Le mascherine spiegate in 6 punti
Mascherine per prevenire il contagio: cosa dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità
L’Organizzazione Mondiale della Sanità all’inizio della pandemia ha dettagliato i casi in cui usare le mascherine limitando l’opportunità di utilizzo ai soli operatori sanitari e alle persone che si prendono cura di soggetti positivi.
Il 6 aprile 2020, a integrazione, l’OMS ha emesso una nota Advice on the use of masks in the context of COVID-19 - Interim guidance in cui invita alla cautela nell’uso generalizzato, sottolineando che non ci sono sufficienti prove scientifiche del fatto che le mascherine aiutino una persona sana a evitare l’infezione, anche in un contesto in cui l’uso della mascherina sia universale.
In sostanza viene affidata ai singoli decisori la scelta di suggerire o imporre le mascherine, l'OMS prudentemente consiglia ai governi di esaminare alcune variabili nel decidere se imporre l’uso generalizzato delle mascherine: il rischio di esposizione al virus nel contesto locale, la disponibilità e costi delle mascherine, il falso senso di sicurezza che porta a una potenziale minore attenzione ad altre misure preventive, la potenziale carenza di maschere per gli operatori sanitari.
Altri pareri autorevoli
In Italia, al contrario, da tempo buona parte della comunità scientifica si dice favorevole all’uso generalizzato della mascherina chirurgica, questo soprattutto nelle zone ad alta densità di popolazione e più colpite, o per chi può essere asintomatico e deve recarsi al lavoro. Il consiglio di parte della comunità scientifica è di comportarsi tutti come potenziali positivi asintomatici e quindi indossare mascherine chirurgiche. In Lombardia e altre zone d’Italia è obbligatorio uscire indossando una mascherina o qualunque cosa atta a coprire bocca e naso.
A suffragio di questa tesi che vede le mascherine chirurgiche indossate universalmente come un metodo per frenare il contagio, interviene anche uno studio pubblicato su Nature Medicine: Respiratory virus shedding in exhaled breath and efficacy of face masks.
Secondo lo studio le maschere chirurgiche per il viso hanno ridotto significativamente la rilevazione del l'RNA del coronavirus negli aerosol, con una tendenza verso una rilevazione ridotta dell'RNA del coronavirus nelle goccioline respiratorie. I risultati indicano che le maschere chirurgiche potrebbero impedire la trasmissione di coronavirus umani da individui sintomatici.
A chi dare ascolto?
Questo ultimo autorevole studio supera il più generico parere OMS che si adatta ad esigenze variabili di tutti gli stati e regioni del globo, e permette di sostenere che l’uso generalizzato di mascherine in periodo epidemico contribuisce al contenimento della diffusione, unitamente alle altre misure indispensabili (distanziamento sociale, lavaggio delle mai, ecc). Naturalmente va valutata sempre con attenzione la loro disponibilità, a partire dalla necessità prioritaria degli operatori sanitari.
Come si trasmette il SARS-CoV-2?
La trasmissione avviene attraverso goccioline (droplets) di ≥5 μm di diametro generate da un soggetto infetto soprattutto con la tosse o starnuti ed espulse a distanze brevi (< 1 metro) che vanno a depositarsi sulle mucose di un altro soggetto.
La possibilità invece che la trasmissione avvenga per via aerogena (attraverso particelle di dimensioni < 5 μm che si possono propagare a distanza > 1 metro) non è documentata, ad eccezione di specifiche procedure che possono generare aerosol (ad esempio, intubazione, tracheotomia, ventilazione forzata) e che avvengono soltanto in ambiente sanitario. Tuttavia, in considerazione delle conoscenze in via di continuo aggiornamento, non è possibile ad oggi escludere definitivamente la possibilità di generazione di aerosol nel caso COVID-19 con sintomi respiratori.
Si può anche trasmettere per contatto diretto o indiretto con oggetti o superfici nelle immediate vicinanze di persone infette che siano contaminate da loro secrezioni. Non è tuttavia ancora stato dimostrato sperimentalmente per quanti passaggi di superficie/mani si mantiene vivo ed infettante il fvirus SARS-2 a carica infettante nota. Resta pertanto fondamentale mantenere l’igiene delle mani prioritariamente, e delle superfici secondariamente.
Facciamo chiarezza sui tipi di mascherine: qual è il corretto uso e tipo di protezione offerta dai vari modelli?
Tra le più conosciute ci sono la mascherina chirurgica, la ffp1, la ffp2, la ffp3, quelle antismog già in possesso di alcuni ciclisti e motociclisti e, figlie di questo periodo, ci sono le mascherine costruite artigianalmente con carta da forno.
mascherine chirurgiche
Le mascherine chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, ma non proteggono, se non in minima parte, chi le indossa dall’essere contagiato. Limitano la trasmissione in uscita di agenti infettivi e ricadono nell'ambito dei dispositivi medici di cui al D.Lgs. 24 febbraio 1997, n.46. Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019.
