scendere per strada e lasciare da parte le parole per mettersi a lavorare, per fare fronte all'emergenza e aiutare chi era stato sommerso dalla valanga di acqua: gli angeli del fango.
Questo rimane di quei terribili giorni di pioggia: la grande forza di volontà che hanno dimostrato i genovesi, insieme ai tanti volontari venuti da fuori, con la capacità di mettersi immediatamente al lavoro per spalare le strade e ripulire i negozi: per ricostruire. Rimane l'orgoglio di far parte dei tantissimi giovani che spontaneamente si sono offerti volontari per aiutare una città ferita, con naturalezza, con semplicità, senza farsi fermare dalle previsioni di altre piogge, dalla scomodità o dai dolori muscolari che dopo poco hanno iniziato a farsi sentire. L'orgoglio di aver dimostrato all'Italia intera che anche nella disgrazia ci possono essere dignità e coraggio.
I tanti ragazzi e ragazze, anche giovanissimi, immersi nei detriti, con una pala in mano e i vestiti completamente ricoperti di fango, sono una prova evidente che la nostra generazione è di gran lunga migliore di quello che vogliono farci credere, di quello che vediamo in televisione tutti i giorni, di quello di cui ci hanno quasi convinti. La nostra generazione ha grandi potenzialità, tanta voglia di mettersi in gioco e fare la propria parte. La nostra generazione ha dimostrato di non essere interessata alle polemiche, ma di curarsi solo del lavoro e della ricostruzione.
Rimane, in conclusione, un grande interrogativo: sarà in grado, la nostra generazione, di dimostrare le stesse capacità, lo stesso entusiasmo, lo stesso spirito di sacrificio anche nella ricostruzione del Paese? Saremo in grado, noi giovani, di superare le obsolete divisioni che hanno quasi paralizzato le attività delle generazioni precedenti, per costruire tutti insieme un futuro degno di questo nome per le generazioni che verranno dopo di noi?
Personalmente sono convinto di si.