I bambini nella pandemia

Nella pandemia Unicef calcola che bambini e ragazzi coinvolti siano il 99% della totalità (2,34 miliardi): il 60% vive in uno dei Paesi che ha effettuato chiusure e il 91% ha dovuto interrompere la scuola.
Si cerca di preservare la loro salute, mentre si tenta di assicurare almeno l’istruzione scolastica. Tuttavia, per la didattica a distanza l’impegno sovraccarica tutti: il rapporto educativo ha bisogno di essere vissuto in presenza, nella vivacità del guardarsi, toccarsi, capirsi attraverso intuito, sensibilità, empatia, consonanze e dissonanze, attivabili soltanto tramite la vicinanza e il contatto umano.
Inoltre, il restare chiusi in casa provoca squilibri e carenze nella stimolazione del sistema immunitario e in quello sensoriale, motorio, psichico. Fatica chi deve occuparsi dei bambini, educandoli attraverso i ritmi della loro formazione rutilante e in continua trasformazione, quando la vita cambia improvvisamente, nella sua quotidianità di pensieri, emozioni, comportamenti, percezioni del mondo circostante. 

Giochi chiusi

Il ruolo decisivo della famiglia 

Nel contesto dell’emergenza sanitaria, tanti genitori si trovano costretti a riappropriarsi del ruolo educativo che ormai, sempre più spesso, è demandato ad altri.
Ebbene, quanto incidono, nella formazione dei più giovani, famiglie vulnerabili da un punto di vista educativo in un periodo di lunga durata? E nelle famiglie già vulnerabili da un punto di vista economico, in cui le condizioni di sovraffollamento trasformano l’ambiente di vita non in un rifugio sicuro per i bambini, ma in un luogo caotico, ad alto rischio di violenza domestica e di disagio psico-sociale? Quanto la presenza in casa di adulti non occupati, ma preoccupati, diventa “ingombrante”, se non deformante per i più piccoli? Quanti genitori che lavorano da casa sembrano assorbiti in mondi lontani e sconosciuti, quasi risucchiati dai collegamenti telematici e magari ancor meno disponibili all’ascolto?
Gli interrogativi, connessi anzitutto con le conseguenze socio-relazionali legate alle misure per fronteggiare la pandemia, si inseguono in chi vuole garantire ai bambini quei diritti universali alla famiglia, all’educazione e all’istruzione, al rispetto, all’uguaglianza, così come alla relazionalità sociale e al benessere psicofisico che tanto aiutano i bimbi a dare forma alla loro umanità. 

A ciò si aggiungono difficoltà di accesso ai servizi di supporto all’infanzia; peggioramento di patologie di salute mentale; quarantena imposta ai bambini per la presenza di malati in casa o loro forzato allontanamento da genitori ad alto rischio d’infezione; trauma della perdita di parenti senza possibilità di elaborare insieme il lutto; squilibri nutrizionali.
E quale ruolo avranno la paura del contagio e della malattia, l’aumento ossessivo delle pratiche d’igiene, il tenersi lontani da tutti gli altri perché potenziali malati? L’impatto della pandemia risulta tanto più profondo quanto più i minori appartengono a famiglie svantaggiate, emarginate, incapaci di far fronte alla nuova situazione dal punto di vista non soltanto economico, ma anche e soprattutto educativo e culturale. Saranno poi sufficienti gli insegnanti a colmare lacune e affrontare traumi, disagi, disadattamenti, angosce? 

Bambina al pc

Una risorsa posseduta soltanto dai bambini 

Senza dare per scontata la capacità di fronteggiare l’isolamento da parte dei bambini, bisogna tener conto dell’improvvisa mancanza di attività motoria, contatto sensoriale con la realtà più allargata, giochi ai giardini. Subito affascinati da cellulare e videolezioni, i bimbi stanno mostrando segni di insofferenza, incapaci di colmare l’assenza del contatto fisico e relazionale, soprattutto con i coetanei.
Tuttavia, note sono la resilienza e la capacità di adattamento che, per salvaguardia, i bambini mettono in atto, facendo sembrare normale anche ciò che non è tale. Hanno a disposizione una risorsa, che gli adulti sembrano aver perso: quel genius ludi tramite il quale sanno affrontare le situazioni più difficili semplificandole, sfidandole, cercando di condividerle. La gioia del gioco perdura. 

di Anna Kaiser