MAFIA - MAFIE. Per la verità e la giustizia

Avviare processi.

Simone Botta durante la cerimoniaSono parole di Papa Francesco: "per cambiare qualcosa che non funziona, occorre avviare processi”.

Se proviamo a contestualizzare questo “mantra” nella storia, in quelle storie che in questi anni abbiamo raccontato e che tanti come noi, in molte parti d’Italia, raccontano ogni giorno, riaffiorano alla mente le parole di Paolo Borsellino; diceva infatti che la lotta alla mafia è anzitutto lotta al consenso verso le istituzioni mafiose, lotta al consenso verso i “servizi” mafiosi.

Per tre volte ripete “lotta”: perché si parte con una prima battaglia - con una prima lotta -, poi se ne vince un’altra, poi un’altra ancora prima di uscire vittoriosi dalla lotta vera e propria, dalla guerra.

Allora anche la lotta è un meccanismo, è un processo e, come in ogni processo, ogni parte interessata - lo Stato e quindi tutti noi - deve svolgere correttamente il proprio ruolo.

Ed infatti già Paolo Borsellino sosteneva che in questa lotta:

  1. giocano un ruolo limitato la repressione poliziesca e giudiziaria, se manca il sostegno dei cittadini;
  2. ruolo estremamente importante spetta alle istituzioni pubbliche che devono attirare verso loro stesse questo consenso, assicurando un funzionamento efficiente e imparziale;
  3. la stessa importanza va attribuita alle istituzioni culturali, che hanno il compito di re-indirizzare il consenso verso l’autorità legittima perché solo in quel momento si potrà innestare un’efficiente azione delle istituzioni repressive.

In queste passaggi è chiaro il concetto di processualità, di meccanismo, di cammino - se vogliamo -: momenti come quelli di MAFIA - MAFIE vogliono servire a dare un contributo all’abbattimento di quel muro di indifferenza e di insofferenza rispetto al fenomeno mafioso che il nostro territorio disconosce, quasi non fosse un problema che permea il suo tessuto sociale e culturale.Il Rettore Paolo Comanducci, Luciano Traina e Salvatore Borsellino durante lo scoprimento della targa

Ed è proprio per questo che abbiamo proposto di realizzare una targa alla memoria dei giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti delle loro scorte Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.

L’Università ha accolto con entusiasmo la nostra proposta ed oggi la targa è collocata presso l’Aula Magna del Palazzo dell’Università, dove lo scorso 15 novembre si è svolta la cerimonia di scoprimento con la partecipazione di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, e di Luciano Traina, fratello di Claudio.

Questo semplicissimo gesto ha voluto e vuole significare una riconsacrazione del nostro Ateneo ai valori alti di passione civile e lotta per la verità e la giustizia, nel XXV anniversario delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio; vuole manifestare pubblicamente l’impegno di questo Ateneo nel contrasto culturale ai fenomeni di criminalità organizzata che hanno aggredito oramai da diversi decenni anche la nostra amata terra ligure.

 

La targa posta in memoria dei XXV anni dalle stragi di Capaci e Via D'Amelio

 

Simone Botta
Presidente IDEE GIOVANI UniGe
Antonino Carbone
Vicepresidente IDEE GIOVANI UniGe

 

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