Adozione del codice etico di Ateneo

Adozione del codice etico di Ateneo

In concomitanza con la pubblicazione del nuovo testo statutario sulla Gazzetta Ufficiale, il 16 Dicembre 2011 è stato emanato il codice etico dell'Università, la cui adozione è stata imposta dall'entrata in vigore della Legge n.240/2010 e risponde alla necessità di formalizzare in un testo di natura regolamentare principi che ormai da tempo erano al centro del dibattito politico e culturale in materia di riorganizzazione del sistema universitario e che la recente riforma introdotta dal Ministro Gelmini ha assunto quali fondamenta del progetto di rinnovamento.
L'esigenza di elaborare un sistema di norme deontologiche era già emersa in precedenza in numerosi Atenei che, sulla base del principio di autonomia in materia regolamentare previsto dell'art. 6 della Legge n.168/1989 e adeguandosi al clima culturale, a partire dal 2001 si sono spontaneamente dotati di un proprio codice deontologico.
Ora che concetti quali trasparenza, valorizzazione del merito nell'accesso al lavoro e nella gestione delle pubbliche funzioni sono entrati a far parte dell'insieme dei principi giuridici della collettività, è possibile leggere l'adozione di un codice etico non solo come un "mero obbligo" cui adempiere o come una carta di valori priva di una reale applicazione ma anche, auspicabilmente, come un possibile strumento di riorganizzazione messo a disposizione della comunità accademica, condiviso da tutte le sue componenti e volto a uniformarne l'azione.
Nella chiave di lettura proposta, il nuovo testo regolamentare può essere accolto come un'opportunità per reimpostare, laddove necessario, i rapporti tra tutti gli appartenenti alla comunità accademica stessa, nonché le relazioni con i soggetti pubblici e privati che con questa interagiscono. Pertanto riteniamo che le regole di condotta enunciate nella parte introduttiva del testo non rappresentino solo un modello comportamentale a cui adeguarsi, ma soprattutto a cui ispirarsi.
Una particolare attenzione è stata poi riservata alla regolamentazione in tema di conflitto di interessi e proprietà intellettuale, materia da tempo origine di numerose difficoltà all'interno della realtà universitaria italiana e ostacolo ad un imparziale ed integro svolgimento dell'attività didattica e di ricerca.
In ottemperanza alla legge Gelmini che, con il preciso intento di rendere più cogenti i precetti contenuti nei codici etici, dispone l'obbligo di prevedere un apparato sanzionatorio, il codice etico dell'Università (che, ricordiamo, si pone comunque in una prospettiva residuale rispetto alla vigente normativa disciplinare, penale, civile e amministrativa) indica una serie di sanzioni e un procedimento per il loro accertamento; tuttavia l'augurio che vogliamo formulare in questa sede è quello che in futuro sia necessario ricorrervi in forma molto contenuta quale possibile dimostrazione che le norme di comportamento enunciate nel testo siano state realmente fatte proprie da tutti i componenti della comunità accademica così come è nello spirito della riforma dell'Università.

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