L'Università di Genova, nella settimana della legalità, dedica un focus all'indipendenza della magistratura

24 maggio 2024: un'intera giornata dedicata a un tema di stringente attualità, l'indipendenza della magistratura. Così il Dipartimento di giurisprudenza dell'Università di Genova ha organizzato, nella settimana della legalità, un convegno di grande rilievo nell'Aula Magna di via Balbi 5. Tra i presenti, la quarta carica dello Stato, la Prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, ma anche Roberto Romboli, consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, Rinaldo Romanelli, segretario dell'Unione delle Camere Penali Italiane, Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati e Elisabetta Vidali, presidente della Corte d'Appello di Genova. Le voci dell'accademia, con professori universitari provenienti, oltre che da Genova, da Milano, Firenze e Catania, e le voci della magistratura hanno discusso a lungo sulle funzioni della magistratura, sulla separazione delle carriere, sull'indipendenza dai condizionamenti della politica. 

«Ragionare sull'indipendenza della magistratura, sulla sua imparzialità e sulla sua soggezione soltanto alla legge significa ragionare sulla prima parte della nostra Costituzione e sul diritto all'uguaglianza di tutti i cittadini», ha commentato la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, prima del suo intervento, che ha ripercorso la struttura fondante di quello che è un potere diffuso, che si completa nel rapporto tra imparzialità e terzietà del giudice.

A introdurre la giornata è stata anche la riflessione di Roberto Romboli, consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha sottolineato come «la separazione delle carriere non vuol dire separazione delle funzioni: la separazione delle funzioni è già in atto con la legge Cartabia, secondo la quale si può cambiare una volta nella vita. Il gravissimo rischio è il tentativo, anche se adesso si smentisce, di portare il Pubblico ministero sotto l'esecutivo: per questo la separazione delle carriere è un elemento che comporta una serie di problematiche. Le faccio solo un esempio: cosa vuol dire fare due concorsi separati? Come si accerta a priori la capacità a fare il giudice o la capacità a fare il Pubblico ministero con due concorsi diversi? Ho forti dubbi». 

Il convegno è stata anche l'occasione di guardare alla magistratura sotto la lente della storia e Riccardo Ferrante, docente UniGe di Storia del diritto medievale e moderno, già componente del direttivo della Scuola Superiore Magistratura, ha ripercorso il grande momento di riforma e cambiamento avvenuto durante la fase dell'Italia repubblicana. «Nell'immediato dopoguerra molti giudici sono rimasti gli stessi giudici che avevano vissuto il periodo fascista. Col famosissimo convegno dell'Associazione nazionale magistrati che si svolse a Gardone Riviera, si affermò l'idea di un magistrato che entra anche nel dibattito politico e che è impegnato nella trasformazione della società. Sono anni di grandissima trasformazione: anche i giudici intervengono in quel moto di riforme durante la grande legislazione degli anni 70 dal divorzio alla riforma del diritto di famiglia, la legge Basaglia, lo Statuto dei lavoratori».

A chiudere la giornata, ricca di spunti per i tanti presenti, tra studenti, avvocati, magistrati, è stata Elisabetta Vidali, presidente della Corte d'Appello di Genova, che ha sottolineato come «sia emerso chiaramente che l'indipendenza della magistratura è un bene di tutti i cittadini perché ripristina la terzietà del giudice rispetto agli altri poteri e questo è un valore di tutto lo Stato di diritto».
 

di Silvia Isola