L’assetto politico turco dopo il voto di Istanbul

Le elezioni amministrative del 31 marzo hanno aperto una nuova fase politica per la Turchia. La vittoria elettorale dei partiti di opposizione in città chiave come Istanbul, Ankara e Izmir ha dimostrato la resilienza della democrazia turca che, nonostante i duri colpi a cui è stata sottoposta negli ultimi anni, ha mostrato qualche segnale di ripresa portando oltre l’80% dell’elettorato alle urne. La decisione di annullare il voto di Istanbul – da ripetersi il 23 giugno -, riprova di un controllo sempre più stringente da parte del governo Erdoğan sulle istituzioni, ha alienato ulteriormente parte della popolazione, stanca dei metodi sempre più autocratici del Presidente. Nonostante sia presto per parlare di tramonto dell’era Erdoğan, il quale a livello nazionale gode ancora di ampi consensi (52%), il voto di marzo e le successive polemiche hanno segnato una prima rottura tra il leader turco e parte del proprio elettorato.

Mappa Turchia

Cresce infatti nei grandi centri urbani il malessere delle fasce medie, soprattutto della borghesia conservatrice che in questi anni ha costituito una componente fondamentale del bacino elettorale di Erdoğan. Alla base del calo di consensi risiede la naturale stanchezza della governance a cui, complice l’instabilità economica degli ultimi mesi, si è aggiunta una drastica riduzione di risorse, necessarie per alimentare la fitta rete clientelare che il partito di governo (AKP) ha creato nel corso degli anni. Di questo malessere hanno approfittato le opposizioni che hanno deciso di presentarsi unite in una coalizione guidata dal partito erede del kemalismo (CHP). Quest’ultimo, se fino all’anno scorso cercava di sfidare Erdoğan frontalmente, mettendo l’elettore davanti ad una scelta ‘o lui o noi’, al voto amministrativo ha saputo affermarsi attraverso una serie di proposte concrete, elaborando contenuti e fornendo un’agenda politica realmente alternativa a quella AKP. In particolare i candidati del CHP risultati vincitori - il più noto è Ekrem İmamoğlu (Istanbul) - sono tutti volti nuovi, con esperienze politiche legate al territorio, durante le quali hanno mostrato abilità di gestione, trasparenza e disponibilità al dialogo con le componenti conservatrici della società. Un percorso dettato dalla presa di consapevolezza che alienandosi le simpatie dell’elettorato conservatore, come avvenuto nel più recente passato, difficilmente sia possibile proporsi come alternativa di governo a livello nazionale. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il CHP riflette ancora troppo la vecchia politica elitaria di stampo kemalista, e difficilmente sarà in grado di acquisire consensi nel cuore dell’Anatolia. Di conseguenza, è plausibile aspettarsi che a medio termine l’allontanamento di Erdoğan dal suo elettorato moderato apra una significativa finestra d'opportunità per quanti da tempo lavorano alla costituzione di una formazione politica di centro destra in linea con il primo decennio AKP. In altre parole, la vera sfida ad Erdoğan arriverà da figure fuoriuscite o smarcatesi dal percorso illiberale intrapreso da Erdoğan – quali Babacan, Gül, Şimşek - che, a prescindere dall’esito elettorale del 23 giugno, sono pronte a scendere in campo contro l’ex alleato.

di Federico Donelli, Dipartimento di scienze politiche
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