Il calcolo costi-benefici e i suoi limiti
Abbiamo chiesto al professor Manti di scrivere per noi un contributo basato sul suo intervento al World Bioethics Day 2020, in occasione del quale gli è stato conferito il premio UNESCO 2020 per la Bioetica.
l calcolo costi-benefici e l’analogia con il modello standard del mercato
L’ approccio costi - benefici più diffuso è fondato sull’analogia con il meccanismo di mercato. Per individuarne i limiti, assumo come riferimento il pensiero di Amartya Sen.
La logica dell’analisi costi - benefici può essere espressa come segue: vale la pena di mettere in atto una scelta se i benefici che ne derivano superano i costi corrispondenti. Se si utilizza l’analisi costi - benefici, il consenso o il dissenso relativi all’attuazione di una scelta si basano su questa logica.
Essa pone un problema di grande spessore etico: come possiamo considerare e calcolare i costi umani?
Dato questo interrogativo, Sen ritiene che l’analisi vada sottoposta a restrizioni relative alle regole di valutazione e alle procedure. Per brevità, mi soffermo su quelle concernenti la valutazione, poiché mi sembrano le più rilevanti dal punto di vista etico.
Le restrizioni sulle regole di valutazione
Il primo vincolo imposto dalla disciplina del calcolo costi-benefici comporta il rifiuto di una posizione assunta solo sulla base della tradizione: essa non è, di per sé, una giustificazione.
L’assunzione della scelta richiede, pertanto, una spiegazione completa delle ragioni necessarie per prendere una decisione senza fare affidamento su una convinzione non ragionata o su una conclusione derivata in maniera implicita.
La valutazione secondo l’analisi costi-benefici sembra rispondere, a prima vista, a questo vincolo: i costi possono essere esplicitati e i benefici attesi altrettanto. Sennonché, come sottolinea Sen, il vincolo di valutazione esplicita comporta, nell’assumere una decisione, una vita insopportabilmente complicata.
Infatti, richiede tempi dilatati e le difese decisionali è probabile che siano tremendamente pedanti.
In breve, si dovrebbe giustificare: perché il costo è proprio quello; in base a quale contesto e processo viene determinato il valore del beneficio atteso; le ragioni per cui eventuali alternative danno valori inferiori dei benefici.
Il vincolo di valutazione esplicita appare ulteriormente problematico in riferimento alle decisioni pubbliche. I cittadini non coinvolti nella decisione possono chiedere di conoscere il processo che l’ha determinata, ma più si esplicita l’iter, maggiore è la probabilità dell’aumento del dissenso.
Una via percorribile potrebbe essere quella d’incoraggiare un consenso ragionato assumendo la possibile sussistenza di diversi gradi di accordo. Così, però, si va ben al di là delle rigidità proprie del calcolo costi- benefici.
Infine, i costi e i benefici sono valutati considerando le conseguenze delle decisioni. Il calcolo elide, però, il rapporto fra azioni e violazione di diritti.
Inserire una valutazione concernente il dovere di rispettarli, considerando il male prodotto dalla loro violazione, aprirebbe un nuovo universo decisionale rispetto a quello tradizionale.
Problematicità
Le precedenti considerazioni consentono di comprendere le problematicità cui è esposto il calcolo costi - benefici e la loro valenza etico-sociale e bioetica. Esse possono essere individuate come segue:
- Viene sottovalutato il valore intrinseco della libertà, poiché la considerazione delle libertà sostanziali degli individui richiede una valutazione dell’insieme delle opportunità e non solo delle alternative scelte. Si pensi alle questioni bioetiche sollevate dall’emergenza Covid 19 riguardo alle scelte nelle priorità di cura.
- La visione dei valori comportamentali risulta assai limitata dato che è problematico inserirli in un calcolo costi-benefici come accade per le esternalità positive generate dalle pratiche e dalle professioni di cura.
- Fiducia eccessiva nella disponibilità a pagare e nella sua efficacia. Un esempio per tutti: ammesso che si possa fissare un risarcimento congruo per danni arrecati all’ambiente, l’esperienza dimostra come sia difficile ottenerlo, ma soprattutto, come ciò non sia un deterrente (si può accantonare quota parte del profitto per tali pagamenti se lo si ritiene conveniente). Invece che di costi, dovremmo parlare di danni, spesso, irreversibili: come possono essere pagati?
- Non considerazione delle opzioni di scelta sociale che , come si è detto, sono più ricche di quelle vincolate ai costi-benefici
- Non applicabilità a questioni di giustizia interspecifica: sarebbero necessari confronti interpersonali di utilità, il che è palesemente impossibile. Questo rende, ad esempio, non sostenibile il ricorso al calcolo costi-benefici come giustificazione morale della sperimentazione con utilizzo di animali
- Inadeguatezza del riferimento al modello standard del mercato in generale, riguardo ad es., a temi come la sostenibilità ambientale la quale necessita di un approccio sistemico, non lineare alle questioni ecologiche e biopolitiche che pone.
Pertanto, come afferma Sen, un’analisi costi benefici sensata rende necessario qualcosa che vada oltre il metodo classico, in particolare il richiamo a giudizi di scelta sociale espliciti, in grado di portarci al di là della valutazione centrata sul mercato.
Come a dire: le nostre pratiche di vita, la nostra moralità, le grandi questioni etico - sociali, bioetiche e biopolitiche non possono essere affrontate con un calcolo costi - benefici, almeno nella modalità prevalente in cui, ad oggi, è praticato.
Foto di copertina di Arek Socha da Pixabay