Il MAECI – Ministero italiano degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha nominato Alison Tarke, ricercatrice post-dottorato presso l'Istituto di Immunologia di La Jolla (LJI), vincitrice nordamericana del Premio “Science, She Says!”, assegnato ogni anno a una scienziata all'inizio della carriera, come riconoscimento del suo lavoro per rafforzare i legami tra scienziati in Italia e negli Stati Uniti.
«Questo premio è un grande onore» afferma Tarke, «sono molto commossa nel vedere il mio lavoro riconosciuto dal Ministero italiano degli affari esteri e della cooperazione internazionale».
L'attività di ricerca della dottoressa Tarke sul sistema immunitario ha chiarito come le cellule T rispondono all'infezione da SARS-CoV-2. Durante la pandemia di COVID-19, Tarke ha collaborato strettamente con Alessandro Sette, direttore del Center for Autoimmunity and Inflammation dell'LJI, che commenta: «La ricerca di Alison ha avuto un impatto molto significativo, e i suoi sforzi hanno catalizzato uno scambio culturale tra gli Stati Uniti e l'Italia».
Alison Tarke è nata negli Stati Uniti e ha condotto la maggior parte della sua ricerca a San Diego, ma attribuisce agli italiani il suo amore per la scienza. Racconta che tutto è iniziato quando si è laureata e ha iniziato a fare ricerca presso una biotech di San Diego, guidata da due scienziati italiani. «Quel lavoro mi ha permesso di coltivare il mio amore per la scienza e per il desiderio di fare qualcosa che potesse avere un impatto sulle persone con diverse malattie».
Non è passato molto tempo prima che Tarke si innamorasse anche della cultura italiana e della comunità italiana di San Diego: «La comunità italiana qui è molto unita, è unica».
Nel 2019 ha iniziato i suoi studi universitari in Italia, sotto la supervisione di Gilberto Filaci, docente UniGe di Scienze tecniche di medicina e di laboratorio. La pandemia di COVID-19 non ha fermato la sua attività: Tarke si è unita al Sette Lab dell'LJI e ha continuato il suo programma di dottorato a distanza con l'Università di Genova con la supervisione congiunta di Sette e Filaci.
Tarke ha studiato le risposte immunitarie al SARS-CoV-2 e ha lavorato per sviluppare un nuovo metodo per misurare l'attivazione delle cellule T specifiche per il virus nei campioni dei pazienti. Questa tecnica è stata poi accolta favorevolmente dagli immunologi ed è stata estesa ad altre infezioni virali emergenti, come il "vaiolo delle scimmie" (mpox).
Una volta sviluppata la sua metodologia, Tarke ha garantito lo scambio immediato di protocolli e ha assistito gli scienziati dell'Università di Genova durante l'analisi dei dati. Ha anche guidato la componente scientifica di uno studio sul SARS-CoV-2 che ha coinvolto LJI, Università di Genova, Università di Pavia e Università di Roma Tor Vergata.
LJI è stato il luogo ideale per questi progetti di ricerca sul COVID-19: Sette aveva già lavorato a stretto contatto con gli scienziati italiani, il che ha aiutato Tarke a connettersi rapidamente con la più ampia comunità scientifica. «Le collaborazioni internazionali sono particolarmente importanti nel contesto di sfide globali come la pandemia di COVID-19».
Alison Tarke ha anche lavorato con Alessandro Sette per generare speciali reagenti per misurare le risposte delle cellule T specifiche per il SARS-CoV-2. Il team dell'LJI ha successivamente condiviso questi reagenti con oltre 180 laboratori in tutto il mondo, tra cui diversi istituti italiani, e da queste collaborazioni tra Stati Uniti e Italia sono risultate dieci pubblicazioni su riviste scientifiche peer-reviewed. Le pubblicazioni di Tarke includono uno studio del 2022 su Cell che ha indagato su come le cellule T riconoscono la variante Omicron del SARS-CoV-2 e uno studio del 2023 su Cell Reports Medicine che ha rivelato come le cellule T possano imparare a reagire in modo incrociato a molti tipi di coronavirus.
In futuro, Tarke continuerà a collaborare con gli scienziati dell'Università di Genova mentre contribuisce alla ricerca guidata da Sette e Alba Grifoni, assistente di ricerca dell'LJI, per indagare sulle risposte delle cellule T a molti tipi di virus con potenziale pandemico. «È davvero incredibile essere all'inizio della mia carriera e aver già lavorato con così tanti impressionanti leader nel campo della scienza che si trovano anche a essere italiani».