Il progetto iGLOVE nella Sclerosi Multipla

Tutti noi abbiamo imparato che quando arriva notizia della scoperta di una nuova molecola efficace contro qualche malattia, dovremo aspettare anni prima che un farmaco basato su questa molecola sia disponibile per il trattamento dei pazienti.

 

Questo accade anche nella Sclerosi Multipla (SM). Questo ritardo è dovuto al fatto che qualsiasi farmaco promettente in laboratorio deve essere testato per la sua efficacia sugli esseri umani. Nella SM per capire se un farmaco “funziona” bisogna misurarne i suoi effetti sulla disabilità, e qui veniamo al punto centrale di questo progetto. La misura della disabilità è un punto debole della ricerca clinica nella SM: le scale utilizzate sono alquanto rozze e danno una valutazione approssimativa della disabilità, molto centrata sulle capacità di deambulazione dei pazienti. Questo fa si che per verificare l’efficacia di un farmaco in termini di riduzione di accumulo di disabilità siano necessari moltissimi pazienti che devono essere monitorati per lunghi periodi di tempo. Molti pazienti sono definiti con disabilità stabile anche quando in realtà sono oggettivamente progrediti e questo avviene ad esempio per la disabilità degli arti superiori che è di difficile quantificazione e non è inclusa nelle scale classiche di disabilità.

Il progetto iGloveLa storia di questo progetto nasce da un’iniziativa tutta genovese. Un gruppo di giovani Ingegneri diretti dal Prof Marco Bove dell’Università di Genova ha brevettato circa 10 anni fa un guanto fatto di un tessuto che conduce i segnali elettrici che vengono trasmessi al computer. Il guanto, denominato HTS (Hand Test System) è stato sviluppato e prodotto da una Ditta genovese, la ETT. Tra gli altri ambiti di ricerca, tale strumento è stato testato sui pazienti con SM in collaborazione con la Clinica Neurologica diretta dal Prof Mancardi. La ricerca è stata dunque fortemente interdisciplinare, avendo coinvolto ingegneri (il Prof Marco Bove con la sua equipe del DIME, l’Ing Laura Bonzano oggi al DINOGMI e l’Ing Andrea Tacchino), medici (la Dr Alice Laroni, il Prof Antonio Uccelli, il Prof Gianluigi Mancardi e i neurologi del DINOGMI) e statistici (la prof Maria Pia Sormani e il suo gruppo del DISSAL), rappresentando un buon esempio di collaborazione tra Università e Impresa all’interno della nostra città.

Con questo guanto è possibile misurare in modo quantitativo ed oggettivo vari parametri mentre un soggetto esegue dei semplici compiti come tamburellare le dita seguendo un metronomo, o cercando di sincronizzare le due mani. Tra questi parametri, ad esempio, si può misurare il ritardo in millisecondi del tocco rispetto al suono del metronomo, o lo sfasamento tra le due mani. Sono misure finissime, non rilevabili ad occhio (parliamo di millisecondi) ma che si sono dimostrate in studi preliminari molto sensibili nel differenziare ad esempio pazienti con SM ma ancora con disabilità nulla dai soggetti sani.

 

Il progetto, che ha ricevuto il finanziamento Merck, si prefigge di misurare le variazioni nel tempo dei parametri misurati dal guanto in un gruppo di pazienti con SM, correlandole ad altre misure di disabilità motoria e cognitiva, per valutare il possibile uso di questo strumento in futuri studi prospettici, con la speranza che misure quantitative, oggettive e sensibili permettano la conduzione di studi più rapidi, con una ricaduta immediata sulle risposte che potranno essere date ai pazienti con SM.

 

Maria Pia Sormani
Dipartimento di Scienze della salute

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