Diventa esperto in progettazione formativa e didattica
Il primo corso per specialisti nella faculty development
L'Università di Genova ha lanciato il corso di perfezionamento: Esperto in progettazione formativa e didattica universitaria innovativa; si tratta del primo corso che per formare specialisti nella faculty development per permettere di offrire una sempre maggiore qualità nelle tecniche di erogazione della didattica.
Il corso è destinato ai laureati e ai professionisti nel settore della progettazione didattica o nei centri per l’innovazione didattica delle università che desiderano affinare le proprie competenze. Si rivolge anche ai diplomati con esperienza almeno semestrale (anche tirocinio) nel settore della progettazione didattica.
Grazie alla convenzione con il Teaching and Learning Center dell'Università di Torino, sono disponibili 12 posti gratuiti riservati a dipendenti dell'Università di Genova e di Torino. Le iscrizioni sono aperte fino al 16 dicembre 2024.
Abbiamo intervistato Fabrizio Bracco
Parliamo di innovazione didattica universitaria: in cosa consiste?
Fabrizio Bracco: "Negli ultimi anni, in particolare a seguito dell’esperienza della didattica a distanza imposta dalla pandemia, assistiamo a tre grandi spinte di cambiamento che interessano come si intendono e si gestiscono l’insegnamento e l’apprendimento in università.
- Prima di tutto c’è stata una spinta interna, basata sulla crescente consapevolezza di singoli docenti, corsi di laurea e atenei, che la didattica era l’unica delle tre missioni dell’università a non aver visto un sistematico aggiornamento. Sostanzialmente si insegna con approcci, metodi, impostazioni e strumenti che non sono molto dissimili da quelli dei decenni passati, ma per certi versi, dei secoli passati. Senza nulla togliere al valore di modelli consolidati nei secoli, credo sia stato utile doversi soffermare a riflettere su questi approcci in modo critico, senza darli per scontati come l’unico modo di vivere la formazione universitaria. Il passaggio quasi traumatico dalla presenza alla distanza ha imposto una riflessione, una revisione strategica e una costruttiva problematizzazione della didattica. Una volta usciti dall’emergenza pandemica, in molti contesti accademici non si è tornati indietro, come per lasciarsi alle spalle il trauma, bensì è iniziato un processo più o meno spontaneo di revisione, innovazione, aggiornamento dei metodi didattici a cura dei singoli docenti e, in molti casi, anche grazie al supporto delle loro istituzioni.
- Vediamo poi una spinta esterna, data dal rapido mutare del contesto sociale, economico, culturale e tecnologico in cui l’università svolge la sua missione. Gli atenei telematici stanno crescendo in modo estremamente rapido, aumentano i loro iscritti e ampliano la loro offerta formativa. Essi rispondono ad esigenze di flessibilità, ubiquità, accessibilità che la didattica tradizionale talvolta fatica a soddisfare. Si aggiunga il calo demografico in corso, che ridurrà il numero delle persone che dopo il diploma vorranno accedere alla formazione universitaria, e si comprende come le università italiane, in particolare quelle tradizionali, devono cogliere la sfida di rinnovare la propria offerta formativa. Essa è di indubbia qualità scientifica, ma deve riuscire a incontrare le nuove esigenze di molteplici fasce di utenza, ben diverse dal tradizionale stereotipo del neodiplomato frequentante senza vincoli logistici, economici, organizzativi. Infine, l’onda dell’intelligenza artificiale sempre di più sta dimostrando che la formazione non potrà più basarsi solo sulla erogazione di contenuti culturali (già fruibili grazie alle piattaforme esistenti), ma sulla cura delle modalità con cui si apprende e si costruisce una professionalità.
- Infine, vediamo una spinta istituzionale, grazie ad alcune iniziative che testimoniano come la qualità della didattica stia assumendo importanza anche per chi governa la gestione e le impostazioni strategiche delle università italiane. La centratura sulla didattica di qualità valorizzata nel nuovo modello di accreditamento periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari (AVA 3), il recente documento “Linee guida per il riconoscimento e la valorizzazione della docenza universitaria” realizzato a cura del gruppo di lavoro ANVUR “Riconoscimento e valorizzazione delle competenze didattiche della docenza universitaria”, i progetti che saranno realizzati nell’ambito dei Digital Education Hub con fondi PNRR, sono solo alcuni dei segnali che il sistema universitario italiano è avviato verso forme più sistematiche e coordinate di valorizzazione e consolidamento delle competenze didattiche della docenza universitaria."
