A settant’anni dal Piano Schuman: l’Italia è stata veramente la Cenerentola d’Europa?
Il ruolo dell'Italia nel processo di integrazione europea
Settant’anni fa prendeva avvio con il Piano Schuman il processo d’integrazione europea. Esiste una vulgata che dipinge l’Italia come un Paese marginale di questo processo, al traino delle grandi potenze continentali. In realtà, l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale e di leadership in tanti settori della costruzione europea, in particolare quello politico-istituzionale e quello sociale. Basti ricordare alcuni illustri esempi: De Gasperi, Spinelli e Levi Sandri, che hanno contribuito a promuovere il processo di integrazione europea e a tutelare gli interessi del paese .
È noto che l’Italia aderì immediatamente alle prime Comunità europee: la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e il progetto CED (Comunità europea di difesa).
Il contributo di De Gasperi e Spinelli
Ciò che molti non sanno è che De Gasperi non si limitò ad accettare passivamente le pur rivoluzionarie proposte francesi: le sue scelte non furono obbligate e nemmeno scontate, né subordinate a quelle di altri leader europei. De Gasperi seppe imprimere un vero e proprio salto di qualità alla costruzione europea, attraverso il superamento dell’approccio funzionalistico monnetiano, proposto da Schuman, teso a costruire l’unità europea gradualmente, per settori, e l’affermazione di quello costituzionalistico hamiltoniano, proposto da Spinelli, che propugnava la convocazione di un’assemblea costituente europea. L’adesione al progetto di unità europea di Alcide De Gasperi e di Altiero Spinelli, seppur ideologicamente appartenenti a diversi schieramenti politici, era maturata per entrambi nella ricerca delle vie per costruire la pace, superare le spinte egemoniche e i totalitarismi del passato, attuare la riconciliazione franco-tedesca, garantire la difesa delle democrazie.
Fu De Gasperi in particolare, nella sua veste di Presidente del Consiglio italiano, a battersi con determinazione affinché il progetto di Comunità europea di difesa (l’esercito europeo) in fase di studio non si limitasse a studiare forme di integrazione di carattere militare, ma si trasformasse nel tentativo di creare una vera e propria Comunità politica europea a prescindere dalla quale sarebbe stato vano pensare a un esercito continentale indipendente dal punto di vista della politica estera e di bilancio. Fu De Gasperi a sostenere l’idea di affidare un potere costituente all’Assemblea della CED allargata (Assemblea ad hoc) e a sostenere con forza il progetto di statuto della Comunità politica da questa elaborato.
Le sue sono risposte chiare: per ottenere la pace, e con essa libertà e giustizia sociale, occorrono istituzioni; per eliminare l’anarchia internazionale e creare un modello di convivenza pacifica, non è sufficiente l’approccio intergovernativo, ma occorre il superamento delle sovranità nazionali; per arrivare alla meta occorre che l’obiettivo sia chiaro; la strategia dello step by step e del compromesso a ogni costo possono dare risultati di breve durata, ma alla lunga appaiono controproducenti. Una leadership europea riconosciuta a livello mondiale, la sua. Basti pensare che, nel gennaio 1953, la prima tappa del viaggio europeo del nuovo segretario di stato americano, John Foster Dulles, sarà proprio a Roma, come riconoscimento del ruolo di guida dell’unificazione europea assunto da De Gasperi in quegli anni.
Pur non avendo mai avuto incarichi di governo, Altiero Spinelli ha lasciato a sua volta un segno nella costruzione europea. Iniziata nel 1941, con la stesura del Manifesto di Ventotene in collaborazione con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, la sua battaglia per la federazione europea è continuata con tenacia negli anni, avendo come obiettivo prioritario quello di convocare un’assemblea costituente europea che creasse la struttura istituzionale degli Stati Uniti d’Europa, fino all’elaborazione in qualità di relatore del progetto di trattato di Unione europea votato a grande maggioranza dal Parlamento europeo nel 1984. Spinelli è stato un precursore dei tempi. Non è casuale che uno degli edifici del Parlamento europeo a Bruxelles porti il suo nome.
L'apporto dei funzionari italiani
Se il contributo di De Gasperi e Spinelli alla costruzione europea è stato ben ricostruito dal dibattito storiografico, non altrettanto noto è il ruolo svolto dai funzionari italiani nelle istituzioni europee, che hanno contribuito a promuovere importanti politiche comunitarie come Lionello Levi Sandri, che ricoprì l’incarico di Commissario per gli affari sociali dal 1964 al 1970 e fu l’autore della normativa sulla libera circolazione della mano d’opera.
Lionello Levi Sandri, politicamente vicino al PSDI, si era formato alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa ed era stato un autorevole docente di Diritto del Lavoro all’Università di Roma e membro del Consiglio di Stato. Entrò a far parte della Commissione europea nel 1961 e divenne commissario per gli affari sociali nel 1964, ricoprendo questo incarico fino al 1970. In questi anni si impegnò attivamente per sviluppare una politica sociale europea, un tema a cui i Trattati di Roma avevano prestato poca attenzione, ma che risultava di grande importanza per l’Italia. In particolare si deve a Levi Sandri la normativa relativa alla libera circolazione della mano d’opera, che entrò in vigore nel 1968, un aspetto di rilievo per il governo italiano, che con questo strumento sperava di risolvere la questione dell’emigrazione, a sua volta legata all’elevato tasso di disoccupazione e di sottoccupazione presenti nella penisola. Levi Sandri prestò inoltre molta attenzione allo sviluppo di una politica europea in materia di formazione professionale e favorì l’avvio di un primo “dialogo sociale” tra le organizzazioni dei lavoratori e la Comunità.
Gli esempi di queste tre personalità, a cui si possono aggiungere i nomi di molti altri politici e funzionari italiani, dimostrano come lo stereotipo di un’Italia “Cenerentola d’Europa” vada necessariamente sfatato e come il nostro paese abbia svolto, in alcuni momenti fondamentali del processo di integrazione europea, un ruolo di guida e di leadership nella Comunità, non dissimile dagli altri partner europei.