Trattativa Stato–Mafia. Dalle origini alla sentenza di condanna

Locandina Trattativa Stato-MafiaLo scorso 22 novembre si è svolto presso l’Aula Magna di Palazzo dell’Università il convegno Trattativa Stato–mafia. Dalle origini alla sentenza di condanna, organizzato dall’associazione studentesca universitaria IDEE GIOVANI UniGe con il patrocinio dell’Università degli Studi di Genova e del Movimento delle Agende Rosse, Gruppo “Falcone-Borsellino” di Genova, la collaborazione del Dipartimento di Giurisprudenza e del C.F.A. di Luca Bizzarri.

Il termine trattativa non è un termine giornalistico o comunque scelto per creare stupore o scandalo; è piuttosto il tema ricorrente al quale si sono riferiti molti testimoni e le stesse parti del processo conclusosi – dopo cinque anni – con il provvedimento in esame: la sentenza del 20 aprile 2018, n. 2 della Corte di Assise di Palermo.
Oggetto di contestazione sono state le ragioni che hanno determinato alcuni esponenti delle Istituzioni dello Stato a prendere contatti con gli esponenti di Cosa nostra già a partire dai primi mesi del 1992.

Al di là delle impugnazioni proposte contro la sentenza, una prima verità è stata ricostruita e la Corte di Assise, coraggiosamente e nel pieno rispetto delle sue funzioni, non ha ceduto alle pressioni e intimidazioni che le sono state rivolte in più occasioni.

Il tema della trattativa non è una novità degli anni ‘90: infatti, già nel 1978, con il sequestro dell’onorevole Aldo Moro, lo Stato si trovò davanti ad un bivio, ma in quell’occasione non scelse di scendere a patti con le Brigate Rosse, e optò per la via della fermezza.
Così non accadde negli anni ’90, con Cosa nostra: si fece di tutto per arrivare al momento in cui si sarebbe potuto scendere a patti, nonostante il legislatore nel 1991 avesse introdotto nel nostro ordinamento una serie di disposizioni che fissavano con precisione il perimetro all’interno del quale sarebbe stato possibile riconoscere specifici benefici agli aderenti alle associazioni mafiose che si fossero dissociati e che avessero iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia. Scopo principale di questa misura è stato disarticolare le organizzazioni mafiose, in un periodo nel quale molto ancora si aveva da apprendere rispetto ad un fenomeno così magmatico.Performarce del CFA

Perciò si ritiene che, rispetto alla minaccia al Governo della Repubblica da parte dell’associazione mafiosa, non meno rilevante sia stata la condotta di alcuni esponenti del Reparto operativo speciale (ROS), i quali hanno dapprima cercato i vertici di Cosa nostra, quindi hanno impostato un dialogo e poi si sono fatti tramite presso il potere esecutivo delle richieste alle quali l’associazione mafiosa condizionava la cessazione della strategia stragista, agevolando e rafforzando peraltro il potere dell’organizzazione criminale.

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Simone Botta
Idee Giovani Unige
Consigliere di Amministrazione
 
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