25 ottobre 1822 - 25 ottobre 2022: duecento anni dalla catastrofica inondazione del Bisagno
L'alluvione del 25 ottobre 1822 merita un approfondimento a due secoli di distanza: se avessimo tenuto conto dei dati raccolti, sugli aspetti meteo-idrologici e sugli effetti al suolo, avremmo potuto evitare o almeno ridurre molto i danni delle piogge intense del XX secolo (e anche del XXI!).
Qualche dato sull'autunno e sulle piogge torrenziali
I mesi autunnali in Liguria, e nella città metropolitana di Genova in particolare, sono quelli caratterizzati da maggiore piovosità: i dati registrati dall'Osservatorio meteorologico storico dell'Università di Genova (dal 1833), indicano una cumulata media annua di pioggia pari a 1260 mm, di cui circa 500 mm nel trimestre autunnale e 200 mm nel solo mese di ottobre.
A causa del regime climatico la distribuzione della pioggia è irregolare, spesso concentrata in eventi di durata inferiore a 24 ore: il 4 novembre 2011 nel sottobacino del Rio Fereggiano (T. Bisagno) sono stati registrati circa 550 mm in appena 5 ore, con i conseguenti devastanti effetti al suolo: dopo ore di incessanti piogge esondarono i torrenti Bisagno, Sturla e Fereggiano che provocò la morte di sei persone.
Il mese di ottobre appare il più critico: l’ultimo grave evento alluvionale nella città metropolitana di Genova innescato da precipitazioni intense e di breve durata è accaduto il 4 ottobre 2021 in Valle Stura e ha segnato nuovi record internazionali di pioggia. Altri eventi recenti e significativi sono avvenuti il 21-22 ottobre 2019 nelle Valli Stura e Orba, il 9 ottobre 2014 nelle Valli Bisagno e Scrivia, il 22 ottobre 2013 in Valle Sturla a Carasco, il 26 ottobre 2012 in Val Petronio a Sestri Levante e il 4 ottobre 2010 nel Rio Chiaravagna a Sestri Ponente.
La val Bisagno, nel contesto della città metropolitana genovese, è uno dei bacini idrografici dove i fenomeni di inondazione sono frequenti e storicamente noti: oltre ai già citati recenti eventi del 2011 e 2014, nel XX secolo si ricordano gli eventi dell’8 ottobre 1970, 19 settembre 1953 e 29 ottobre 1945.
Il caso dell’8 ottobre 1970, che rappresenta uno dei più importanti eventi nella storia delle alluvioni in Italia, con le inondazioni di Firenze e Venezia ha contribuito alla nascita della moderna pianificazione di bacino. Tra il 7 e l’8 ottobre di quell’anno la Val Bisagno ha registrato quantitativi di pioggia elevatissimi: 453 mm in 24 ore a Ponte Carrega (380 mm/12 ore).Tuttavia, se l’evento dell’ottobre 1970 è quello più studiato e ricordato del XX secolo, altri episodi significativi hanno interessato la città nel secolo precedente: l’8 ottobre 1892, il 17 ottobre 1872, ma soprattutto il 25 ottobre 1822.
Alluvione del 25 ottobre 1822: la storia insegna...
L'alluvione del 25 ottobre 1822 merita una descrizione, a due secoli di distanza, anche ai fini di accrescere la capacità resiliente della popolazione. Una più attenta analisi e considerazione sia degli aspetti meteo-idrologici sia degli effetti al suolo, raccolti prevalentemente da fonti storico-geografiche, avrebbe forse evitato o almeno ridotto i danni dovuti alle piogge intense occorse nel secolo successivo, soprattutto dopo la realizzazione della copertura del tratto terminale del torrente.
Questo disastroso evento alluvionale fu riportato dettagliatamente dai giornali italiani e, in particolare, dalla Gazzetta di Genova, e rileva un significativo impatto sociale come si evince dalle diverse raffigurazioni di artisti del tempo e dagli scritti di illustri viaggiatori inglesi in soggiorno a Genova.
L'evento alluvionale si verificò il 25 ottobre, quando una larga parte di Genova venne inondata, con gravi danni a edifici strade, distruzione delle coltivazioni, ingenti perdite di bestiame per un danno stimato di circa mezzo milione di lire sabaude. Tutti i ponti della bassa Val Bisagno crollarono, e in 20 minuti di pioggia l'inondazione e il ruscellamento sui versanti innescarono centinaia di frane superficiali in corrispondenza dei muri a secco delle aree collinari.
Un prezioso contributo iconografico sull’evento è fornito da due opere di Luigi Garibbo: il Ponte Pila rotto dal Bisagno (acquerello su cartoncino) e veduta del Ponte Pila dopo la piena del torrente Bisagno del 26 ottobre 1822 (acquatinta).