La composizione della mascherina medica è uno strato filtrante che viene posizionato, incollato o modellato tra gli strati di tessuto. Deve essere fatta in modo da consentire di essere applicata strettamente sopra il naso, la bocca e il mento di chi la indossa e da assicurare che la maschera aderisca strettamente ai lati. La pressione di resistenza agli spruzzi (kPa) prevista è ≥ 16,0
maschere filtranti antipolvere FFP1, FFP2 e FFP3
Sono previste tre classi di maschere filtranti antipolvere, classificate in base alla loro efficienza filtrante e la loro riutilizzabilità: le mascherine monouso sono identificate con le lettere NR mentre quelle riutilizzabili con la lettera R. Ai fini di considerare anche la capacità delle mascherine di trattenere all’interno eventuali particelle infettanti, si possono dividere in mascherine con e senza valvola, anche se la norma non prevede particolari test in questo senso.
Proteggono dal contagio chi le indossa secondo la loro capacità filtrante mentre non sono testate per proteggere anche in uscita: si può però ragionevolmente supporre che le mascherine senza valvola siano protettive anche verso l’esterno, mentre quelle con la valvola solo in minima parte.
In genere la schiuma di tenuta è poliuretano, mentre il filtro è in polipropilene
- FFP1: filtrano almeno l’80% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 μm. La perdita totale può essere al massimo del 25%.
- FFP2: devono catturare almeno il 94% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 μm. La perdita totale può essere al massimo del 11%.
- FFP3: offrono la massima protezione possibile dall’inquinamento dell’aria respirabile. Con una perdita totale del 5% max. e una protezione necessaria pari almeno al 99% dalle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm, sono inoltre in grado di filtrare particelle tossiche, cancerogene e radioattive.
mascherine antismog
Sono assimilabili alle mascherine antipolvere filtranti FFP1 FFP2 o FFP3, deve essere indicata la loro capacità filtrante, in genere hanno la valvola e i filtri a carboni attivi, i filtri a carboni attivi non sono riutilizzabili ma vanno cambiati una volta saturi.
mascherine fai-da-te in carta da forno
come per qualunque dispositivo che non viene testato la loro efficacia non è comprovabile. Le caratteristiche della carta da forno che è impermeabile e resistente al calore, indicano che in linea teorica possono avere una relativa capacità di trattenere le particelle liquide. La capacità di aderire al viso di chi le indossa può migliorarne l’efficacia.
Per quanto riguarda la durata dell'efficacia di ogni tipo di mascherina? Quanto tempo si possono usare e riutilizzare?
La normativa, nel descrivere le caratteristiche delle mascherine, le classifica come riutilizzabili o meno prendendo come unità di misura il turno di lavoro: quindi una mascherina non riutilizzabile può essere indossata per 8 ore circa, le maschere riutilizzabili invece, che per essere tali devono superare test di resistenza a un ciclo di disinfezione, possono essere riutilizzate una volta disinfettate: in genere viene rimandato al produttore di fornire indicazioni circa le modalità di disinfezione e di riutilizzo.
Molti metodi comuni di disinfezione, come la sterilizzazione a vapore ad alta temperatura, il lavaggio con alcool e il lavaggio con candeggina hanno dimostrato di rovinare le mascherine, mentre la disinfezione attraverso raggi ultravioletti è risultata efficace e ha causato un minimo degrado dell'integrità della maschera. Anche l'uso del vapore di perossido di idrogeno (HPV) mantiene l'integrità della maschera pur ottenendo la sterilizzazione.
Riferimenti normativi di libera consultazione
- Advice on the use of masks in the context of COVID-19 - OMS
- Coronavirus disease (COVID-19) advice for the public: When and how to use masks - OMS
- Advice on the use of masks in the context of COVID-19 - OMS
- Rapporto ISS COVID-19 n. 2/2020 Rev.
- Respiratory virus shedding in exhaled breath and efficacy of face masks - Nature Medicine
- GU Serie Generale n.54 del 06-03-1997 - Suppl. Ordinario n. 49
- Dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Semimaschere filtranti antipolvere. Requisiti, prove, marcatura. - UNI EN 149:
- Maschere facciali ad uso medico - Requisiti e metodi di prova - UNI EN 14683:2019
- Valutazione biologica dei dispositivi medici. Parte 1: Valutazione e prove all’interno di un processo di gestione del rischio - UNI EN 14683:2019
- Relative Survival of Bacillus subtilis Spores Loaded on Filtering Facepiece Respirators after Five Decontamination Methods
- Evaluation of Five Decontamination Methods for Filtering Facepiece Respirators
- Viscusi DJ, King WP, Shaffer RE. Effect of decontamination on the filtration efficiency of two filtering facepiece respirator models. J Int Soc Respir Prot. 2007;24:93–107