Europa al voto. Tra sfida nazionalista ed europeista
Il Dipartimento di Scienze politiche (DISPO) ha organizzato due giornate di studio (4 e 5 luglio) sull’analisi delle elezioni europee in collaborazione con la Società Italiana di Studi Elettorali (S.I.S.E.), lo standing group “Partiti, elezioni ed opinione pubblica (P.O.P.E.)” della Società Italiana di Scienza Politica (S.I.S.P.) e l’Italian National Election Studies (ITANES).
Tra il 23 e il 26 maggio 2019, nei ventisette paesi membri dell'UE – in uno scenario politico caratterizzato dalla sfida dei partiti populisti e sovranisti alle istituzioni europee e ai partiti tradizionali – ha avuto luogo l’elezione del Parlamento europeo.
In una fase di profonda crisi del sistema politico europeo, la competizione elettorale bipolare tra le forze politiche euroscettiche e i partiti europeisti ha assunto una rilevanza politica senza precedenti.
Rispetto alle passate consultazioni europee, spesso derubricate a elezioni di secondo ordine, questo voto poteva costituire un nuovo terremoto elettorale, con conseguenze inedite per il futuro dell’unificazione europea e per le dinamiche politiche interne dei singoli paesi.
Per comprendere i diversi aspetti di queste elezioni sono stati trattati numerosi argomenti, racchiusi in quattro sezioni:
- partiti ed elettori
- comunicazione politica
- le motivazioni del voto
- l’Europa al voto
All’interno di questi panel gli studiosi, provenienti da 17 atenei italiani, hanno presentato le loro ricerche sui seguenti argomenti:
- la partecipazione elettorale
- le dinamiche dei sistemi partitici
- le dinamiche europee e nazionali della campagna elettorale
- le determinanti della scelta di voto
- la comunicazione politica dei partiti
- la campagna e la partecipazione in rete
- la personalizzazione della politica
- il finanziamento delle campagne e dei partiti
- le innovazioni metodologiche nello studio delle elezioni
Dopo l’introduzione del Magnifico Rettore, prof. Paolo Comanducci, e del Preside della Scuola di Scienze sociali, prof. Realino Marra, che hanno espresso i loro apprezzamenti sull’iniziativa e alcuni riflessioni sulla dicotomia “nazionalismo-europeismo” e le ricerche presentate nei 4 panel, il convegno è terminato con una tavola rotonda, intitolata “Che cosa ci insegnano le elezioni europee?”. Il prof. Mauro Barisione (Presidente Itanes), il prof. Paolo Bellucci (chair P.O.P.E.), il prof. Giampiero Cama (DISPO), il prof. Alessandro Chiaramonte (chair P.O.P.E.) e il prof. Fulvio Venturino (Presidente S.I.S.E.) hanno riassunto le principali caratteristiche di questo voto.
In primo luogo, le elezioni del Parlamento europeo sono tradizionalmente analizzate e interpretate secondo il modello del secondo ordine (Reif e Schmitt, 1980) ovvero basate su una bassa affluenza e prevalenza di fattori interni durante la campagna elettorale e su contesti favorevoli per nuovi partiti, partiti piccoli piuttosto che grandi e sfavorevoli per i partiti di governo. Dal 1979, la teoria del secondo ordine è stata confermata all'indomani di ogni singola elezione, ma studi più recenti hanno mostrato la crescente importanza degli elementi sovranazionali nelle elezioni europee, compresa una maggiore visibilità delle tematiche europee durante la campagna. Tra queste si segnalano i temi dell’immigrazione e della sicurezza, la situazione economica e il welfare e, soprattutto nei paesi del centro-Nord, si pone attenzione alla questione ambientale e all’integrazione culturale.
In secondo luogo, si è rilevata la problematicità dello studio del voto di preferenza in questo tipo di elezioni con grandi circoscrizioni che rendono difficile i rapporti personali, i contatti diretti tra candidati ed elettori. Si rileva la presenza dei leader che accentrano su di sé molti voti e che danno al voto di preferenza un significato ben diverso rispetto a quello che ha nelle elezioni regionali e comunali.
Per quanto concerne il caso italiano, per la prima volta le elezioni europee non sono più di secondo ordine, ma sono stati trattati argomenti europei, in particolare, concentrati sul cambiamento dell’UE. Nel dettaglio, la Lega ha ottenuto un risultato migliore rispetto alle politiche del 2018, distribuito su tutto il territorio nazionale così come il M5S ha perso voti in tutte le aree, ma con una maggiore concentrazione al Sud. Il Partito Democratico raccoglie i voti di una parte dell’elettorato di sinistra, tra i ceti più elevati e nelle zone urbane, mentre Forza Italia perde consensi, soprattutto nei suoi bacini tradizionali e Fratelli d’Italia si rafforza nel centro-Sud. Le elezioni europee sono state caratterizzate anche da una volatilità che si può stimare fra il 27,5% (sulle politiche 2018) e il 40% (sulle europee 2014). I ventuno capoluoghi di regione (uno per regione, più Trento e Bolzano) hanno fatto registrare un mutamento di voto che ha favorito la Lega e penalizzato il M5s, come nei centri minori.
Infine, una nota sull’utilizzo dei sondaggi che "ci hanno azzeccato" in merito all’inversione notevole dei rapporti Lega / M5S, del recupero del PD, del mancato raggiungimento soglia da parte di +Europa, mentre hanno "sbagliato" nella dimensione dell'inversione Lega/M5S (rapporto = 2,0 e non 1,4), sottostimando la prima e sovrastimando la seconda; nella dimensione del dominio Lega /Forza Italia (rapporto = 3,9 e non 3,3); nel consenso alle forze di governo (Lega + M5S = 51,4% e non 54,7 / 53,9%) e nel PD come seconda forza politica.
Maggiori approfondimenti sugli argomenti del convegno si potranno trovare nei libri di diversi autori per i tipi de il Mulino di prossima pubblicazione.