Il diritto alla salute attraverso il Mediterraneo
Il libro
Il volume, curato da Emilio Di Maria per Genova University Press, ha al centro il “diritto alla salute”, o almeno il diritto ad avere a disposizione la migliore assistenza sanitaria possibile, che qui viene inteso – sull’esempio della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1946 – come uno dei diritti umani fondamentali. E individua nel Mediterraneo un’area di particolare interesse, sia perché divenuto di fatto uno dei confini dove la differenza tra il nord e il sud del mondo è più netta, sia per i flussi migratori che da una ventina d’anni lo attraversano, con esiti spesso drammatici.
I contenuti
In apertura affronta aspetti di carattere generale che vanno dalla relazione tra diseguaglianze e salute, a quella tra salute e situazioni di vulnerabilità, a partire dalla condizione migratoria, alle interconnessioni imprescindibili tra salute, ambiente, sviluppo e pace. A trattare questi argomenti esperti del livello di Sir Michael Marmot (Institute of Health Equity) che ha introdotto il concetto di Health gap e promosso lo studio dei determinanti sociali di salute, Santino Severoni, da anni impegnato nell’OMS, e Grammenos Mastrojeni, esperto di cooperazione internazionale per il governo italiano.
Il volume prosegue affrontando alcuni temi specifici, dalla mediazione linguistica e culturale in campo sanitario, della quale sottolinea il carattere di interdisciplinarità con Raga Gimeno, De Luise e Morelli, Dell’Aversana e Bruno; alla diversa resistenza agli antibiotici nelle popolazioni, con Giacobbe e Viscoli; alla relazione, che si vuole il più possibile stretta, tra cooperazione internazionale e ricerca in sanità pubblica, affrontata da Ferrelli; all’Health Technology Assessment, uno strumento di governance la cui importanza nell’allocazione appropriata delle risorse è discussa da Cardinale e Flego.
Le conclusioni
Chiude il saggio un’esperienza, illustrata da Griso, di corridoi umanitari volti ad assicurare cure in Italia a vittime della guerra siriana rifugiate nel Libano.
Complessivamente, mi pare che la strada per migliorare il livello globale di salute passi per interventi diversi, ma non possa prescindere dalla necessità di affrontare le disuguaglianze e sostenere per prime le popolazioni che presentano un grado più alto di vulnerabilità, come i migranti; su questa strada i tecnici sembrano concordi, ma la scelta se imboccarla o meno non può che essere, credo, di natura politica.
La pubblicazione è open access, accessibile gratuitamente in versione e-book.
Paolo Peloso è psichiatra presso ASL3 Liguria. (Nota della redazione).