Vite travolte. Monologhi teatrali 1915-1918
di Anita Ginella (Genova, Erga, 2016)
Con "Vite travolte. Monologhi teatrali 1915-1918", Anita Ginella torna ad occuparsi di quel periodo della storia e della cultura italiana di primo Novecento che gravita attorno alla figura e all’opera di Gabriele d’Annunzio al quale, oltre a contributi minori, ha dedicato il bel saggio Gabriele d’Annunzio genovese (Genova, De Ferrari, 2010) e la recente mostra Gabriele va alla guerra (gennaio 2016) allestita nei saloni della Biblioteca Universitaria del capoluogo ligure. Questo nuovo libro non punta però direttamente l’attenzione sulla figura del Vate, bensì su tredici personaggi che, al tempo della Grande Guerra, agirono nella sua, più o meno remota, ombra; ed essi si propongono in prima persona attraverso una serie di monologhi accompagnati da sei celebri canti popolari seguiti dalla Ninna nanna della guerra di Trilussa. C’è materiale più che sufficiente, insomma, come rileva Giordano Bruno Guerri nella prefazione, per dar vita − in un domani che si spera non lontano − ad un itinerario teatrale a più voci con sfondo musicale, animata da storie di personaggi segnati dalla tragedia della Grande Guerra. Oltre a ciò, molto utilmente Anita Ginella correda ciascun monologo con una serie d’ informazioni inserite in appositi riquadri, che conferiscono così spessore storico al suo lavoro. E dunque, nelle pagine che vedono per protagonista un anonimo ufficiale medico − già allievo all’Università di Genova del famoso tisiologo Edoardo Maragliano, il quale racconta lo strazio dei feriti al fronte colpiti da proiettili che ne laceravano inesorabilmente le carni con l’unica salvezza affidata alle amputazioni −, troviamo notizie sulla Scuola superiore di medicina, attiva a S. Giorgio di Nogara dal gennaio 1916 alla primavera del 1918, dove venivano inviati i “pezzi anatomici” perché venissero analizzati dagli studenti di medicina; e un altro riquadro fornisce notizie su un’altra terribile arma che mieteva migliaia di vittime, i gas chimici: dall’yprite al fosgene che attaccavano inesorabilmente le vie respiratorie. E poiché questo ufficiale medico venne fatto prigioniero, viene anche precisato che, diversamente da quanto facevano altre nazioni (ad esempio la Francia), lo stato italiano non prestò il minimo aiuto ai suoi militari fatti prigionieri, considerati alla stregua dei traditori, sicché di essi mezzo milione non tornarono.
Tra gli altri personaggi fatti qui rivivere con le loro parole almeno altri tre meritano di essere ricordati: Mario Baistrocchi, lo studente dell’Università di Genova che amava il teatro e la rivista, richiamato per la guerra alla vigilia dello spettacolo studentesco del 1915 e caduto a fine ottobre del 1917 durante la ritirata di Caporetto; Natale Palli, uno dei primi piloti della nascente aviazione italiana, che condusse d’Annunzio nel volo su Vienna nell’agosto del 1918 e morì l’anno dopo sulle Alpi durante un raid; Flavia Steno, la giornalista del “Secolo XIX” che fu tra le poche inviate al fronte al seguito della Croce Rossa per rendere consapevoli i lettori della tragedia della guerra, indotta però a firmare i suoi articoli con uno pseudonimo (Ariel) perché un nome femminile avrebbe ridotto la credibilità dei suoi scritti .
Maria Teresa Caprile
Centro Linguistico di Ateneo