Iraq e Siria tra terrorismo ed estinzione del patrimonio culturale

Iraq e Siria tra terrorismo ed estinzione del patrimonio culturale

Teatro romano di PalmiraDopo anni di guerra civile in Siria e di instabilità politica in Iraq, monumenti, musei e siti archeologici sono stati saccheggiati e usati come campi di battaglia da tutte le fazioni in campo. Con la presa di Mosul, l’8 giugno 2014, e la nascita del sedicente califfato dello Stato Islamico (IS), si è aggiunta un’ulteriore forma di barbarie contro il patrimonio culturale dell’umanità: la distruzione intenzionale delle testimonianze del passato, un attacco deliberato alle diversità culturali che erano la ricchezza di questi paesi, noti anche come l’antica Mesopotamia. Distruzioni finalizzate a sradicare il concetto neocolonialista di “stato iracheno” e “siriano” a vantaggio di un’ideologia terroristica che fa uso strumentale della religione musulmana sunnita per fini propagandistici.


Per chi come il sottoscritto ha operato come archeologo in quelle regioni non è difficile comprenderne la valenza multiculturale: è vivo, per esempio, il ricordo del Mashad al-Shams, vicino a Babilonia, celeberrimo santuario pagano del dio solare Shamash trasformato in moschea agli albori dell’Islam dopo che il quarto califfo Ali ibn Abi Talib vi soggiornò in preghiera nel settimo sec. d.C. Oggi è uno dei pochi esempi sopravvissuti della continuità tra “età dell’insipienza” pre-islamica e “vera fede in Allah”. Ma non hanno avuto la stessa fortuna le oltre quaranta moschee storiche di Mosul (l’antica Ninive) fatte esplodere dall’IS, tra cui i mausolei di Giona, Daniele, Seth e Jarjis, venerati da musulmani e cristiani. L’attacco in questo caso è contro gli stessi musulmani kuffār, gli “infedeli” che osano dedicare un culto funerario a santi e profeti, atto considerato idolatra dal sunnismo estremistico wahhabita dei jihadisti. Ma anche i resti archeologici delle spettacolari capitali bibliche d’Assiria non sono stati risparmiati: da Ninive a Khorsabad, da Assur a Nimrud le bombe dell’IS hanno tuonato obliterando memorie storiche di grande suggestione che nessuno potrà più restituirci. Salvo vedere comparire sul mercato antiquario internazionale le loro splendide sculture impunemente depredate.


Palmira liberataOggi si comprende appieno come i monumenti e le rovine archeologiche costituiscano parte del vissuto quotidiano di intere generazioni e siano retaggio della memoria collettiva dei popoli. Pensiamo al Tempio di Bel a Palmira, liberata solo pochi giorni fa dalle forze governative siriane e russe, che in tempi recenti ospitava all’interno del suo recinto sacro un intero villaggio arabo, prima che i miliziani dell’IS lo facessero esplodere la scorsa estate 2015. In paesi come Siria e Iraq vita e archeologia si intrecciano in maniera così indissolubile che salvare i beni culturali dalle distruzioni e dai saccheggi equivale a restituire un futuro alle loro martoriate popolazioni. Se il poeta inglese John Milton ci ricorda che “bruciare un libro è come uccidere un uomo”- e l’IS ne ha bruciati a migliaia - allora dobbiamo adoperarci perché le straordinarie differenze culturali che rendono ricchi i popoli siano preservate. Ne va della nostra libertà.

Paolo Brusasco
Dipartimento di Lingue e culture moderne
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