Indagine sul cold case di San Nicolao. Un omicidio nella Liguria medioevale

Il nuovo libro di Fabrizio Benente nella recensione di Giovanni Mari

Un delitto d'impeto nel primo entroterra ligure, una morte violenta, la desolazione del cadavere abbandonato nel nulla e il tempo che cancella le prove. Un caso irrisolto, un cold case mastodontico che sfida anche le ultime tecnologie. Sì, un agguato cruento, studiato nei dettagli e avvenuto in un luogo isolato, per una rapina o probabilmente per una vendetta: del mandante e dell'esecutore, però, neppure una traccia. Forse.
È la trama di un fatto vero, non è un romanzo giallo. Ma è la trama di un fatto di quasi mille anni fa, in pieno Medioevo. Un trucco affascinante per narrare di archeologia e di Liguria impervia grazie a un impossibile flash back nella cronaca nera di un mondo perduto, sotterrato dal tempo e riportato alla luce da Fabrizio Benente, archeologo e prorettore dell'Università di Genova: "San Nicolao di Pietra Colice. Indagine archeologica su un caso di omicidio" (Oltre edizioni).

San Nicolao – il sito

Benente affronta il cold case studiando la scena del crimine. E riesce prima, grazie allo studio della sepoltura svelata dallo scavo, a comporre un identikit completo dell'individuo assassinato. Quindi ricostruisce la sequenza di situazioni, di colpi e di efferatezze che hanno portato alla morte e al seppellimento del cadavere.
Il professore si domanda se possa essere la dinamica di un regolamento di conti, di un omicidio passionale. E tutto ruota attorno allo studio meticoloso delle sepolture rinvenute nel corso degli scavi dell'ospitale "di passo" di San Nicolao di Pietra Colice, nel territorio di Castiglione Chiavarese.

San Nicolao – il ritrovamento

Il primo passaggio, stabilire l'epoca, tra il XIII e il XIV secolo. Quel cadavere, alla fine, fu rinvenuto dai viandanti e interrato nel piccolo cimitero di fortuna della zona. Lo seppellirono in fretta, in una fossa poco profonda, gettato agli inferi con i vestiti che aveva addosso, senza riti né riguardi. Benente, con l'aiuto degli antropologi forensi, individua 21 lesioni da arma da taglio, ferite mai medicate né rimarginate, segno della morte istantanea, colpito ripetutamente da almeno due armi da taglio e, quindi, ucciso da più di un uomo. Aveva al massimo 25 anni e fu vittima di un clamoroso accanimento, elemento che esclude il fatto bellico. E la storia dei luoghi, dei tempi, raccontano diversi casi di delitti su commissione, di atti di violento brigantaggio, di rapine finite male.
In "San Nicolao di Pietra Colice", Benente indaga la posizione del corpo, i tipi di lesioni, cerca casi simili e, squadernata ogni teoria, sviscerato ogni dettaglio raccontato da quel corpo non può che arrendersi all'evidenza: quel delitto è condannato a restare un cold case, ma oggi per la prima volta possiamo conoscere quasi tutto ciò che è accaduto a quel venticinquenne medievale, forse proveniente dalla lontana Francia. Manca il colpevole, ma l'archeologia si poneva altre questioni, quelle sì, risolte.


NdR: Questo articolo riporta il testo pubblicato da Il Secolo XIX il 19/12/2021, per gentile concessione dell’autore.

San Nicolao di Pietra Colice – il libro
In copertina "Rinaldo d'Asti aggredito nel bosco dai finti mercanti".
Miniatura tratta dal "Decameron" di Giovanni Boccaccio
di Giovanni Mari