Quali sono gli argomenti affrontati dal corso?
F.B.: "Il corso ha l’ambizione di fornire strumenti teorici e metodologici per progettare e gestire iniziative di faculty development, ossia tutti quei modelli di intervento, sostegno, formazione per consolidare e accrescere le competenze didattiche dei docenti universitari. Ci sono due grandi ambiti: quello pedagogico e quello tecnologico:
- l’ambito pedagogico fornisce le basi per guidare i docenti nella progettazione didattica di qualità, che sia costruttiva, attiva e interattiva, centrata sugli studenti.
- l’ambito tecnologico introduce all’uso di piattaforme per la didattica, tecnologie che si basano sulla realtà aumentata, la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale, i podcast per arricchire l’sperienza formativa. Nonché tecnologie per il monitoraggio dei processi di apprendimento (i learning analytics) e la valorizzazione delle competenze acquisite (open badge e microcredentials).
Le due aree permettono di formare una figura esperta di didattica innovativa con competenze anche nel digitale, combinando le figure del faculty developer (consulente per la didattica di qualità) e instructional designer (consulente per la formazione in modalità a distanza mediata dalle tecnologie).
Il corso è impostato con alcuni momenti in presenza e numerosi moduli fruibili in autonomia su piattaforma digitale, quindi prevalentemente a distanza.
F.B.: "I momenti in presenza saranno all’inizio, per consolidare il gruppo in comunità di apprendimento, a metà percorso, per sperimentare alcune architetture formative di tipo attivo e interattivo, e alla fine, per la presentazione dei project work. Anche i moduli online, tuttavia, prevedono la messa in pratica delle conoscenze acquisite grazie ad esercitazioni come analisi di casi, simulazioni, sperimentazioni, che saranno gestite da tutor didattici con competenze disciplinari. Tutte le competenze acquisite saranno infine convogliate nel project work finale, che vedrà la realizzazione di programmi concreti di faculty development. Il corso sarà fruibile su AulaWeb. I moduli online saranno realizzati con la risorsa H5P, che permette di creare dei video interattivi, con possibilità di esercitazioni, quiz, attività che renderanno la fruizione dei video più attiva e partecipativa."
Quali prospettive professionali ci sono per i partecipanti al termine del corso?
F.B.: "Le prospettive professionali sono promettenti. La maggior parte degli atenei italiani ha attivato un Teaching and Learning Centre (TLC), ossia una struttura dedicata al supporto per i docenti nella progettazione dell’innovazione didattica. Cresce quindi la domanda, ma sono ancora pochi i percorsi formativi che portano alla figura dell’esperto in progettazione didattica innovativa. Spesso, chi già lavora in questi ambiti, ha una formazione in area pedagogica, ma ha poi costruito sul campo la propria professionalità. Il corso ambisce quindi a creare un’opportunità di formazione organica e coerente, sia per chi già lavora nei TLC, sia per chi desidera arricchire la propria formazione di base e proporsi come consulente sia nei contesti pubblici, sia in quelli privati.
La domanda di figure professionali di questo tipo sta crescendo. Nella prima edizione abbiamo previsto un tetto massimo di 30 partecipanti, ma prevedo che le richieste saranno molto più numerose e, in base alla qualità delle candidature che riceveremo, potremo valutare di attivare una seconda edizione già entro il 2025."
In cosa consiste la collaborazione con il Teaching and Learning Center dell'Università di Torino?
F.B.: "Il Teaching and Learning Centre dell’Università di Torino vede la presenza di docenti con un profilo scientifico di grande rilievo per questi temi, non solo per quanto riguarda il panorama nazionale. Abbiamo creato collaborazioni con numerosi atenei italiani e stranieri, e il rapporto con l’Università di Torino ha radici consolidate da diversi anni. In questo specifico progetto, il contributo di Torino si orienta in particolare sull’area tecnologica, sugli aspetti che vedono la didattica arricchirsi di risorse e opportunità grazie a strumenti digitali, ambito sul quali hanno profili scientifici di eccellenza ed esperienze di intervento consolidate.
Per dare valore all’impegno dei due atenei, abbiamo pensato di riservare alcuni posti gratuiti al personale strutturato che già lavora in settori strategici per l’innovazione didattica. In tal modo, gli atenei dimostrano impegno strategico nel rinforzare le competenze del proprio personale, per fornire un servizio di qualità ai docenti che si rivolgeranno ai rispettivi TLC."
Fabrizio Bracco è direttore del corso e delegato UniGe all'innovazione didattica e al faculty development.