Le cronache del tempo riportano che la piana alluvionale del Bisagno fu allagata dalle mura delle “Fronti basse” fino alla collina di Albaro, a valle di Marassi, con le case sommerse fino al secondo piano. Il livello dell'acqua raggiunse diversi metri (12 palmi genovesi, corrispondenti a circa 3 m), e i ponti di Sant'Agata e di Pila furono letteralmente spazzati via dalla piena. Il picco dell'inondazione avvenne probabilmente tra le valli Bisagno e Sturla e lungo il versante sinistro della Val Polcevera, in analogia con quanto avvenuto durante ulteriori eventi successivi, anche recenti.
Le registrazioni meteorologiche di Antonio Pagani
Il professor Antonio Pagani dell'Università di Genova registrava dati meteorologici da svariati lustri: il 25 ottobre 1822 il suo pluviometro, situato a Marassi, misurò 30 pollici di pioggia (812 mm). Questo incredibile dato è stato oggetto di una corrispondenza con la Biblioteca Universale di Ginevra, volta a scoprire come fosse stata ottenuta la misurazione delle precipitazioni.
Questa corrispondenza è citata anche negli Annales de Chimie et Physique di F.J.D. Arago e J.L. Gay Lussac che definirono Pagani “observateur exacte”.
La pioggia iniziò nella notte tra il 24 e il 25 ottobre ed ebbe una durata di 15 ore.
Il fenomeno si fece più intenso verso le 10:00 del 25 ottobre, quando si registrò l’inondazione degli appezzamenti della piana del Bisagno; il picco di piena e di alluvione si verificò verso le 11:30, e alle 13:00 la maggior parte dei suoi effetti al suolo erano già completati.
Le descrizioni suggeriscono che, a causa di una situazione di blocco tra la circolazione ciclonica sull'Atlantico e l'anticiclone tra il Mediterraneo e l'Europa orientale, le intense precipitazioni iniziarono nel settore caldo pre-frontale della perturbazione. La fase pre-frontale fu seguita da un altro picco alle 10:00 del mattino, probabilmente causato da una super-cella convettiva stazionaria protesa verso NNE lungo le valli del Bisagno e del Geirato, simile alla struttura di altri recenti eventi alluvionali del terzo millennio.
Tra i viaggiatori inglesi testimoni di questo evento eccezionale vi sono Lord Byron e Mary Shelley: ‘We had a deluge here – which has carried away half the country between this and Genoa – (about two miles or less distant) but being on a hill we were only nearly knocked down by the lighting and battered by columns of rain – and our lower floor afloat - with the comfortable view of the all landscape under water – and people screaming out of their garret windows – two bridges swept down – […]. The whole came on so suddenly that there was no time to prepare - think only at the top of the hill – of the road being an impassable cascade – and a child being drowned a few yards from it’s own door (as we heard say) in a place where water is in general a rare commodity’ (George Gordon Byron, 1980, Letter 10, pp. 28-20).
E ancora: ‘a cloud, surcharged with electricity and water, burst above our heads in one torrent of what was rather a cataract than rain.’ (The flood) ‘sufficed […] to lay flat the walls which in that hilly country support the soil’ (Mary Shelley, 1844).
Sulla base dei dati disponibili è stata ricostruita una possibile delimitazione dell'area inondata su una base cartografica di inizio XIX secolo, messa a confronto con le aree inondate in occasione dell’ultimo evento del 9 ottobre 2014.
Aree inondate durante l’evento del 25 ottobre 1822 (base cartografica da archivio IGMI) e in occasione dell’ultima alluvione del T.Bisagno del 9 ottobre 2014. 1: Chiesa di S.Zita; 2: Convento di S.Agata; 3: Piazza Colombo.
...la storia insegna a chi vuole imparare
Quasi 100 anni dopo, il gruppo di ingegneri idraulici incaricato di progettare la copertura del tratto terminale del T. Bisagno (Inglese, Fantoli e Canepa, 1909) non ritenne significativo né il dato idro-meteorologico rilevato dal prof. Pagani né gli effetti al suolo descritti dalle varie fonti e disegnò uno scatolare idoneo a smaltire una piena attesa di 500 m3/s.
Alcuni studi scientifici hanno associato all’evento del 1822, sulla base dei dati pluviometrici registrati e validati al tempo, una portata alla foce del Bisagno dell’ordine di 1200 m3/s determinando in questo modo una errata progettazione con tutte le conseguenze manifestatesi nell’ultimo secolo.
Il caso studio della catastrofica alluvione del 1822 è ritenuto particolarmente interessante e dimostra l’importanza dell’utilizzo delle fonti storico-geografiche, di scritti e materiale iconografico per lo studio di eventi storici di pericolosità naturali, e dimostra il proficuo approccio multidisciplinare che coinvolge discipline scientifiche naturali e sociali ai fini della conoscenza degli eventi geo-idrologici del passato anche ai fini della mitigazione del rischio associato.